
BORGO SAN LORENZO – Il Mugello torna ad incrociarsi con le indagini per i delitti del mostro di Firenze. In un articolo pubblicato questa mattina – mercoledì 20 Novembre – sul quotidiano La Nazione, si legge che il parente di una delle vittime del mostro avrebbe chiesto ai suoi legali di svolgere accertamenti su una pista definita “trascurata”.
Si torna così a parlare del furto avvenuto nel 1965 all’armeria di Borgo San Lorenzo, dalla quale fu trafugata una Beretta calibro 22, lo stesso tipo di arma usato nei delitti del mostro. L’attenzione dell’avvocato Alessio Tranfa di Roma, assistito dal consulente Paolo Cochi, si sarebbe concentrata, secondo quanto riporta l’articolo, su uno dei partecipanti a quel furto, una persona che già nel 1984 era finita sotto la lente dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo; che avevano svolto su di lui accertamenti i cui risultati sarebbero però poi andati persi. Si tratta però di un uomo che in precedenza era già stato arrestato per altre vicende, ma che però non sarebbe mai comparso nella lista dei sospetti individuati dalla squadra antimostro, la “Sam”.
L’uomo, deceduto da tempo, avrebbe lavorato in diverse amministrazioni pubbliche e alla Asl, fino alla pensione. E ora i legali chiedono di entrare in possesso delle sue impronte e delle sue foto segnaletiche in modo da poter fare dei raffronti, ad esempio con l’impronta che fu rilevata sulla Panda di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, uccisi a Vicchio nel 1984. Chissà che non si riapra una pista mugellana per questo giallo irrisolto da decenni.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 Novembre 2024