Nella 5^ di Luco: testimonianze preziose nel Giorno della Memoria
BORGO SAN LORENZO – Come ogni anno, noi insegnanti, penso si abbia il dovere di parlare di che cosa è stata la Seconda Guerra Mondiale ai nostri alunni più grandi. Senza entrare troppo nel nozionismo storico (che non è di competenza del programma della Primaria) e tantomeno in quello politico, sono convinta che ci sia bisogno di sapere quanto quel periodo storico sia pesato a tutta l’umanità e quanto abbia reso dolorosa la vita di quelli che l’hanno vissuto. Ricordare per non ripetere gli stessi errori, ricordare per crearci una vita migliore, ricordare per rendere omaggio a tutti quelli che in quella guerra sono state vittime innocenti e alle loro famiglie che si sono viste strappare gli affetti più cari e la serenità.
Quest’anno ho voluto chiamare dei testimoni che parlassero ai miei alunni.
Stamani, venerdì 27 gennaio, un nonno e tre bisnonne (tra le quali mia madre) si sono presentati nella classe e si sono accomodati davanti agli alunni (purtroppo decimati dall’influenza). All’inizio erano un po’ spaesati, ma questa sensazione è durata veramente poco perché, dopo la dettagliata introduzione del nonno Roberto, i ricordi si sono moltiplicati e, dopo un’ora, sembrava che queste persone fossero a fare conversazione sulle panchine di un giardino. Ognuno ha una storia diversa, ma comune a tutti in quegli anni erano la fame, la miseria, la fatica fisica, l’orrore di fronte a cose che non avrebbero mai voluto vedere, l’insicurezza e l’attesa per familiari che erano partiti per la guerra o che erano stati deportati in campi di sterminio… la paura… che nonno Roberto ha visto negli occhi della sua mamma e delle persone adulte, dato che lui aveva solo quattro anni, ma che si ricorda perfettamente anche gli anni seguenti alla fine della guerra, che non sono stati certo anni spensierati.
Le nonne ricordano la paura sentendo il suono dell’allarme bombe e le bombe sganciate in cielo come fossero volantini, la paura mentre correvano a rifugiarsi dentro grotte scavate per non farsi trovare, la paura e l’orrore di una nonna che aveva l’ospedale da campo in casa sua e che perciò ha visto feriti di tutti i tipi, la paura quando vedevano i soldati con il fucile sempre puntato o quando i cannoni sparavano dalla e verso la Linea Gotica e loro, che erano in mezzo, vedevano incendiarsi i boschi e i terreni sia da una parte che dall’altra.
All’arrivo degli alleati, altra emozione comune: la Gioia! La felicità di essere liberati, lo stupore nel vedere persone con la pelle diversa e con abiti e accessori che non avevano mai visto: gli abiti puliti e le grandi scarpe lucide degli americani, i turbanti degli indiani, le gonnelline degli scozzesi che soffiavano in sacchi che suonavano, le grandi stecche di cioccolata e le sigarette degli americani, il pane bianco…
I miei alunni avevano preparato alcune domande, ma sono riusciti a farne ben poche perché le parole di questi nonni li precedevano. Alunni a bocca aperta, attenti e in rispettoso silenzio ad ascoltare storie viste solo nei film, ma che ascoltate dai protagonisti, solo allora forse, capiscono che raccontano una storia importante e drammatica che non avrebbero potuto capire solo leggendo sui libri.
Per questo ringrazio mia madre Maria, che tante volte a me e ai miei fratelli aveva già raccontato molto. Ringrazio nonno Roberto che con la sua voce potente, ma anche la sua emozione nel raccontare tanti episodi, ci ha fatti commuovere.
Infine un ringraziamento particolare alle bisnonne Rina e Giuseppina, ultranovantenni, che di solito non escono di casa e che invece stamani ci hanno fatto il regalo di questa visita per testimoniare, accompagnate dalla nonna Luciana e dalla zia Fiorella.
Grazie a tutti.
Maestra Angela
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 gennaio 2017