NOTE PER LA RINASCITA – 05 / Fausto Giovannardi, ingegnere
MUGELLO – La grave situazione in cui ci troviamo ha evidenziato ancora una volta, con forza, qualora ce ne fosse stato bisogno, l’importanza della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI). La Lombardia, epicentro del contagio, fortissimo attrattore nazionale dello sviluppo degli ultimi anni, con una sanità pubblica che ha subito tagli nel tempo a favore del privato, non può più essere un modello per il futuro. In questi giorni emerge chiaramente la convinzione che ben diverso sarebbe stato la diffusione del contagio, se si avesse avuto una medicina diffusa sul territorio in grado di selezionare il ricovero ed isolare i contagiati non a rischio.
Quindi il dopo covid19 dovrà vederci ancora più impegnati per l’attuazione della SNAI, di cui il Mugello è una delle 73 aree strategiche, con forti modifiche al Preliminare approvato a fine 2019, che tengano conto della tragica esperienza in corso. Dovremo pensare ad una medicina diffusa non più incentrata sull’ospedale ma sui medici di base, con nuovi presidi locali, soprattutto nei tre comuni di montagna, in cui siano concentrati tutti i servizi (ambulatori medici, servizi ASL, volontariato, etc.) in grado da funzionare anche come COC in caso di incidente grave.
Senza entrare nel dettaglio, non essendo questa la sede, ritengo comunque indispensabile che presso l’Unione dei Comuni, sia effettivamente aperto il tavolo di confronto con le realtà locali, per arrivare ad un piano che abbia realmente incidenza sul nostro futuro. Non sarà solo questione di soldi, perché tante cose si possono fare inserendosi con più forza nelle procedure che già ci sono, penso alla circolare ad otto del Servizio Pubblico Locale di trasporto su gomma ed alla ciclovia FI-BO per ebike, che possono trovare un posto nel PUMS della città metropolitana di Firenze e contenute nella lettera inviata dal gruppo al Presidente dell’Unione dei Comuni Moschetti e Assessore Omoboni il 6 marzo.
É molto probabile che quando sarà tornata la normalità, e non illudiamoci, ci vorrà del tempo, ci troveremo in una situazione da dopoguerra. Bisognerà ricostruire quello che resta del nostro tessuto produttivo. Ecco l’importanza oggi di dare priorità, dopo alla salute, al lavoro, quello vero, quello che produce beni e che da dignità a chi lavora.
I grandi stilisti che si mettono a fare mascherine è il segno di oggi, speriamo di ricordarcelo domani.
L’edilizia è uno di questi e per l’indotto che interessa, uno dei principali. Servirà un piano di opere pubbliche, che per quanto ci riguarda, si ritiene debba attivare tante piccole opere, in modo da coinvolgere nell’immediato il maggior numero di imprese e di tecnici. Incarichi ed appalti gestiti con la massima trasparenza, con il principio della rotazione, assegnate a trattativa privata sulla base di progetti esecutivi e con ribassi “ammissibili” sui prezzi del prezzario regionale e sulle tariffe professionali. Basta con il massimo ribasso che non ha portato alcun beneficio, con l’aumento di contenziosi, lavori strascicati nel tempo e fatti male, fino ad arrivare, per i lavori più grandi, dove lo stato si gioca la faccia, alla nomina di Commissari che operano in deroga alle norme.
Al centro dobbiamo mettere il progetto ed ai nostri sindaci vorrei ricordare che per fare dei buoni progetti ci vogliono tecnici preparati, ci vuole il giusto tempo ed il giusto compenso. Quasi tutti i bandi che si vedono procedono tempi minimi e ribassi massimi, se pensiamo di andare avanti così, andiamo poco lontano.
Siamo appena usciti dal terremoto e siamo entrati nel cornavirus, dobbiamo fare tesoro di entrambe queste esperienze. Perché non dare inizio ad un grande processo di riqualificazione antisismica del nostro territorio. Scuole, uffici di Enti Pubblici, musei, chiese, cinema e teatri, centri commerciali, alberghi, ospedali, cliniche e case di riposo, impianti sportivi, con più di 100 presenze, acquedotti, depuratori, strade individuate dai piani d’emergenza, etc. devono, per legge, essere oggetti di una verifica della loro sicurezza in caso di terremoto. Anche le fabbriche non ne sono esenti per ragioni di sicurezza sul lavoro.
Con i dati disponibili dal Piano strutturale intercomunale adottato è ora possibile completare il Piano di protezione civile per il rischio sismico. Da questa conoscenza, oltre all’elaborazione di un efficace Piano di protezione civile, si potrà arrivare ad una carta di rischio del territorio intercomunale, e sarà quindi possibile dare corpo ad una politica locale di prevenzione sismica che, promuova la riduzione della vulnerabilità (edifici, infrastrutture, servizi a rete) attraverso un Piano di mitigazione del rischio con un programma d’interventi.
Rimane il grave problema dello stato dell’edilizia, con l’antica arte del muratore quasi completamente scomparsa già prima della crisi del 2008, con le gare al massimo ribasso e la mentalità diffusa che tutto possa costare meno. E’ indispensabile avere mano d’opera locale qualificata se si vuole che gli interventi siano efficaci, soprattutto sugli interventi sul patrimonio esistente. Le vecchie case costruite dai mastri muratori si comportano bene ancora, se non manomesse per fare grandi saloni, bagni con idromassaggio e dagli scassi per mettere il gas.
C’è tanto da fare, cogliamo l’occasione, il Mugello, terra di antica storia di terremoti, potrebbe diventare uno straordinario laboratorio per la prevenzione sismica di un intero comprensorio.
Una cosa è comunque certa, se non saremo in grado di fare gruppo, non usciremo in piedi da questa tragedia.
Fausto Giovannardi, 2020.03.30
Sono molto convinto delle idee dell’ingegner Giovannardi che ho avuto modo di conoscere durante i lavori di adeguamento sismico della scuola di Firenzuola circa 20 anni fa. È una persona con una profonda conoscenza ed esperienza che vale la pena ascoltare con attenzione.