DAI LETTORI – Occhio a Petrona: vogliamo attività salubri!
SCARPERIA E SAN PIERO – Caro Filo, come riportato nel vostro articolo (qui) di pochi giorni fa, abbiamo fatto tutti caso che nel Pip di Petrona si riprende ad edificare dopo la sciagurata parentesi dell’ipotesi biomasse. Fa anche piacere pensare che ci sia movimento a livello di investimenti e di “rivitalizzazione” del sito. Un sito che poggia, ricordiamolo, su una delle falde acquifere più grandi del Mugello e che, prima della sua destinazione ad area votata agli insediamenti produttivi, aveva a detta dei geologi, uno dei migliori suoli della Valle. Un terreno, per capirsi, di quelli che se ci butti i chiodi, crescono pure quelli! Nel nascente distretto biologico del Mugello sarebbe potuta tornare cosa assai utile. Comunque, pensare a quel che è stato, lascia il tempo che trova. Adesso che la destinazione d’uso è questa, è importante sfruttare il potenziale dell’area per lo sviluppo industriale, artigianale, commerciale o quello che sarà. Sfruttarla con criterio, con attenzione all’ambiente e soprattutto alla salvaguardia della salute delle persone. Per questo il nostro gruppo, anche in sede di osservazioni al Piano Strutturale e alla Vas(Valutazione Ambientale Strategica) ha chiesto che venga operata una rigida selezione nella scelta della tipologia delle future aziende da accogliere sul territorio. Questo in conseguenza del gran numero di ditte ad attività insalubre di prima e seconda classe (ubicate in particolar modo nelle aree di Pianvallico e Petrona) che già operano immediatamente a ridosso dei nostri centri abitati. Nonché alla luce degli ormai preoccupanti dati sulla salute dei mugellani (Profilo SDS 2018). Inoltre sarebbe indispensabile, prima di ospitare potenziali “nuovi arrivi”, che gli enti preposti(singoli Comuni, Unione dei Comuni del Mugello, Asl, Arpat etc.) lavorassero di concertazione al contenimento e alla riduzione delle emissioni a cui gli abitanti e l’ambiente sono già esposti per l’effetto cumulativo degli inquinanti rilasciati dalle diverse industrie insalubri. Per tutelare l’ambiente e la salute pubblica, sembra totalmente insufficiente porre limiti ad ogni impresa singolarmente, non considerando invece come ognuna si inserisca in un contesto, purtroppo più ampio, di emissioni complessive. Anche qualora gli impianti adottino tutte le misure che li rendano “meno” inquinanti, “meno” pericolosi per la salute e “meno” nocivi per l’ambiente, essi non perdono, in virtù di questo, la loro caratteristica di “industrie insalubri” situate alle porte dei paesi. Sentire il primo cittadino di Scarperia e San Piero sottolineare che “vi sono contatti e sopralluoghi anche da parte di aziende che operano nella piana fiorentina e nel pratese, che vorrebbero venire qui”, desta un po’ di preoccupazione. Più che un po’. A livello di inquinamento atmosferico, la piana Firenze-Prato-Pistoia è infatti, secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una delle aree più inquinate del pianeta. Leggete bene: del pianeta. I dati sono paragonabili a quelli della Pianura Padana, risaputamente considerata la camera a gas della Penisola. Che tipo di industrie pensano di spostarsi dalla piana metropolitana fiorentina fin nel nostro Mugello? La popolazione stavolta sarà informata e consultata o ci troveremo la solita imposizione dall’alto? Sarebbe un peccato rischiare di fare una discarica a cielo aperto della nostra valle e aggravare il rischio sanitario. Ricordiamo che non ci sono, ad oggi, né un sistema di monitoraggio della qualità dell’aria, né alcuno studio epidemiologico in atto, nonostante le molteplici richieste dei cittadini alle amministrazioni. Non è stato messo a punto nessun sistema di controllo volto a verificare che le industrie insalubri che già insistono sul territorio, abbiano adottato ogni accorgimento tecnico e ogni speciale cautela per limitare i rischi che le emissioni potrebbero comportare per la salute. Eppure le situazioni allarmanti riportate dai media sono continue. Ogni anno l’inquinamento causa (sempre secondo le stime dell’OMS) oltre 3 milioni di morti. Ben più di 20.000 solo in Italia. E noi mugellani ci troviamo in una valle soggetta ad inversione termica. Una conca predisposta al ristagno di ogni schifezza. Confidiamo che le nostre amministrazioni valutino, prima e al di sopra di tutto, la necessità di preservare l’ambiente di vita e la salute degli abitanti, anteponendo questi inestimabili beni a qualsivoglia portatore di interessi(per quanto forte,noto o appetibile) le cui attività rischino di minacciarli. Si scelga di privilegiare le sole imprese in grado di offrire lavoro nel rispetto di tali sacrosanti valori.
Mille Rivoli, cittadini mugellani per la difesa dell’acqua e del territorio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 luglio 2019
Eh già inutile pensare al distretto biologico se si permette di consumare ancora suolo, si costruisce laddove esistono capannoni inutilizzati da anni….e poi la ferrovia a diesel, qualcuno si è posto il problema di misurare le emissioni di vetuste locomotrici diesel che fanno sù e giù per il Mugello? Credo che si voglia importare un modello di sviluppo economico che forse era più adatto ad aree urbanizzate, il valore aggiunto del Mugello è il suo patrimonio ambientale, speriamo che non ne venga fatto scempio, soprattutto per le giovani generazioni.