Passato Sanremo, passerà il congresso del PD?
di Massimo Biagioni
Finito Sanremo volevo passare alla giornata del gatto, quando il Signor Paradosso mi ha fatto incrociare Lercio, che come talvolta accade, ha sintetizzato il Letta Furioso che commentava le elezioni regionali: “Sono contento perché Renzi non ha sostituito il PD”. Questo non è Lercio ma il dimissionario capo del PD che era stato richiamato in tutta fretta da Parigi (ahinoi!) da quelli che oggi lo vogliono sostituire con la Elly, con la solita manovra gattopardesca di Franceschini e sodali, che ormai avrebbero anche un po’ stancato. Ma non è questo il tema, siamo al termine dell’ultima – ultima? – settimana di estenuante campagna interna e lunedì dovremmo avere il nuovo condottiero. E alle prossime regionali il PD potrebbe fare addirittura campagna elettorale, anziché cercare ossessivamente preferenze interne per mantenere il controllo del partito.
Ha vinto la destra. Certo. Ma come? Che ci suggerisce il responso elettorale? Proviamo a ragionare insieme partendo da qualche assunto.
Astensione pazzesca. Nel Lazio il 63% è rimasto a casa, in Lombardia il 60 circa. Recuperando elettori i risultati potrebbero essere stravolti. Posto che il centrosinistra sia in grado di mobilitare l’elettorato, cosa non più scontata.
Il PD tiene. Migliaia di consiglieri comunali, decine di Sindaci, centinaia di incarichi, sezioni aperte sul territorio, un reticolo di consenso che determina clientele, è naturale, portano in dote uno “zoccolo duro” che si erode e che va corroborato, ma resiste.
I nomi non hanno fatto faville, nel Lazio il candidato PD ha perso pochi punti su Zingaretti che aveva prevalso con il sostegno dei 5 Stelle. Formazione calata al 10% e irrilevante politicamente. A Milano anche peggio, il candidato PD era unitario con i 5 Stelle e esponente della sinistra: in una regione dove la destra era data maggioritaria, con grande acume dei dirigenti piddini cha hanno inviato il messaggio ai propri elettori: candidatura di bandiera, state a casa. Infatti.
Ma in Lombardia, però, Milano (Milano!), Bergamo, Brescia, Piacenza, Cremona, Lodi, Mantova, Varese hanno un sindaco di centrosinistra. Perché si è rinunciato a combattere?
E così nel Lazio: da Latina a Roma (50% degli aventi diritto di tutta la regione) perché non trovano obiettivi e uomini che possano trainare verso la vittoria?
Riservare tutte le energie per il controllo del partito, per poi nominare deputati e senatori e membri di Authority e enti, per candidature nei comuni e nelle regioni, può risultare un grande errore, magari tu lotti per un assessorato al quale andrà un seguace della Meloni.
Le prossime elezioni importanti saranno le Europee tra un anno, elezioni con il proporzionale puro, identitarie, senza oscillare tra 5 Stelle e campo largo: potrebbe essere l’occasione per una sistemazione ideale e ideologica, di programmi e di schieramenti. Cercando di sfruttare il rimbalzo che dopo ogni tornata elettorale si registra da qualche anno, complice la delusione dell’elettore che si butta in braccio a quello che pare meno peggio.
Massimo Biagioni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello –23 febbraio 2023