Pecora uccisa da un lupo davanti casa. Lo sfogo di Sandra Mongili dell’azienda Bacciotti
SCARPERIA E SAN PIERO – Non è la prima volta che i lupi fanno visita all’azienda scarperiese Bacciotti, come ad altre del territorio, da quando questi animali sono ricomparsi nell’habitat naturale locale. E l’altra mattina, il giorno precedente l’inaugurazione della Fiera agricola Mugellana, Sandra Mongili, titolare dell’attività casearia, ha trovato nella stalla tutte le pecore che si erano ammassate da una parte, terrorizzate, e una di loro sbranata, con il collo e le spalle completamente mangiate, praticamente davanti casa.
“Ho chiamato il veterinario – dice Mongili – c’è una trafila burocratica da seguire in questi casi. Il tutto in mezzo al lavoro ordinario giornaliero, in aggiunta a quello straordinario nel portare gli animali alla Fam a Borgo San Lorenzo”. Già in autunno, quando dovettero togliere le reti elettrosaldate per rifarne il tetto, avevano ricevuto la visita del lupo e, ancor prima, quando di notte lasciavano fuori le pecore dalla stalla. “Dopo queste esperienze – aggiunge Mongili – teniamo gli animali sempre al chiuso, ma evidentemente il predatore ha trovato un passaggio giovedì mattina. E il giorno seguente, il venerdì, i miei cani erano molto spaventati e guardavano in direzione della stalla. Si vede che poco prima dell’alba il lupo era tornato per vedere se trovava il modo di replicare il pasto. Sono certa che 3-4 esemplari abitano il bosco davanti casa. La notte si sentono ululare”.
Ma come funziona la situazione dei rimborsi? “E’ faraginosa – lamenta Mongili – per averne diritto, devi aver fatto le opere di prevenzione a tue spese. Questo è uno dei tanti controsensi di questo problema. Il lupo c’è, è un bene comune e nessuno lo mette in discussione. Non voglio dire che bisogna ucciderlo. Voglio solo essere messa nelle condizioni di lavorare e bene. In un attacco può uccidere una, due pecore. Il problema è che tutte le altre sono spaventate. Nei giorni successivi non volevano uscire al pascolo; ora che è il periodo dell’inizio delle gravidanze, molte di loro abortiranno. Se poi fossero entrati nella stalla grande, dove ho ricoverato 527 animali, sarebbe stato un problema, perché in tantissime si sarebbero soffocate l’una sull’altra per cercare di scappare”.
“Questo è il contesto in cui siamo costretti ad allevare – si sfoga Mongili – noi siamo nel biologico, si deve favorire il benessere animale, le pecore devono stare bene, mangiare bilanciato, avere acqua potabile nella stalla, poter accedere ai pascoli, per la loro salute e il nostro rendimento. Ma non devono poter essere ammazzate dal lupo. Ognuno di noi allevatori vuole poter fare il proprio lavoro correttamente, con giustizia e onestà. Riempire domande e compilare fogli, perdere giornate e spendere tanti soldi per fare recinti e le altre opere di prevenzione richieste, trovarsi con animali sbranati e fare le segnalazioni entro le 24 ore, altrimenti non solo perdi il rimborso, ma anche prendi una bella multa, non dovrebbe essere il nostro lavoro. Siamo un’azienda, abbiamo cinque dipendenti, che si deve fare? Si deve chiudere?”
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 giugno 2018
E’ una vergogna, l’ Italia della burocrazia che soffoca tutto e tutti…Io avrei portato la pecora sbranata in bella mostra alla Fiera a Borgo, così, tanto per accontentare anche i “buonisti” appassionati di predatori selvatici…