Petrona, biomasse. Ballabio (Italia Nostra): “Per fermare la centrale, aprire un fronte in Regione”
SCARPERIA E SAN PIERO – Le battaglie ambientali si combattono su più fronti: con il coinvolgimento della popolazione prima di tutto, con iniziative e manifestazioni pubbliche ma anche – e lo abbiamo imparato con il lago di Bilancino, la prevista e non realizzata discarica di Firenze a Poggio di Cupo (sopra il lago), la TAV, la variante di valico, la gestione dell’acqua, la battaglia contro l’installazione di pale eoliche sul Monte Gazzaro ecc. , con una attività di studio ma anche e soprattutto “burocratica” nei confronti della pubblica amministrazione per una faticosa acquisizione della documentazione, con l’inoltro di segnalazioni o esposti, rivendicando la partecipazione alle Conferenze dei Servizi con osservazioni e richieste di chiarimenti e con la presentazione di costosi ricorsi ai tribunali amministrativi.
Un tassello importante è ovviamente il confronto con chi ci governa e quindi ha il potere di decidere delle modalità del nostro vivere quotidiano. Non è mai stato facile nel passato nel Mugello il rapporto con le amministrazioni locali e non lo è nemmeno ora nel caso della centrale di Petrona.
Lo stesso vale per la Regione Toscana: ma è indispensabile intervenire perché l’ente gioca un ruolo fondamentale sulle questioni ambientali. Italia Nostra con l’impegno di Sandra Alleva ha collaborato con i gruppi consiliari di Sì – Toscana e del Movimento Cinque Stelle nella stesura di due interrogazioni inerenti gli impianti termoelettrici a biomasse e nella organizzazione della conferenza stampa di oggi 22 gennaio a cui ha partecipato il presidente del comitato contro la centrale Alessandro Marucelli.
Il consigliere Tommaso Fattori di Sì – Toscana a Sinistra (articolo qui) ha precisato che l’interrogazione presentata dal suo gruppo in data 14 ottobre 2015 non ha ancora ricevuto risposta. Non è certo casuale: infatti l’interrogazione solleva il problema della parziale incostituzionalità della legge regionale 10/2010 a seguito della emanazione della Direttiva Europea 2011/92/UE, come da sentenza della Corte Costituzionale n. 92/2013. L’interrogazione chiede al governo toscano per quale motivo non si applica nella nostra Regione la direttiva europea che prevede che anche gli impianti al di sotto di 1 megawatt (come quello di Petrona) siano sottoposti a valutazione d’impatto ambientale. E il TAR anche in Toscana, con ben tre sentenze ha dato ragione ai ricorrenti di altri territori interessati da tali centrali Termoelettriche, annullando le autorizzazioni perché prive di preventiva valutazione di impatto ambientale.
Nel Mugello non è stato possibile ricorrere al Tar perché si è tenuta nascosta la procedura da parte del comune di Scarperia: i cittadini sono venuti a conoscenza della autorizzazione concessa quando ormai erano già scaduti i termini per la presentazione del ricorso. La valutazione di impatto ambientale avrebbe permesso altresì di esaminare l’intero complesso industriale da installarsi nel PIP di Petrona, composto da centrale termoelettrica a biomasse e impianto per la produzione del pellet ad essa collegato. Mentre i due impianti oggi vengono valutati separatamente: con l’impianto a pellet che potrà di fatto approvvigionarsi – per dichiarazione della stessa ditta – di massa legnosa proveniente anche da lotti esterni presso operatori del territorio. Disattendendo così la stessa legge regionale che prevede l’obbligo per le centrali a biomassa di rifornirsi di legname locale (in un raggio massimo di 70 km).
Marucelli ha evidenziato quindi l’incredibile confusione amministrativa accaduta dopo il trasferimento delle funzioni e del personale dalla Città metropolitana alla Regione: a pochi giorni dalla scadenza del termine di 30gg. dato dalla Città metropolitana a Renovo perché presenti le proprie giustificazioni, di fatto una proroga per l’inizio lavori della centrale, nessuno sta rispondendo al fondamentale quesito posto dal comitato che contestava alla Città metropolitana di non aver dichiarato decaduta l’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto visto che i lavori dopo un anno ancora non sono iniziati. Ed è proprio di questo aspetto che si occupa la seconda interrogazione firmata unitariamente da Sì-Toscana a Sinistra e Movimento Cinque Stelle.
In attesa delle risposte da parte della Regione crediamo sia indispensabile continuare con iniziative che coinvolgano i consiglieri eletti. Come la presentazione di una mozione e la richiesta di audizione alla commissione competente. Perché in Toscana sono stati individuati ben 83 impianti soggetti ad autorizzazione ambientale, sia in itinere sia conclusa. Di cui 69 sotto un megawatt di potenza. Quindi un problema del Mugello ma anche di tanti altri territori della nostra Regione che deve essere conosciuto da chi decide per noi.
Piera Ballabio – Italia Nostra Sezione di Firenze
Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 gennaio 2016