Ricordando Cristiana Cavina Pratesi. Giovane, scienziata, amica
MARRADI – Oggi al Teatro degli Animosi di Marradi si è ricordata Cristiana Cavina Pratesi (articolo qui). E sicuramente i tanti marradesi presenti non erano lì solo per ascoltare una dotta e interessantissima conferenza scientifica su “I misteri del cervello”, con illustri relatori di livello internazionale, David Milner, professore emerito di Neuroscienze cognitive al Dipartimento di Psicologia all’Università di Durham e membro della Royal Accademy of Science of England, e Carlo Alberto Marzi, professore di Psicologia del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento all’Università di Verona, presentati dal sindaco Tommaso Triberti e da Walter Scarpi. Ma soprattutto per l’affetto e l’amicizia verso Vittorio Cavina Pratesi e la sua famiglia. E per il dolore di una scomparsa così prematura di una concittadina che si apprestava a dare importanti contributi scientifici, come dimostrava già la sua brillante, precoce carriera, in Canada e in Inghilterra, con la pubblicazione di importanti studi.
Lo testimonia Jody Culham, docente presso l’Università di London Ontario in Canada: “Cristiana era una scienziata talentuosa e creativa autrice di molte scoperte importanti. Fu studentessa di dottorato con Carlo Marzi a Verona, poi post-doc con Mel Goodale e Jody Culham alla Western, un post-doc con David Milner presso la Durham University, dove è arrivata ad essere Docente e Senior Lecturer. Nel Culham Lab ha scoperto le dissociazioni nell’elaborazione di oggetti tra il percepire e l’afferrare (Cavina-Pratesi et al., 2007), ha identificato una regione del cervello, SPOC, che svolge un ruolo nel trasporto del braccio (Cavina-Pratesi et al., 2010), ha contribuito ad una revisione della funzione lobo parietale (Culham, Cavina-Pratesi & Singhal, 2006), ed è stato un attivo co-autore su molti altri papers (per i quali, in molti casi, ha giocato un ruolo chiave nell’essere mentore di tirocinanti minori) . Era anche una persona che sapeva creare un ambiente caldo, divertente, curioso e un generoso membro laboratorio, una collega e un’amica. Ci mancherà molto, a tutti”.
Qui vogliamo ricordarla con alcune testimonianze mugellane di chi, in anni giovanili, la conobbe. E pubblicando una sua lettera, che ben descrive quello che Cristiana era.
Con Cristiana, al Liceo di Borgo San Lorenzo – di Michela Aramini
Il caso volle che il primo giorno del liceo ci si trovasse a sedere accanto, negli ultimi due banchi rimasti vuoti e liberi nella fila centrale della classe. Cominciò così la mia amicizia con Cristiana ed il nostro camminare a fianco per lunghi anni. Era di Marradi e fece la scelta – impopolare per quel tempo – di venire a studiare a Borgo San Lorenzo, piuttosto che a Faenza, come pressoché tutti i sui compagni delle scuole medie. Si sentiva a disagio a Faenza. Secondo lei i Marradesi, in quella città, venivano considerati come i ‘cugini poveri’. Presi in giro e bistrattati. E preferiva di gran lunga attraversare tutti i giorni l’Appennino e tornare a casa a delle ore assurde, pur di sentirsi a proprio agio.
Cristiana era un ragazza intelligente, intellettualmente vivace, avida lettrice ed aveva una capacità e fluidità di scrittura, quasi da fare invidia. Fin dal primo giorno ci fu intesa, e le affinità ci donarono subito un rapporto intenso, che durò anche oltre gli anni del liceo ed al di là della distanza che ci separava e delle diverse scelte che avevamo fatto.
Il percorso che la portò a trasferirsi a Padova per studiare psicologia, fu sicuramente complesso. Ma se si dovesse per forza – o per gioco – ridurlo ad una persona, quella sarebbe il nostro “amato” professore di filosofia del liceo. Che ebbe parte del merito della sua scelta. Ed anche ad un libro: “Il tempo e lo spazio” di Stephen Kern, sul quale basò la sua tesina della maturità e del quale si innamorò perdutamente.
Sepolto da qualche parte, fra i tanti libri sulle mensole, ce l’ho ancora: me lo regalò dopo la maturità, affinché anche io me ne innamorassi.
Suo padre Vittorio le diceva sempre che nella vita non bisogna mai accontentarsi e che una volta riuscito un salto, oltrepassato un ostacolo, occorreva sempre alzare l’asticella e saltare più in alto. E Cristiana lo prese alla lettera. Laureandosi alla svelta e diventando una giovane e promettente ricercatrice.
Le nostre strade, che fino a quel momento avevamo percorso quasi sempre parallele, piano piano si sono allontanate, nel suo inseguire il sogno di lavorare in Inghilterra. Mi è sempre mancata un po’. Ma ero felice per lei.
E soprattutto ero sicura che ce l’avrebbe fatta: sempre stata caparbia ed ostinata nel conseguimento degli obiettivi che si poneva. E così è stato. Finché la malattia non l’ha portata via all’affetto dei suoi cari ed all’insegnamento. Rapida e prematura partenza che l’ha strappata ad una brillante carriera.
Ho cercato una sua foto, di quando aveva venti anni. L’ho riguardata a lungo, fissandomela bene nella mente. Perché in quel modo voglio ricordarla. Felice e sorridente, nel fiore della sua giovinezza. Con tutto il suo futuro davanti: un’autostrada a tre corsie, larga e scorrevole.
Michela Aramini
Il suo viso felice e pieno di lentiggini… – di Barbara Bucelli
Cristiana la ricorderò sempre per il suo viso felice e pieno di lentiggini. La sua spontaneità tipica romagnola ma anche le piccole insicurezze di adolescente…ricordo un biglietto di auguri che le avevamo scritto in occasione del compleanno dei 18 anni con il quale la si incitava a prendere sempre la vita di petto! E lei lo aveva fatto…. andando a studiare prima a Padova poi fuori dall’Italia, diventando una donna cittadina del mondo e realizzando i suoi sogni di studiare psicologia e andare sempre avanti.
Una cara indimenticabile amica.
Barbara Bucelli
Prendeva la scuola fin troppo sul serio – di Alberto Cacopardo
“E’ passato tanto tempo da quando Cristiana sedeva, sedicenne in fiore, in prima fila su quei banchi di liceo. Io la ricordo sorridente e serena, anche se a volte prendeva fin troppo sul serio la scuola, perché era una ragazza coscienziosa. Era più matura della sua età, Cristiana. Adesso se n’è andata troppo presto. Mi dispiace tanto e rivolgo un pensiero affettuoso a tutti i suoi cari, amici e familiari”
Alberto Cacopardo
Saluto a Cristiana, amica per caso – di Stefano Tagliaferri
Ho conosciuto Cristiana molti anni fa, quando lei rispose all’invito della sua amica e compagna di scuola Michela a partecipare a qualche giornata di vita in comune a Cavallico, sopra Sant’Agata, luogo di esperienze di convivenza per tanta gioventù mugellana da qualche decennio.
Pur con il timore iniziale di chi si trova per la prima volta in un contesto di amicizie consolidate, non impiegò molto tempo a relazionarsi con franchezza con i nuovi conosciuti. Ragazza acuta, diretta, pronta ad affrontare argomenti complessi con attenzione, calore, simpatia. In diverse occasioni, da allora in poi, ci siamo visti, ci siamo confrontati, abbiamo fatto cose insieme. Comprese le impegnative camminate per il nostro Appennino. Mi apparve subito come una giovane esigente e trasparente. Le camminate ed esperienze in comune confermarono questa impressione.
Giovane donna profonda e esigente, con l’aggiunta dei tratti tipici della “marradesità”: relazioni franche, condite di orgoglio “simpatico”. Tutti tratti belli di persona curiosa che poi ha convogliato le sue energie nello studio prima e nella ricerca poi, dinamismo che l’ha portata lontano per concretizzare il suo sogno professionale e di vita.
L’avevo persa di vista per un lungo periodo, ma il destino ci aveva fatto incontrare di nuovo, quando era già lanciata in terra inglese. Il suo meraviglioso babbo Vittorio era entrato nella mia esperienza politico amministrativa, era diventato assessore della mia Giunta in Comunità Montana, ed esordì con un “… tu conosci bene mia figlia”. E tutti i bei ricordi su tempi forti condivisi fra discussioni e camminate, riemersero in un attimo.
Successivamente è stato bello cogliere l’orgoglio di Vittorio nell’aggiornarmi sulla crescita professionale a Durham di Cristiana, con tanto di report entusiastico della sue visite in terra Britannica. Vittorio era il mio “vettore” per scambiare saluti con Cristiana. In un paio di occasioni ci siamo anche reincontrati in occasione delle sue visite marradesi.
Vittorio poi ha avuto modo di aggiornarmi, non senza una profonda preoccupazione, dell’inattesa malattia. Da quello che mi diceva Vittorio, ho capito come la stava affrontando: con profondità e franchezza. Gli stessi tratti che ho scoperto quando questa “giovane marradese” si avventurò con degli sconosciuti giovani in un rifugio ai piedi dell’Appennino. L’ho pensata molte volte, pensando a Vittorio e sua mamma che la stavano perdendo.
La consolazione è pensarla ora è in un cammino che non ha sosta, che non ha limiti di tempo, che non prevede timori degli incontri, che non ha strade sconosciute. Buon cammino Cristiana, veglia sui passi affaticati dei tuoi genitori, che devono superare il dolore di averti perso facendo prevalere l’orgoglio e la gratitudine di averti avuta.
Stefano Tagliaferri
“Sono stata una persona fortunata…”, di Cristiana Cavina Pratesi
E per concludere questi ricordi, uno scritto di Cristiana, una toccante mail alla famiglia, quando ancora la malattia non sembrava l’avesse già condannata. Ma forse la donna, già consapevole, voleva dare soprattutto una carezza ai genitori e al fratello.
Cari, babbo, mamma e Francesco;
un po’ di giorni fa mentre passeggiavo con Jason lungo il fiume, un pensiero mi ha illuminato.
Io posso dire, senz’ombra di dubbio, che sono stata una persona fortunata e di aver avuto la possibilità di vivere la vita che volevo.
Insieme alla mia incubatrice ho vinto una grossa battaglia quando avevo solo pochi giorni; ho passato i primi 10 anni di vita a scorrazzare libera nello stradone con amici che ho visto crescere e che ho, tutt’ora, piacere a salutare x strada;
ho una famiglia che mi ha invaso di affetto,
ho avuto la possibilità di studiare ciò che mi piaceva dove e per quanto tempo ho voluto;
(sono quasi sempre stata interrogata quando avevo studiato e agli esami sono sempre uscite domande a cui sapevo rispondere);
ho viaggiato senza restrizioni e sono sposata ad un uomo che amo immensamente. Il pensiero illuminante è stato il seguente: se sono stata fortunata fino ad ora, perché non lo devo essere anche d’ora in poi?
Visto che questo pensierino mi ha fatto sentire meglio, ho pensato ti mandarlo anche a voi e diffondere un piccolo senso di benessere!
Un abbraccione,
Cristiana
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 novembre 2016