BARBERINO DI MUGELLO – I sacerdoti del Vicariato del Mugello, a turno, propongono una riflessione tratta dalle letture della Messa domenicale. Oggi è la volta di don Stefano Ulivi, pievano di Barberino di Mugello.
In questa V Domenica del tempo ordinario dell’anno C, tutta la liturgia della Parola ci parla della chiamata di Dio all’essere umano. Oggi il segno più tangibile della risposta dell’essere umano a Dio è nelle vocazioni alla vita consacrata le cosiddette “vocazioni di speciale consacrazione”. Ma ogni cristiano anche se laico, è chiamato a seguire il Signore nella propria vita e non soltanto i consacrati “speciali”. Tutti siamo “consacrati” alla ss. Trinità col Battesimo: morti a noi stessi e risorti con Cristo, come figli del Padre, in una vita nuova secondo lo Spirito.
Mi soffermo a riflettere su alcuni tratti della chiamata di Pietro da parte di Gesu, di cui si parla nel Vangelo. Faccio una premessa sulla conclusione del brano. Nel Vangelo osserviamo la particolare attenzione di Gesù verso la folla che “gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio” e questo mi fa venire in mente un altro brano del Vangelo. Ascoltare la parola di Dio crea in noi una tale familiarità con Gesù, fino al punto di divenire suoi parenti stretti: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21).
Dopo l’ascolto della Parola però bisogna metterla in pratica come richiede il Signore, e questo può avvenire soltanto dopo un vero e intenso incontro con Gesù. Incontro che per noi si concretizza nell’ascolto della Sua Parola, nella partecipazione alla vita della comunità cristiana, in modo particolare attraverso i sacramenti, e nella relazione caritatevole con il prossimo. Solo dopo questo incontro profondo con il Maestro possiamo essere disposti a “lasciare tutto”; dove il “tutto” indica non soltanto i beni materiali, ma anche quelli affettivi, oppure i lati indisponenti del nostro carattere insieme alle idee contrarie all’insegnamento e alla fede della Chiesa.
Vediamo adesso alcuni momenti del brano. Un biblista riflette sull’attenzione di Gesu verso i pescatori che, pur delusi dalla nottata infruttuosa, stanno prendendosi cura delle reti per la pesca. Egli scrive, immaginando in modo fantasioso il pensiero di Gesù: “A gente come questa posso affidare anche la rete della chiesa; guarda con che cura trattano le reti, anche se vuote, anche quando sono delusi. Posso affidare loro la rete degli uomini” (A. Casati, Sulla terra le sue orme)
Gesù è attirato dall’attenzione dei pescatori, fra i quali anche Pietro, verso i loro strumenti di lavoro. La serietà umana, nonostante il momento di delusione di una nottata gettata al vento, attira il Signore; la serietà della loro, e della nostra, pur debole umanità, attira l’attenzione del Signore. Per cui mi domando: “Sono una persona umanamente seria? Oppure vivo secondo l’emozione del momento o in maniera “pressappochista”, come ha scritto il sociologo Vittorino Andreoli: “La società del pressappoco”?
Come sono profondi ed esemplari i tratti di s. Pietro in questo brano del Vangelo. Vediamone alcuni: l’attenzione alle reti e alle barche, al suo lavoro, (“lavavano le reti… tirate le barche a terra”), la disponibilità nel mettere la propria barca al servizio di Gesù (“Salì in una barca, che era di Simone”), la fiducia nella Sua parola (“sulla tua parola getterò le reti»), il suo sentirsi così indegno davanti a Lui (“allontanati da me… peccatore”, stesso atteggiamento che otterrà un miracolo da Gesu anche al centurione romano; cfr Lc 7,6), la sua capacità di stupirsi davanti a Dio (“lo stupore infatti aveva invaso lui”) e la sua prontezza nel relativizzare tutto per seguire il Maestro (“lasciarono tutto e lo seguirono”)
Questi tratti umani sono esempio per noi, per la nostra crescita nel rapporto con Dio e per la nostra formazione umana: in una parola, per la nostra santità. Quante domande potremmo farci su questi esempi!
Il comportamento di Pietro è un modello esemplare per noi. Siamo invitati ad essere seri e umili nella nostra umanità ed insieme rapiti dalle parole di Gesù al fine di incontrarci con Lui, oggi, nella comunità cristiana, attraverso l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera liturgica, la partecipazione ai sacramenti, specialmente l’Eucaristia, la preghiera personale e la carità verso i fratelli e le sorelle.
Finalmente “liberi da tutto” per essere veramente “tutti di Cristo”, e quindi cristiani per davvero. Cristiani prima che per scelta, per aver risposto concretamente alla chiamata di Gesù Cristo. Molti di noi oggi sono già cristiani per il Battesimo ma tutti siamo chiamati ogni giorno dalla parola del Signore, a diventarlo sempre più nei pensieri, nelle parole e nelle opere per essere “pescati”,”salvati” ogni giorno dalla Fede in Lui.
Don Stefano Ulivi
Pievano di Barberino di Mugello
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 febbraio 2024