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Riforma emergenza urgenza. I pareri di due presidenti di Misericordie mugellane

Posted On 09 Feb 2023
By : Nicola Di Renzone
Comment: 0
Tag: luciano galeotti, misericordia borgo san lorenzo, misericordia vaglia, Piero Margheri

Da sinistra Piero Margheri e Luciano Galeotti

MUGELLO – La Giunta Regionale Toscana ha approvato una delibera con i nuovi indirizzi e le linee programmatiche, che le Aziende sanitarie dovranno recepire nei prossimi quattro mesi, in merito di assistenza socio-sanitaria territoriale e che andrà a regime nei prossimi tre anni. Un capitolo importante di questa riforma riguarda  il sistema dell’emergenza urgenza. Spiega una nota della Regione che: “Oggi in Toscana, rispetto ad altre regioni, ci sono molte più ambulanze sul territorio con medico a bordo anziché mezzi con soli infermieri come avviene altrove. L’attuale rete dell’emergenza conta sull’intero territorio regionale (dati al 30 giugno 2022, una media sulle 24 ore) 46 automediche, 32,5 ambulanze con medico a bordo e 39,5 con infermiere: in tutto 118 mezzi di soccorso avanzato (a cui si aggiungono, in supporto, altri 170 mezzi in disponibilità con equipaggi di soli soccorritori). Con la riorganizzazione potrebbero diventare 123,5 i mezzi di soccorso avanzato con personale sanitario a bordo a disposizione ogni giorno (naturalmente si tratta ancora di una media sulle 24 ore): 51,5 automediche, 9,5 medicalizzate, 62,5 con infermiere (ed altri 176 con equipaggio di soli soccorritori a supporto del 118). Il medico non scompare ma si muoverà con l’automedica ed affiancherà le ambulanze a seconda delle necessità”.

Sotto questo aspetto sono comunque varie le esigenze che emergono da parte del mondo dell’associazionismo dedicato al soccorso. Ne sottolinea una il presidente della Misericordia di Vaglia, Luciano Galeotti, secondo il quale questa riforma non risolve i problemi dell’emergenza urgenza: “Il sistema – spiega Galeotti – sarebbe più efficiente andando verso una professionalizzazione, dando più spazio a medici e infermieri specializzati e non reggendosi sui volontari. Escludendo l’Alto Mugello, per le caratteristiche del suo territorio, si dovrebbe andare verso alcuni punti emergenza attivi 24 ore al giorno con personale professionale, coordinati dalla centrale. Ora il sistema è troppo frazionato e la riforma non affronta il problema”.

Un punto di vista diverso è invece evidenziato dal presidente della Misericordia di Borgo San Lorenzo, Piero Margheri, secondo il quale il problema starebbe invece nella carenza di volontari, specie tra i giovani: “Purtroppo – spiega Margheri – a causa di abitudini, stili di vita e difficoltà lavorative sono sempre meno i giovani che si dedicano al volontariato, e noi fatichiamo a trovarne di nuovi. La Regione ci dovrebbe aiutare sotto questo aspetto”

Ma la riforma della Regione affronta anche altri temi, qui sintetizzati:

“La riorganizzazione della continuità assistenziale
Alla riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale garantito dalle guardie mediche si affiancherà l’istituzione del nuovo numero unico 116117, che la Toscana è una delle prime ad introdurre e da chiamare per esigenze sanitarie non urgenti.
Attualmente il ricorso al servizio di guardia medica è molto variabile. La maggior richiesta di prestazioni si concentra dalle 20 alle 24 (e molte meno da mezzanotte alle otto di mattina, durante cui i casi si risolvono prevalentemente tramite consiglio telefonico).
La riorganizzazione prevede il mantenimento del servizio su tutto il territorio regionale nei giorni prefestivi e festivi dalle 8 alle 24 e dalle 20 alle 24 nei giorni feriali, garantendo dopo mezzanotte una modalità di servizi rimodulata.
Attraverso il coordinamento delle chiamate effettuato dal 116117 sarà garantita ovunque l’erogazione delle prestazioni sanitarie appropriate, mentre saranno opportunamente filtrate le richieste non sanitarie. In alcune aree geografiche rimarrà in ogni caso attivo anche il servizio di continuità assistenziale notturno (dopo le 24): in quei territori dove più numerose sono le chiamate, dove i collegamenti sono più complicati oppure dove operano case di comunità principali, anche nelle aree dove i flussi turistici determinano un grosso incremento della popolazione rispetto ai pochi residenti.

La riforma si basa sull’integrazione e il potenziamento delle cure domiciliari, sullo sviluppo della sanità di iniziativa (percorsi per gestire meglio le malattie croniche) e la presa in carico sul territorio, anzitutto dei soggetti più fragili e degli anziani,
Case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali sono i tre pilastri che la sostengono. L’idea è quella di mettere cittadini e comunità al centro del sistema con i servizi di comunità in un rinnovato modello toscano di integrazione sociosanitaria e socio assistenziale.
Vediamo quali sono le novità.

Case, ospedali di comunità e centrali operative
Il cittadino continuerà ad accedere al sistema rivolgendosi al medico o al pediatra di famiglia, alle case di comunità o al punto unico di accesso, attraverso il segretariato sociale o ai punti insieme, ai consultori e ai servizi della salute mentale delle dipendenze, ai centri servizi e ai centri per le famiglie.
La novità è costituita dalle centrali operative territoriali – 37 in tutta la Toscana, più di una per zona distretto che sono ventotto, un medico e cinque infermieri in servizio in ognuna, aperte dodici ore al giorno per sei giorni alla settimana, una a turno anche la notte e la domenica – e che funzioneranno come una sorta di cabina di regia smistando percorsi e bisogni in base alle esigenze del cittadino.
Con la riforma nasceranno le case di comunità, da 70 a 77 in tutta la regione. Vi dovranno necessariamente trovare casa non solo specialisti di base ma anche medici di famiglia, pediatri, infermieri di comunità e assistenti sociali. Offriranno assistenza in raccordo con la rete ospedaliera.
E nasceranno anche gli ospedali di comunità, per le cure intermedie di persone fragili o anziane o con patologie croniche che necessitano di interventi a bassa intensità, se non trattabili a domicilio. Ci sarà almeno un ospedale di comunità in ogni zona distretto o per società della salute, con circa venti posti letto ogni 50 mila abitanti.

La riorganizzazione di Cup e Pronto soccorso
Si riorganizzano i Cup, i centri unici di prenotazione, con potenziamento in parallelo dei canali on line. Saranno riorganizzati anche i pronto soccorso. I piccoli ospedali saranno valorizzati, ritagliando su ciascuno di loro una specializzazione. Sarà rafforzata la rete dei consultori e poi ancora al via la cartella sanitaria unica, con sistemi informatici che fino ad oggi non hanno dialogato tra loro spostati su una stessa piattaforma, e un sistema informativo territoriale ulteriormente evoluto. La sanità toscana diventerà anche più digitale
L’intero sistema, da qui a tre anni, dovrà andare a regime”.

Nicola Di Renzone
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 Febbraio 2023

 

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