San Piero a Sieve, la chiusura di Marcellino il parrucchiere
SCARPERIA E SAN PIERO – Un incontro quasi casuale con due amici di sempre, che continuano a frequentarsi quotidianamente anche indossando la mascherina, ed ecco subito una storia da scrivere. Come potrebbe essere altrimenti, se a raccontare gli anni trascorsi e le prospettive future sono Marcello Mari – per tutti Marcellino – , storico parrucchiere di San Piero e Bruno Ducci, gestore dell’Albergo La Felicina, aperto da oltre un secolo e sede di questo incontro.
Inizia Marcello che, dopo settant’anni di onorato servizio, ha chiuso il proprio locale sulla Via Provinciale a seguito delle disposizioni dovute all’emergenza sanitaria, per non riaprirlo più. ‘Diciamo – afferma infatti Marcello – che ho colto l’occasione per mettermi a riposo, cosa che non avrei probabilmente fatto subito, in quanto per me lavorare è sempre stato un piacere’.
Un mestiere non scelto, come lui stesso ricorda, ma iniziato per caso subito dopo aver ultimato la scuola, ad undici anni. A quei tempi infatti, anche se si era piccoli, nessuno poteva permettersi di stare con le mani in mano ed il padre, dopo aver bussato alla porta dei tanti artigiani e commercianti che gravitavano nel centro storico, ricevette la disponibilità del gestore dell’esercizio di barbiere di Via Calimara. Il riferimento è a Virgilio Fabbri, altra memorabile personalità del paese e – fra l’altro – per molti anni corrispondente locale per La Nazione. ‘Era il giugno del ’49 – ricorda l’affabile barbiere – ed i primi tempi guardavo il mio maestro mentre lavorava e spazzavo. Più tardi ho iniziato a fare la barba ed a tagliare i capelli, superando i problemi di statura, dovuta allora anche alla tenera età, aiutandomi con una cassetta per saponi, poi con un panchetto più basso ed infine…. stando in punta di piedi!’. Un racconto esilarante, ed una realtà molto lontana da quella attuale, ma non per questo connotata da una minore attenzione verso i clienti. I quali, come narra Marcello, si presentavano quasi esclusivamente di sabato e di domenica. C’era in uso una modalità-abbonamento per le rasature – il servizio più richiesto – ed uno dei compiti del giovane apprendista era quello di passare in rassegna le mescite piuttosto che altri locali ricreativi dei dintorni, per sollecitare gli avventori ad usufruire della prestazione settimanale. Una sorta di chiamata per appuntamento, al fine di non costringere a lunghe file, lasciando che ognuno utilizzasse a piacimento il poco tempo libero. Il servizio veniva effettuato rigorosamente con affilati rasoi o con le forbici, gli strumenti che Marcello ha utilizzato fino all’ultimo giorno, non avendo in simpatia – come lui stesso dichiara – quelli elettrici.
Ma la svolta fu nel 1961, quando Virgilio, il quale già dall’anno prima aveva aperto un altro locale sulla Via Provinciale, propose al suo allievo di gestirlo da solo, mentre lui avrebbe mantenuto quello di Calimara, direttamente collegato alla propria abitazione. E così fu: Marcello prese quindi le redini di quella botteghina di metri 4 x 2,5, dove ha sempre continuato a lavorare. Si era negli anni del boom economico, quando la Via Provinciale pullulava di negozi e locali di vario genere, la cui florida sopravvivenza era assicurata dal continuo viavai di automezzi. Soltanto una porta a vetri la sua, senza insegne o richiami di nessun tipo, sufficiente comunque a rendere quei 10 mq un vero e proprio punto di riferimento per i sanpierini e non solo. ‘I clienti venivano da tutte le parti – conferma Marcello – sia dal Mugello che da Firenze e dalle più grandi città della piana’. Con la sua disponibilità e cortesia, riusciva a fidelizzare i frequentatori creando ottimi rapporti. ‘Fino all’ultimo giorno infatti – conferma Bruno Ducci – oltre ai clienti, la mattina in particolare c’eravamo sempre anche noi amici che, pur alternandoci per motivi di spazio, conversavamo dei più vari argomenti di interesse, e per gli habituè tutto questo era normale, faceva parte del servizio…’. E, grazie anche a questi contatti che nascevano e prosperavano nella sua bottega, Marcello ha avuto un ruolo riconosciuto in paese, diventando anche un ‘amico’ della locale sezione degli Alpini, favorendo il dialogo e promuovendone le iniziative.
Ma la cosa più positiva è che – nonostante questa chiusura forzata e definitiva – non c’è ombra di malinconia in lui, che continua comunque a frequentare gli amici e non solo. ‘Bisogna guardare sempre avanti – conclude Marcello – ed io sono contento di aver lavorato per così tanto tempo ma lo sono anche adesso che posso fare passeggiate e dedicarmi un po’ di più a mia figlia Miria e a mia nipote Gemma’.
Si chiude una porta (o un bandone..) quindi, e si aprono altri scenari… Questa la lezione, grazie Marcello.
Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Settembre 2020