Spugnole. Un angolo dimenticato del Mugello nell’ultimo libro di Massimo Certini
SCARPERIA E SAN PIERO – Quello che il Mugello offre gratuitamente a ogni visitatore, è un museo a cielo aperto di straordinario valore artistico, architettonico e ambientale. Un luogo dal fascino particolare, con paesaggi fra i più suggestivi della Toscana, impreziositi da borghi antichi e monumenti celebri in cui speso sono leggibili le tracce e le origini dei popoli che ne hanno scritto la storia, elevandone il costume fino al valore dei nostri giorni.
Un mosaico del passato ricco di vicende storiche complicatissime, affascinante nella sua cronologia, descritto in maniera diversa ma con enfasi comune da storici e cronisti di ogni epoca, che ce lo hanno illustrato secondo gli usi e le modalità che scandivano le esigenze e i tempi della loro presenza.
Un retaggio culturale di enorme importanza che tuttavia spesso sembra eludere dal proprio contesto, la giusta percezione di quelle realtà insediative ritenute di importanza storica minore che punteggiano ogni angolo del territorio, determinanti un tempo per la crescita e lo sviluppo dei centri maggiori che spesso ne assorbirono ogni beneficio nel loro ardito percorso verso i tempi moderni.
Spugnole rappresenta certamente una di queste eccezioni, uno degli innumerevoli frammenti di quella lunga genesi che avrebbe condotto alla definitiva conformazione del Mugello. Ripercorrerne la storia ora è possibile attraverso le pagine di un libro dal titolo omonimo che ne descrive minuziosamente ogni vicenda secondo le fasi di un percorso antico le cui origini sembrano adagiarsi addirittura nell’epoca pre-romana. Una certa presenza etrusca infatti, sembra essere confermata in loco, da recentissimi scavi archeologici, anche se Spugnole appare ancor oggi più legato al primitivo affermarsi del cristianesimo mugellano che agli aspetti socio/culturali tipici delle ere precedenti. Qui sorgeva una delle prime chiese del culto cristiano edificate in Mugello dopo l’era imperiale, precedente di oltre cinquecento anni la costruzione del castello e del borgo medievale divenuti poi immagine simbolo del luogo.
Attraverso la ricerca e lo studio di un numero considerevole di documenti inediti individuati in archivi pubblici e privati, l’autore ripercorre le vicende che scandivano i tempi antichi e la vita in questo luogo così appartato del Mugello, un lembo di terra oggi quasi dimenticato ma che in passato costituiva uno dei riferimenti nevralgici del contado, indispensabile a quell’emancipazione politica che avrebbe prodotto la definitiva affermazione della Repubblica Fiorentina.
Trascorsi i tempi della primitiva presenza longobarda, la zona fu ambita dalle più celebri casate fiorentine come i Cavalcanti, i Medici, i Pepi e infine i Corsini, ancora presenti alla fine del XX secolo. La presenza e l’opera di queste importanti famiglie dell’alta aristocrazia cittadina, avrebbero determinato nei secoli la radicale trasformazione della zona, sovvertendone l’iniziale ruolo strategico-militare con concetti di un moderno investimento fondiario basato su nuovi criteri di sfruttamento agricolo del territorio, fino a produrre un inedito aspetto ambientale rimasto inalterato fino ai giorni nostri. Naturale anche che un contesto storico così importante e articolato, comprendesse al suo interno anche i luoghi di culto, essenziali al sostegno spirituale di proprietari e popolani che vivevano il territorio e identificabili nelle due chiese di San Niccolò e Santa Maria, costruite in epoche diverse secondo le cure e il Patronato dei signori che si alternarono su quelle terre.
Il Popolo di Spugnole era esteso a un’area molto vasta comprensiva delle zone di Campiano, Carlone, Tagliaferro e Buonsollazzo, diviso distintamente in due sezioni diverse secondo i beni e gli averi concessi in uso alle due chiese, il cui operato appare anch’esso descritto con cura, seguendo la precisa cronologia dei documenti di archivio.
Pur segnata dai due conflitti mondiali, l’epoca mezzadrile si rivelò per Spugnole forse il momento di maggior serenità socio-economica, anche se quel periodo di stabilità si sarebbe repentinamente concluso nella seconda metà del secolo scorso, abbagliato dal luccichio inatteso di un benessere economico che qui come altrove in Mugello, determinava l’abbandono completo della campagna per le lusinghe di facili profitti nell’industria e la comodità di agiate dimore cittadine. La nuova identità paesaggistica che da allora avrebbe caratterizzato la collina di Spugnole, non ha scalfito il fascino e la suggestione che il luogo riesce ancora a trasmettere e anche la ricca documentazione fotografica che accompagna il libro, sembra voler rendere omaggio a quest’angolo di terra mugellana collocato a due passi da San Piero a Sieve, un mondo dove il tempo sembra essersi fermato per dar spazio a una natura ancora intatta che ne custodisca la storia, i valori e i segreti.
Il libro edito da Edizioni del Poligrafico Fiorentino, 235 pagine, 113 le foto a colori e bianco/nero, è stato presentato al pubblico sabato 26-11-2016 nell’Auditorium della Biblioteca comunale Piero Bargellini a San Piero a Sieve. Insieme a Massimo Certini autore del volume, sono intervenuti all’evento il vicesindaco di Scarperia e San Piero Francesco Bacci, l’assessore alla Cultura Marco Casati, il relatore dott. Fabrizio Boni storico e letterato e Paolo Pasciolla, consigliere del Gruppo Archeologico Dicomanese.
Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 dicembre 2016