La storia della famiglia Spiegel salvata a Borgo San Lorenzo
BORGO SAN LORENZO – Una storia importante e che non deve essere dimenticata quella della famiglia Spiegel e dei personaggi borghigiani che hanno rischiato il carcere e anche la vita , riuscendo a salvarli. L’avevamo raccontata anni fa (articolo qui), ma la vogliamo riproporre in occasione della Giornata della Memoria:
I coniugi Guido e Fulvia Spiegel, genitori di Renato e Dinah (all’epoca bambinetti), durante la seconda guerra mondiale giunsero a Borgo San Lorenzo. Il professor Guido era docente al Liceo di Fiume e fu espulso. Fuggì così in un carro merci raggiungendo prima Ferrara, poi Bagnacavallo ed infine il Mugello. Pochissime erano le persone che ne conoscevano la nazionalità, fra questi il pievano don Ugo Corsini: ma bastava infatti un niente, una delazione, un sussurro, per condannare questa famiglia. Il sacerdote chiese a Guido e alla moglie Fulvia, benché di religione ebrea, di farsi vedere in chiesa, anche dietro una colonna, per non destare sospetti. Inoltre , per dare maggiore sicurezza agli Spiegel, don Corsini chiese in gran segreto al responsabile dell’Ufficio Anagrafe del comune, tale Antonio Gigli, sposato con la “levatrice comunale” Maria Pieri, se riusciva a falsificare due carte d’identità che potevano salvare dalla deportazione, e quindi la vita, a questa famiglia.
Il buon Antonio, ben sapendo a cosa sarebbe andato incontro se fosse stato scoperto, non ebbe esitazioni, e facendosi consegnare due foto tessera falsificò le Carte d’Identità e con una buona dose d’immaginazione, il signor Guido Spiegel divenne “Giorgio Serio di Giuseppe, legale, nato a Napoli” e la moglie Fulvia divenne “Francesca Pini di Ruggero, atta a casa, nata a Napoli”, entrambi residenti a Lanciano e dimoranti a Borgo San Lorenzo in Via Mazzini. Con questi documenti Guido, la moglie Fulvia e i piccoli Renato (chiamato Donato) e Dinah (chiamata Claudia), vissero la loro vita a Borgo San Lorenzo con più tranquillità. Su consiglio sempre di don Ugo Corsini e dello stesso Antonio Gigli, la famiglia sfollò in un secondo momento a San Cresci in Valcava e finalmente dopo la guerra si trasferirono prima a Firenze in via della Cernaia e poi a Trieste dopo la liberazione, dove Guido Spiegel e la moglie Fulvia vennero a conoscenza della tragica notizia della morte dei loro genitori nel campo di sterminio di Auschwitz.
Nel 2006 i figli di Guido sono ritornati nel paese dove, bambini, vennero ospitati e nascosti: non solo per rivedere la terra che li ospitò, ma più che altro per ringraziare coloro che in un modo o nell’altro, riuscirono a rischio della vita a nascondere l’identità di questa famiglia negli anni della seconda guerra mondiale. Nel 2011 poi i due fratelli, ormai abitanti a Gerusalemme, sono nuovamente tornati a Borgo San Lorenzo per ottenere tutta la documentazione e le testimonianze possibili, necessarie per fare richiesta di un assegno vitalizio che lo Stato d’Israele prevede a favore delle famiglie di origini ebree che dovettero subire le imposizioni delle “leggi razziali” perdendo tutti i loro beni. Così ci sono stati molti contatti, telefonici ed epistolari, non solo con l’amministrazione comunale borghigiana, ma anche con Paolo Gigli, figlio di Antonio. Sono molto belle le parole che Renato Spiegel scrive a Paolo, per ringraziarlo dei documenti e la testimonianza resa: “qualunque sia il risultato della pratica in corso, ritengo di aver già ottenuto il premio per la ricerca compiuta e nell’aver fatto la tua conoscenza. Nel momento della disperazione trovammo le mani tese del signor Antonio Gigli e del pievano don Ugo Corsini. Lo dobbiamo a loro e al loro coraggio se la mia famiglia ed io siamo rimasti in vita e ci siamo salvati dall’orribile destino della deportazione. Sia benedetta la loro memoria”.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 gennaio 2021