This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
- Home
- Archivio
- Iniziative
- Idee
- Nel territorio
- CHI SIAMO
- Dai lettori
- Annunci
- Le Aziende del Mugello
- Le rubriche degli esperti
Una ragazza mugellana racconta della sua esperienza a Istabul, la città dei due continenti
TURCHIA – Istanbul è una città magica, un inaspettato connubio perfetto tra la bellezza europea e quella mediorientale. Decidere di fare un viaggio ad Istanbul è un’ottima opportunità per vivere la vera essenza del viaggio che si compone di scoperta, conoscenza, impatto e sensazione.
Siamo atterrati ad Istanbul nella gelida notte del primo gennaio 2016 e abbiamo attraversato mezza città in autobus per raggiungere l’hotel. Una città che conta 17 milioni di abitanti e che alle 4:30 del mattino si presenta deserta, silenziosa e luminosa. Durante il tragitto ci siamo soffermati nella piazza del quartiere Sultanahmet, esattamente al centro tra gli svettanti minareti della Moschea Blu, che parevano bucare il cielo tanto erano imponenti e il bagliore dell’architettura di Aya Sofia che donava alla notte un’intima eternità sognante. La mattina alle 8:00 il quartiere di Sultanahmet comincia a svegliarsi, gli operatori museali si recano al lavoro, i commercianti scoprono le loro bancherelle di tappeti, sete e ceramiche, i chioschi cominciano a bollire pannocchie di mais e a cuocere castagne e alla fermata dell’autobus cominciano ad accalcarsi decine di pullman sigthseeing-tour carichi di macchine reflex.
E’ un gennaio innevato, freddo, il vento arriva diretto senza filtri dalla Russia, le strade sono ricoperte da una coltre di 30 centimetri di compatta neve bianca che riflette i timidi raggi del sole. Il cielo è sereno ma presto tornerà a nevicare, l’orizzonte del Mar di Marmara già lo preannuncia. Fra qualche minuto centinaia di persone di diverse nazionalità cominceranno a montare cavalletti, ad impostare la modalità panorama sullo smartphone e la rete potrà immagazzinare migliaia di nuovi media. Sulthanahmet è il quartiere turistico per antonomasia, i monumenti qui presenti sono fra i più conosciuti al mondo, persino la Cisterna Basilica, resa celebre da Dan Brown per avervi ambientato il suo libro, Inferno. Le vie commerciali sono traboccanti di souvenir, street food, sportelli del cambio, agenzie turistiche, hotel e ristoranti. La città è pulitissima, i cestini e i posacenere sono disseminati ovunque lungo le passeggiate. I gatti e i cani sono i veri protagonisti della vita sociale del quartiere, dormono sull’altare di Santa Sofia, mangiano negli angoli dei giardini pubblici e dispongono di ciotole d’acqua auto ricaricanti per dissetarsi. I cani, in particolar modo, dotati di microchip, sterilizzati e vaccinati passeggiano amorevolmente tra i turisti in cerca di coccole, e se gli accarezzi, ti tengono compagnia per tutta la giornata, camminandoti a fianco o aspettandoti all’ingresso di un negozio, nella speranza che tu abbia previsto tra i tuoi acquisti anche un bocconcino per loro.
Il Mercato delle Spezie ed il Grand Bazaar sono luoghi di delizia per gli estimatori del gusto e dell’artigianato. Nel nostro caso per combattere i sei gradi sotto lo zero sono risultate ottime soluzioni, il bollente tè nero ed il gustoso Salep, una calda bevanda fatta con farina di tuberi essiccati di orchidea, latte e cannella, per non parlare della pide al formaggio con salsa pink lady, a base di chicchi di melograno, i baklava, mix di dolcetti con pistacchio, anacardi, mandorle e sciroppo d’acero e il più conosciuto piatto con kebap.
Fuori dai più rinomati circuiti turistici ci sono ancora altre esperienze da assaporare, una sicuramente è la visita ai quartieri più veraci della Istanbul odierna. Quartieri come Fatih, Fener e Balat, inseriti nella lista dei patrimoni dell’Unesco per la loro tipicità e peculiarità, sono una porta spalancata alle emozioni. I quartieri di Istanbul sono un dedalo di strade con ripide salite in cui è difficile orientarsi e quindi è molto consigliabile affidarsi ad una guida locale che faccia da supporto. Il quartiere di Fatih è uno dei quartieri più conservatori e osservante dal punto di vista religioso. Anche gli uomini usano vestire con soprabiti e vesti molto larghe per nascondere la forma dei loro corpi. La Moschea di Fatih è la più imponente del quartiere e funge da vero e proprio centro sociale per i residenti. La maggior parte degli abitanti del quartiere sono emigrati dell’estremo est anatolico ed hanno portato con sé le loro strepitose tradizioni culinarie, tanto da rendere l’intera zona un vero è proprio centro d’eccellenza gastronomica. Un’ottima idea per una pausa snack è quella di andare dal fruttivendolo per una manciata di ceci pralinati o una succosa spremuta istantanea di melograno, all’impensabile prezzo di una lira e mezzo, ossia meno di 60 centesimi di euro.
Il quartiere di Fener, l’antico quartiere greco, è ricco di antiche case ottomane caldamente colorate alternate a case diroccate e in completo stato di abbandono. Questa doppia faccia del quartiere rende l’atmosfera quasi irreale, puoi percorrere la strada con discrezione e rispetto passando sotto le finestre di case in cui si svolge la più quotidiana delle attività familiari, come il pranzo, e cinquanta metri più avanti trovarti di fronte ad una casa di legno abbandonata e cadente, circondata col filo spinato. Le case diroccate sono in vendita, le altre ovviamente no. Nel quartiere di Fener si trova uno degli edifici più importanti in assoluto della religione Cristiana, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, l’equivalente della Basilica di San Pietro a Roma, per la religione Cristiana Ortodossa. E’ proprio in questa chiesa che sono conservati alcuni dei mosaici bizantini più belli staccati dalle pareti di Santa Sofia e, paradossale, quasi nessuno lo sa.
Il quartiere di Balat, lo storico quartiere ebraico, vibrante e brulicante di una storia che gli ha permesso di conservare la sua identità sia durante il periodo bizantino che quello ottomano, è una evidente dimostrazione del clima di convivenza interreligiosa che da sempre contraddistingue Istanbul. Le caratteristiche case edificate con il soggiorno sospeso in esterno per poter curiosare dal primo piano le persone in strada o le finestre con lo specchietto per sapere in anticipo chi bussa alla porta, sono una divertente scoperta della vita sociale di questo quartiere. La sommità di Balat rivela un panorama mozzafiato su tutto il Corno d’Oro, la baia del porto, dove spiccano attenti la Torre di Galata e l’ammaliante Galata Bridge, una passerella di ristoranti ideale per concedersi un’ottima cena di pesce.
La nostra visita a Istanbul è durata un solo week-end ma le emozioni che questa città lascia dentro ognuno di noi durano molto, molto di più. Istanbul è esperienza, vita, gusto, riflessione, scoperta e conoscenza. Istanbul è passato e futuro, Occidente e Oriente, sole e luna. Istanbul è confronto, timore, stupore e magia. Istanbul, la vera essenza del viaggio; il viaggio, il vero abbattitore di pregiudizi e barriere culturali. Per continuare a viaggiare!
Elena Serotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 Gennaio 2016
A proposito dell'autore
Qualche dubbio e rilievo su Publiambiente
Pratolino: nevicata, circolazione in ginocchio, tante polemiche. La replica del sindaco Borchi
Post collegati
Un nuovo viaggio fotografico con Christian Ghelardini alla scoperta dell’Irlanda
Prosegue il viaggio di Christian Ghelardini e dei cinque fotografi mugellani in Islanda
“Un’esperienza che scuote emotivamente”. I primi commenti dei ragazzi del Chino Chini dal “Viaggio della memoria”
L’istituto Giotto Ulivi in gita a Padova e Vicenza
Cerca nel nostro sito
Calendario Eventi
Gli articoli mese per mese