Vaglia. Una festa patronale con il senso di appartenenza alla comunità

Caldo africano. Messa all’aperto, alla Misericordia di Vaglia, dapprima pensata addirittura sotto il sole (“Ah, ecco perché accanto al 118! Per chi crolla per l’insolazione c’è pronto subito il soccorso”), poi spostata sotto i gazebo. Ma sempre afa africana.
Ed allora con il prete bello scuro, color nigeriano, e sullo sfondo le frasche della siepe di alloro….mi sembrava di essere nell’interno della Tanzania, quella volta, unico bianco, invitato alla Messa solenne di tutti i villaggi dei dintorni con il vescovo locale. Mi sono sciroppato, allora, due ore ed un quarto di cerimonia religiosa. E non capivo, anche nel vero senso della parola, cosa avevano da dire e come diavolo (!) facevano ad allungare così una messa.
Questa volta la celebrazione del santo patrono è stata contenuta nei tempi standard. Ho pensato ad un anno prima quando per la prima volta ho indossato la fascia tricolore davanti a miei concittadini ed ho preso la parola in chiesa. Tutto questo un attimo prima che don Joseph mi chiedesse se volevo intervenire.
Ho preso il microfono ed ho avuto il piacere, dopo un anno di mandato, di verificare che un passettino lo abbiamo fatto…nella direzione di costituire quel senso di appartenenza alla comunità, che la ricorrenza del patrono mette in luce. Sento che un piccolo legame si è cementato, che un pizzico di solidarietà e partecipazione è in essere.
Bello anche scoprire tante persone al pranzo al circolo Il Borgaccio: pensionati in cucina, giovani a servire.
Ragazzi, fintanto che ci ritroviamo in armonia a condividere il cibo e beviamo insieme in allegria……tanta roba! Di fronte alle notizie, alle ferite, alle immagini tetre, tragiche e sconsolanti che ci piovono da ogni angolo del mondo….. siamo consapevoli di che bene stiamo godendo.

Leonardo Borchi
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, 29 giugno 2015