Villa Pecori Giraldi, progetto ambizioso. Il sindaco lo spiega, e ribatte alle critiche
BORGO SAN LORENZO – Villa Pecori Giraldi è un importante edificio storico per il Comune di Borgo San Lorenzo. Per questo, secondo l’amministrazione e non solo, è importante riqualificarlo e valorizzarlo. Nasce così un progetto che risponde a questa necessità e che è stato presentato lunedì 6 maggio.
Il progetto ipotizza in totale sette lotti, con l’obbiettivo di trasferirci la biblioteca ma prevedendo anche spazi per eventi culturali che trovino all’interno dell’edificio una connotazione naturale. Inoltre, è prevista la creazione di un bookshop e del caffè letterario al piano terra e l’abbattimento dei costi delle utenze grazie al collegamento all’impianto a biomasse dell’Unione dei Comuni con la Villa.
Nel progetto non è previsto solamente l’interno dell’edificio. Infatti, è stata proposta la valorizzazione del parco e la realizzazione di un ulteriore volume tra Villa Pecori e la sede dell’Unione e la riqualificazione dell’accesso da viale Europa con la realizzazione di una rotonda e di alcuni parcheggi, sia sul lato destro che su quello sinistro, facendo sì che quello diventi il canale d’accesso principale all’edificio.
Ma l’intervento proposto -che ha un costo di 7 milioni di euro- non ha mancato di suscitare critiche. “Credo -replica il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni- che avere un’idea progettuale per un immobile pubblico che dal 1999, nonostante vari tentativi, non ha mai trovato nella sua interezza una vocazione e una destinazione precisa e concreta, sia necessario e importante. Diciamocelo: fino ad oggi la villa è stata sottoutilizzata, specialmente nella parte che si voleva ad uso congressuale, mai decollata. Ci sono due soluzioni: o la villa la si vive giorno per giorno, con tutte le problematiche di manutenzione e di sostenibilità economica che comporta; o la facciamo diventare un polo culturale, non solo per Borgo ma per tutto il Mugello”.
C’è chi contesta lo spostamento della biblioteca dal Palazzo del Podestà, perché si toglierebbe vita al centro. “Intanto -dice Omoboni- non credo che villa Pecori si possa considerare periferia: in tre minuti a piedi si va dall’attuale sede della biblioteca alla villa. E comunque nel Palazzo del Podestà rimarranno spazi e attività importanti e frequentate, un centro civico e servizi turistici che vogliamo rafforzare, senza contare che potrebbe anche essere mantenuto un servizio di consegna dei libri in prestito. Altro aspetto: chi frequenta la biblioteca, e in particolare gli studenti, ci dicono che per il 30% proviene da altri comuni ed è fortemente sentito il problema degli spazi: mancano spazi sia per studiare, sia per collocare il patrimonio librario”.
Ma non si possono utilizzare altre strutture? “C’è chi parla dell’ex-pretura in piazza del Popolo. Ma a parte il fatto che una buona parte degli spazi sono già impiegati a servizio della biblioteca, è un palazzo che non ha una conformazione adatta e accessibili alle esigenze bibliotecarie. Perché una biblioteca non è più un mero contenitore di libri. Poi c’è chi propone addirittura edifici privati, o l’ex-monastero di Santa Caterina. Capisco la suggestione delle Oblate a Firenze, ma si dimentica che questa è una struttura privata. Spendiamo milioni per acquistarla, quando abbiamo una struttura pubblica idonea? Mi sembrerebbe contrario all’interesse pubblico”.
Già, i soldi. Progetto ambizioso, ma i fondi non ci sono… “Certo -risponde il sindaco-, il progetto è da finanziare con fondi dedicati. Chi dice che ci sono altre priorità forse non sa che non si distoglieranno fondi dalla manutenzione delle strade o delle scuole, ma saranno utilizzati altri canali di finanziamento, canali dedicati alla cultura. E se non hai un progetto definito, i fondi non li ottieni mai. Peraltro siamo già in graduatoria al Gal con buone possibilità che uno dei due lotti sia finanziabile, e siamo già in contatto con Regione e Fondazioni bancarie per partecipare ai loro bandi”.
Omoboni vuole specificare un ultimo aspetto: “Si fa polemica sui costi di progettazione: è un masterplan da 7 milioni di euro, che al Comune è costato 10 mila euro, perché il progetto è stato redatto dagli uffici comunali, dall’architetto comunale, che si è avvalso di professionisti esterni, con costi molto, molto ridotti”.
“Questo progetto – continua l’assessore alla Cultura Cristina Becchi – è nato cinque anni fa. Non è una cosa organizzata all’ultimo momento, va incontro ad un’esigenza fondamentale: trovare il giusto ruolo a questo edificio che rappresenta a pieno il nostro territorio, che ha bisogno di un’ulteriore valorizzazione, dandole una nuova collocazione e così facendo daremo nuovo lustro a tutta la zona. Si tratta, quindi, di un intervento di riqualificazione urbana, ridando vita ad una zona di Borgo importante e centrale”.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 maggio 2019
Dato che sono stato critico già due anni fa, vorrei solo precisare che la ricerca di fondi non è un aspetto secondario e il riferimento ai fondi Gal è alquanto discutibile.
Nel bando sulle energie rinnovabili il comune di Borgo è terzo non finanziabile con un avanzo di solo 19 mila euro (progetto teleriscaldamento costo 120 mila euro)
nel bando sulla cultura il comune di Borgo è sempre terzo e non finanziabile con un progetto da 261 mila euro e un avanzo di 152 mila. Questo potrebbe essere finanziato se verranno rimodulati i fondi non assegnati per altri bandi ma deve essere concorde il Consiglio di Amministrazione e ci sono tanti altri progetti che sono nella stessa situazione di altri comuni.
Ricordo infine che comunque in fondi Gal non possono superare i 300 mila euro e la programmazione è praticamente chiusa per cui, se ci sarà sempre questa misura, si dovrà attendere il 2022 o 2023.
Leonardo Romagnoli