25 Aprile: basta con i “ma anche…”
Si celebra la Liberazione, l’Europa è in fiamme, si moltiplicano i distinguo.
Nel nome dell’ambiguità è stato riscoperto un intero tomo di congiunzioni e avverbi: sì, ma anche; né…né; però.
Questo mastodontico esercizio di sintassi nasconde una resa dei conti politica o, peggio, un pericoloso vuoto di ideali. Soprattutto in certa sinistra, in particolare quella orfana della divisione del mondo in due zone di influenza, con l’Unione Sovietica a presidiare con le armi l’est europeo.
E invece chi viene attaccato ha il dovere di difendersi. I popoli liberi hanno il dovere di sostenere chi si difende. Il pacifismo nudo e crudo, di fronte a Putin, è un’opzione sbagliata. Non porta alla pace, porta ad arrendersi, anzi avrebbe portato, immediatamente, già 40 giorni fa, a consegnarsi all’invasore.
Non partigiani, dunque, ma collaborazionisti, taciti oppure operosi. Stupisce che chi siede ai vertici dell’Associazione Partigiani Italiani neghi l’evidenza e al contempo celebri il 25 aprile. La liberazione dell’Italia avvenne con le armi, degli eserciti alleati e delle squadre partigiane. Contò centinaia di morti. Si avvalse di una strategia militare. Si trasformò addirittura in guerra civile.
I nostri nonni potevano imboccare una strada diversa per battere il nazifascismo? No! Senza le armi e senza forti ideali di libertà e di cambiamento sociale Kesserling avrebbe stravinto la battaglia d’Italia. La libertà non ti viene mai regalata, va conquistata, questo insegna la storia dell’umanità. E aveva ragione Mario Luzi, il poeta: ‘La libertà è una palestra nella quale andare ogni giorno, se no muore’.
Riccardo Nencini, Presidente commissione cultura Senato
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 aprile 2022
Che tristezza, senatore…. la situazione è più complessa di così. Secondo lei, quindi, il pazzo è il Papa.