A 18 anni affronta il Cammino di Santiago sola per scoprire se stessa. Il racconto di Rachele
SCARPERIA E SAN PIERO – Chiunque realizzi un’esperienza particolarmente coinvolgente e sconvolgente non ha mai la pretesa di descriverla. C’è chi prova a parlarne ma si rende conto che le parole sono spesso limitative e incapaci di raccontare dettagliatamente la sensazioni provate . Per questo il Cammino di Santiago può apparire semplicemente un “cammino”.
C’è chi la vede come una passeggiata nella natura e chiede:”Abiti nel Mugello, perché vai a spendere soldi per andare a camminare in Spagna?”. Essere a due ore di aereo da casa, camminare fra persone che spesso non parlano la tua lingua ma che sono comunque predisposte ad accoglierti nella loro giornata, a parlare con te, a condividere parte della propria vita, questi sono alcuni dei particolari che rendono l’esperienza così singolare. Tutti, chi più chi meno, hanno rispetto nei confronti della riflessione, propria e di chi li circonda, e del silenzio per chi ne sente il bisogno. Accomunati dalla predisposizione alla comunicazione spassionata, scissa da ogni interesse che non sia quello del sereno stare insieme.
Tutti lasciano la propria realtà cui sono abituati per immergersi in questo mondo al contrario. Al contrario perché le persone non sono coinvolte dal naturale vivere frenetico, hanno così il tempo per dedicarsi a quei pensieri che usualmente li accompagnano ma che cercano di evitare
Sono partita il 23 giugno, arrivando la notte a Sarria. Il giorno dopo è cominciato il mio cammino, lungo 118km, che mi ha portata a Santiago il 29 giugno. Questa parte del cammino si trova in Galizia, la zona più a nord-ovest della Spagna, immersa nel verde.
Sono partita per provare a stare da sola, principalmente lontana dalla famiglia. A diciotto anni si è ancora molto legati, anche se spesso non lo si vuole ammettere, a casa se essa viene considera un rifugio sicuro. Volevo capire come ero io, privata del mio contesto, quanto e se ero diversa dalla Rachele a cui sono abituati gli amici e la famiglia.
La cosa migliore è sicuramente percorrere tutto il cammino, ovvero 825km, per abituarsi a quel tipo di situazione e per essere capaci di creare in prima persona delle circostanze favorevoli anche per chi cammina insieme a te. Per essere parte integrante e determinante del percorso dell’altro, e per poter trattenere il più a lungo possibile quella serenità e quelle sensazioni una volta tornati a casa.
Rachele Mei
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 luglio 2017