A fianco del più debole, a fianco di chi è aggredito. Aderiamo a “Cities stand with Ukraine”
MUGELLO – Anche “Il Filo” aderisce, convintamente, alla manifestazione “Cities stand with Ukraine”.
E trasmette, condividendola qui, la diretta dell’evento fiorentino.
Non solo. Si vuol esprimere anche il disagio e lo sconcerto di fronte a un atteggiamento cultural-politico di tanti, anche in Mugello, che manifestano posizioni di equidistanza, e alla fine “giustificazioniste” della guerra scatenata da Putin, evidenziando oltremodo gli “eccessi” dell’Ucraina e gli errori della Nato, e poco poco i misfatti russi.
A loro vorremmo chiedere cosa pensano, e se concordano su quanto ha scritto Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, oggi, 12 marzo:
“Quando uno storico stimabile come il professor Canfora definisce i profughi «dei passanti» e dice che l’invasione dell’Ucraina è colpa soltanto dell’Ucraina, significa che il dialogo non è possibile. Quando una filosofa autorevole come la professoressa Di Cesare spiega, quasi indispettita dalla domanda, che gli ucraini impegnati a combattere in difesa delle proprie case non vanno chiamati «resistenti» e, lungi dall’esprimere mezza parola di condanna dell’operato di Putin, afferma che accusarlo sarebbe «una semplificazione», significa che non può esserci dibattito.
Di che cosa dovremmo dibattere, di grazia, se un fatto oggettivo – A ha invaso B – viene rovesciato come nella favola del lupo e dell’agnello, e chi si permette di farlo notare è accusato di essere imperialista o ingenuo perché «la verità non è mai quella che appare»?
Riconosco la mia impazienza, anche se mi sforzo di guardare le cose con i loro occhi e passo le ore a rammaricarmi per l’estensione a est della Nato, per l’esistenza della Nato, per la mia stessa esistenza. Però un dialogo ha senso se serve ad avvicinare le posizioni di un millimetro. In cambio dell’ammissione che tutto quanto succede al mondo è sempre un po’ colpa di Biden, mi accontenterei che i Canfora e le Di Cesare riconoscessero che Putin sta bombardando una nazione che non aveva bombardato la sua. E che quando qualcuno viene picchiato da uno molto più grosso di lui, si invita il più grosso a smetterla, non il più debole”.
Noi la pensiamo come Gramellini, convinti che ci sono senz’altro cause, concause, complessità, errori. Ma niente può giustificare uccisioni e distruzioni di massa. E per questo non è possibile dirsi “Né con Putin né con l’Occidente”. Come vari decenni fa, qualcuno a sinistra giungeva a dire “Né con lo Stato né con le Brigate Rosse”.
“Putin sta bombardando una nazione che non aveva bombardato la sua. E quando qualcuno viene picchiato da uno molto più grosso di lui, si invita il più grosso a smetterla, non il più debole”: Gramellini ha ragione. E in questo momento tragico, pericoloso e inquietante, almeno su questo, evitiamo di avere dubbi. Poi certo, discutiamo sul da farsi, su come riportare la pace in Europa, su come fermare la pazzia bellica. Ma porre sullo stesso piano chi invade e bombarda a chi è invaso e bombardato è davvero incredibile e vergognoso.
Il Filo
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Marzo 2022
D’accordo al 100% . Ma cosa aspetta il segretario ONU a convocare un’assemblea generale per inviare i caschi blu in Ucraina ? L’ONU di oggi è più debole e inerte di quanto fosse la Società delle Nazioni negli anni 30 del secolo scorso.
Ditemi voi come starò se saranno in dieci a far di si, e cento a dire ohibò. Quindi, tutti sono per la “Pace” certo,contro Putin bene. Ma siete pronti a mandare i vostri figlioli dall’Ikebana e il Sette stelle, in guerra.?