
MUGELLO – Ieri sul quotidiano La Nazione – Cronaca di Prato, si è parlato di Mugello, di acqua e di Bilancino. Nell’area pratese infatti si sta correndo il rischio di una crisi idrica, e questo riporta a galla un’idea coltivata da Publiacqua negli ultimi anni: quella di collegare l’invaso di Bilancino, a Barberino di Mugello, direttamente a Prato attraverso un “tubone”.
Esattamente un anno fa l’idea venne però sonoramente bocciata dal Mugello, sindaci della zona in testa. Fu il presidente di Publiacqua Lorenzo Perra a rispolverare l’ipotesi di cui si vagheggia ormai da un decennio ma, si diceva, mai concretizzato. La possibilità (anche questa teorica) di attingere ai finanziamenti europei del Recovery Fund sarebbe stata l’occasione d’oro per realizzare il collegamento diretto. Publiacqua sostiene che il “tubone” porterebbe a Prato e provincia (e anche a Pistoia) solo vantaggi. In termini di qualità dell’acqua, che a quel punto non dovrebbe essere sversata dall’invaso di Bilancino nel fiume Sieve e quindi all’impianto di potabilizzazione dell’Anconella, a Firenze, per poi giungere finalmente nei rubinetti dei pratesi. Ma anche relativamente al i risparmio energetico, perché la nuova conduttura diretta Bilancino-Prato ridurrebbe drasticamente l’evaporazione dell’acqua – fenomeno che causa la perdita del 20-25% della risorrsa idrica – e di conseguenza il consumo d’energia necessario a pompare l’oro blu fino a destinazione. Publiacqua prevede poi, sempre a “tubone” in funzione, minori costi nelle bollette dei consumatori.
Come detto, il Mugello davanti all’ipotesi ha alzato le barricate, e amministratori locali e ambientalisti hanno parlato di “logica predatoria”, di “scippo dell’acqua”, paventando che il prelievo diretto con un tubo diminuirebbe notevolmente la quantità d’acqua che finora transita dalla Sieve, e svuoterebbe ancor più il lago mugellano con il rischio di comprometterne le finalità turistiche e sportive. Publiacqua a queste dure critiche nell’agosto 2020 replicava smentendo “ogni rischio per il fiume Sieve, la cui salvaguardia è obbiettivo primario. Il deflusso dell’acqua di Bilancino verso la Sieve continuerà nelle modalità e nelle quantità tali da garantirne infatti la naturale integrità ecologica. Del resto – spiegava lo stesso presidente Perra – non siamo noi a decidere le quantità di acque da far defluire in Sieve, bensì l’Autorità Idrica Toscana”. E “nessun rischio anche per il Lago di Bilancino. “E’ utile ricordare – notava ancora Publiacqua – che l’acqua di Bilancino già adesso è convogliata verso Prato (500 litri secondo) dopo essere stata potabilizzata all’impianto dell’Anconella a Firenze. Il saldo totale dell’acqua in uscita dall’invaso sarà quindi come quello attuale. Il progetto prevede anche la realizzazione di una linea di approvvigionamento diretto a servizio delle comunità locali, rafforzando così il sistema idrico del Mugello”.
Ma le ragioni dell’ente gestore non erano bastate dodici mesi a tacitare polemiche e perplessità, tanto che i sindaci di cinque comuni mugellani con il presidente dell’Unione dei Comuni locale, avevano scritto dopo un vertice con Perra: “Come amministratori di questo territorio abbiamo a cuore la salvaguardia della risorsa di Bilancino e ci opporremo con forza a qualunque progetto qualora non garantisca chiaramente sia la valorizzazione turistica del lago, sia la tutela dell’asta del fiume Sieve che dell’alveo del bacino idrico, per prevenire il dissesto idrogeologico, così come tutto ciò che è collegato alla filiera agricola”. Quella del “tubone”, insistevano i sindaci – scettici sulla possibilità di convogliare direttamente una quantità di acqua verso Prato a mezzo tubazione e nello stesso tempo mantenere la portata della Sieve – “è un’idea che viene da lontano, e che balza agli onori delle cronache relativamente alle possibilità di utilizzo delle risorse del Recovery Fund: idea ancora non tradotta su carta e di cui non esiste nessuna ipotesi progettuale”.
La questione, a un anno di distanza, è appunto riemersa a fronte della immininente tre giorni di crisi idrica (anche) a Prato. Negli ultimi anni, Publiacqua ha incrementato di circa il 25% l’autonomia di Prato nei confronti dell’approvvigionamento idrico, chiudendo pozzi inquinati o poco efficienti e attivandone di nuovi sia sulla falda acquifera Prato uno che sulla falda Prato due. Un progresso che però non è abbastanza per rendere città e provincia del tutto autonome. Ed ecco che quell’idea del “tubone” Bilancino-Prato riprende improvvisamente quota.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 Agosto 2021