Non ci sono per nulla piaciute certe reazioni a proposito della notizia, data in anteprima dal nostro giornale, e poi ripresa da tutti gli organi di informazione locale , del rischio di demolizione per l’ospedale del Mugello.
Ci sono piaciuti poco tanti silenzi: quelli dei sindaci, dei consigli comunali, di qualche sindacato -solo la Cisl ha espresso preoccupazione e ha sollecitato chiarezza-, delle principali forze politiche –si son fatte sentire solo le liste civiche Per Borgo e Libero Mugello e l’Udc-.
Ma ci è piaciuto ancora meno, e ce ne dispiace, l’atteggiamento del sindaco di Borgo San Lorenzo, che si è accalorato soprattutto nell’accusare la stampa di fare allarmismo e perfino “terrorismo”. La stampa –gli rispondiamo serenamente- ha dato l’allarme. Sicuramente. Ma non ha fatto allarmismo, perché i fondamenti di preoccupazione vi sono tutti.
Riassumiamoli: ormai da diversi anni il nostro ospedale –che è il servizio sanitario più importante per la nostra zona- è sotto indagine in merito alla sicurezza sismica. Che non tutto fosse tranquillo lo si era capito da tempo dalla necessità di approfondimenti, fino a dover nominare una commissione di super-esperti. E questa incertezza sulle sorti della struttura ospedaliera ha avuto già esiti negativi in merito alla qualità dei servizi: l’Asl aveva destinato oltre 25 milioni di euro per la ristrutturazione dell’ospedale, con la realizzazione di nuove opere, come il centro sangue e un nuovo padiglione d’ingresso che avrebbe sensibilmente migliorato la situazione degli ambulatori e della sala d’attesa per i prelievi, e tutto è stato congelato (diciamo pure che ormai quei finanziamenti sono andati altrove), per il timore di fare lavori su una struttura con problemi sismici. Poi a ottobre “Il Filo” entra in possesso, e pubblica integralmente, un documento della struttura tecnica dell’Asl dove per due volte si introduce la possibilità di dover demolire e ricostruire l’ospedale. Un’ipotesi pesante. Non indorata affatto dalla notazione che la struttura ha comunque solo dieci anni di vita residua.
Amministratori locali seri, anziché prendersela con chi ha reso noto questo documento –se i giornali non parlano di queste cose, di che dovrebbero parlare?-, avrebbero dovuto prima di tutto dire: l’ospedale del Mugello non si cancella. Se davvero la struttura è compromessa, pretendiamo da Regione e Asl un piano straordinario per reperire i finanziamenti per farlo nuovo. Da subito ci mettiamo a ragionare e a decidere sulla nuova localizzazione. E facciamo fronte comune, tutti insieme, tutte le amministrazioni comunali, tutti i gruppi politici, tutte le forze sociali. Purtroppo niente di tutto questo è accaduto. Si è sventolato, per smentire il documento pubblicato dal “Filo”, un altro documento. Salvo poi scoprire che si trattava di un verbale antecedente di quattro mesi alla nota dove si ipotizza anche la demolizione. Perché trattare i cittadini da fessi? Il sindaco ha chiesto a più riprese chi ci avesse dato il documento, come se fosse questo il problema. Nessun segreto: lo ha richiesto all’Asl un consigliere regionale, Marco Carraresi, che da tempo si occupa dei problemi dell’ospedale di Borgo. Semmai verrebbe da chiedere perché i nostri amministratori ne fossero all’oscuro: forse perché non son presi in granché considerazione dai vertici della sanità? O perché finora si erano interessati pochino dell’argomento? Se avessero chiesto anche loro, il documento potevano averlo.
C’è di più: al Genio Civile regionale sono depositati tre grossi faldoni relativi alle indagini sulla tenuta sismica dell’ospedale. Noi li abbiamo visionati. Il sindaco lo ha fatto? Altrimenti, anziché polemizzare sul nulla, sarebbe più preoccupato. Lo sa che le parti principali della nostra struttura ospedaliera hanno un indice di rischio molto preoccupante? molto basso? Un edificio sicuro dovrebbe avere un valore dello “stato limite di collasso” maggiore o uguale a 1, anche 0.8 è un indice accettabile, e quando si fanno consolidamenti di strutture esistenti ci si accontenta di 0,6. Ma il nostro ospedale ha un indice di 0.181. E nelle relazioni si mostrano molte parti dell’edificio “non in grado di sostenere in sicurezza l’azione sismica di progetto”.
Ed è noto da tempo che gli esami tecnici avevano mostrato “su tutti gli edifici (del complesso) una certa eterogeneità del calcestruzzo con alcuni valori di resistenza media in situ inferiori al limite mino definito dalla normativa dell’epoca di costruzione (Regio Decreto 2229 del 1939)”.
Del resto anche il documento dell’Asl esibito dal sindaco e datato marzo 2013, pur scrivendo che la situazione “pur non costituendo motivo di pericolo immediato” espone gravi problematiche statiche, prescrivendo di limitare i sovraccarichi in alcune zone dell’ospedale, come tutto il piano terzo: una riduzione dei pesi così rilevante da domandarsi in che modo potrà essere realizzata.
Nessun allarmismo dunque. Solo una forte sollecitazione a tutta la politica locale a mobilitarsi per non perdere l’ospedale del Mugello. Pretendere progetti rapidi –siamo zona sismica, traccheggiare su queste cose è da irresponsabili-, e poi finanziamenti certi e immediati. Per consolidare, subito, la struttura; e se non è possibile, per costruirne una nuova, in parallelo a quella esistente. Altrimenti, col nostro disinteresse e la nostra inazione, ci ritroveremo senza ospedale. Qualcuno a Firenze lo ipotizza già, e lo desidera. Sarà bene reagire, in Mugello, con quella determinazione che finora, purtroppo, sembra mancare.