Accusa la madre di maltrattamenti. Il Tribunale li separa, ma poi torna indietro, una brutta storia mugellana
MUGELLO – È una storia allo stesso tempo triste e complessa quella che arriva oggi da un paese mugellano. Una storia, raccontata sul quotidiano La Nazione di martedì 26 Marzo, che testimonia quanto sia difficile per la giustizia entrare nelle dinamiche familiari e tutelare effettivamente i minori; anche perché la stessa realtà spesso presenta molteplici facce, e magari costringe a tornare parzialmente indietro su decisioni prese; mostrando che forse qualcosa non va nei meccanismi della tutela dei minori e delle famiglie. Non solo per i tempi eccessivamente lunghi nell’esame dei provvedimenti e delle misure da prendere.
Ma vediamo, fin dall’inizio, quanto accaduto. Nel Gennaio scorso il tredicenne, che frequenta la seconda media ed è seguito da un insegnante di sostegno, si è presentato a scuola con un sopracciglio ferito. Si tratta di un ragazzo difficile, che a volte ha fatto a pugni con i compagni. Ma stavolta, di fronte alle richieste di spiegazioni del docente, accusa la madre di maltrattamenti e, di conseguenza, scatta la segnalazione ai servizi sociali, e da questi al Tribunale, e ulteriori accertamenti.
La madre ammette: “Sì, l’ho ferito io con un manrovescio, perché l’ho colpito con l’anello. L’avevo trovato in camera con l’accendino mentre stava bruciano un mobile. E mi si era rivoltato contro”. Ma allo stesso tempo nega decisamente altri episodi: “Ha lividi perché fa il portiere nella squadra di calcio, e proprio in quei giorni si era picchiato con un coetaneo”.
Ne scaturisce, in un primo momento, la decisione del Tribunale di allontanare la donna dai due figli, quello da cui è partita la segnalazione e una sorellina più piccola, dell’età di due anni. Così una mattina i due vengono prelevati dalla casa dei genitori e portati in un centro e una località imprecisata. E alla donna, per controllare che non si avvicini ai figli, viene applicato anche il braccialetto elettronico.
Ma la realtà non ha mai una sola faccia: la coppia lancia un appello disperato per riavere i figli e, assistita dai propri legali, lamenta che la piccola in seguito alla separazione ha mostrato segni di catatonia, che sarebbero stati dimostrati anche da uno sguardo spento. Il Giudice per le Indagini preliminari, Piergiorgio Ponticelli, revoca la misura per quanto riguarda la madre e la frequentazione della figlia piccola: potranno rivedersi, ma in una struttura protetta. Solo che, e qui entra in gioco un altro paradosso, in strutture di questo tipo non ci sono posti disponibili, e il ricongiungimento viene rimandato, pare, al prossimo 2 Aprile. E comunque non risolverà tutti i problemi. Tanto è vero che per il figlio più grande rimane il divieto di contatto con mamma e papà. E lui, che nel frattempo ha abbandonato la squadra di calcio e che da alcune settimane non frequenta la scuola. Pare che tornerà in aula dopo la vacanze pasquali, ma in un istituto diverso e con nuovi compagni.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 Marzo 2024