All’ospedale del Mugello il primo intervento sulle varici con procedura mini-invasiva.
BORGO SAN LORENZO – Per la prima volta la scorsa settimana all’ospedale del Mugello, il team del dottor Aldo Alberti, referente della chirurgia per il presidio di Borgo San Lorenzo, ha eseguito un intervento mininvasivo sulle varici, cosiddetto di termoablazione della vena safena in radiofrequenza, una procedura mininvasiva di ultima generazione che presenta numerosi vantaggi rispetto alle tecniche chirurgiche tradizionali.
L’equipe che ha partecipato all’intervento era composta da Aldo Alberti, chirurgo vascolare, Andrea Buccarelli, primario chirurgia, Enrico Barbanti, direttore chirurgia vascolare Empoli referente patologia venosa Usl Toscana centro, Giuliano Michelagnoli, primario anestesia, Sandra Scheggi caposala.
Il trattamento endovascolare viene proposto dallo specialista ai pazienti che soffrono di vene varicose, o varici, una patologia che può portare a danni anche gravi come le ulcere e per i quali il trattamento tradizionale presenterebbero un rischio maggiore di complicanze. Tale metodica che viene praticata già in tutti gli altri ospedali dell’Azienda sanitaria, non era mai stata eseguita presso l’ospedale del Mugello diretto da Claudia Capanni.
Da oggi questo trattamento innovativo e mininvasivo rappresenta una possibilità terapeutica che la chirurgia vascolare aziendale con la direzione di Stefano Michelagnoli, in collaborazione con la chirurgia generale del presidio ospedaliero Mugello diretto da Andrea Buccarelli, mette a disposizione in un ospedale dell’Azienda verso il quale i cittadini del Mugello dimostrano di avere un grande attaccamento, considerandolo come il proprio ospedale di riferimento.
La termoablazione in radiofrequenza consiste nell’inserimento di un micro catetere, attraverso una puntura cutanea in anestesia locale in un punto della gamba, precedentemente individuato per mezzo di un ecocolor-doppler. Sempre sotto quida ecografica, il catetere viene fatto progredire fino ad un punto prestabilito della safena, e da lì verrà arretrato emettendo un’onda energetica (radiofrequenza) che generando calore, produrrà la chiusura (ablazione) della vena, escludendola quindi dal circolo sanguigno. Compito dello specialista è individuare i pazienti che possano beneficiare di questa metodica mininvasiva e quelli per cui è invece più opportuno intervenire mediante altre tipologie di intervento.
Tra i vantaggi di questa procedura c’è che il trattamento, seppure ospedaliero, può essere considerato ambulatoriale poiché il paziente viene in ospedale la mattina e il pomeriggio viene dimesso deambulando autonomamente. Viene eseguito in anestesia locale e non prevede incisioni chirurgiche e quindi punti di sutura. Pertanto eventuali ematomi o infezioni correlate che a volte impiegano alcune settimane a guarire, sono scongiurati.
Il paziente può già muoversi nell’immediato post-operatorio e riprendere le normali attività quotidiane in due o tre giorni dal trattamento. Vista la mini invasività, il trattamento può essere effettuato in qualunque stagione dell’anno, anche nei periodi caldi, quando in genere viene meno trattata la patologia varicosa.
Fonte: Ufficio Stampa Ausl Toscana Centro
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 Luglio 2020