Alto Mugello, tra rischio di spopolamento e rilancio
MUGELLO – Aree interne come motore di sviluppo anche per tutta l’Italia, questo il nuovo paradigma sul quale riflettere.
Da diversi mesi la contingenza di più fattori crucialici obbliga ad intervenire per la risoluzione delle singole criticità, lo stiamo facendo proprio in questi giorni a Marradi in merito alle problematiche legate alla carenza dei medici di base e alla viabilità, sia stradale che ferroviaria. Vogliamo assicurare ai nostri cittadini che continueremo a collaborare attivamente con l’Amministrazione comunale per trovare le soluzioni più idonee a garantire il rispetto dei loro diritti fondamentali.
Tuttavia la politica e il ruolo dei partiti ci impongono anche riflessioni ad ampio spettro e di carattere strategico. Occorre pensare in grande, immaginare le nostre zone tra qualche decennio, sapere cosa consigliare ai nostri figli e nipoti alla domanda “vado o resto?”.
Occorre adottare politiche mirate affinchè vengano intraprese azioni strategiche per rilanciare l’attrattività di questi territori attraverso investimenti in sviluppo socio-economico e servizi.
Intanto parto da un concetto che vale la pena di ricordare: le cosiddette aree interne comprendono il 58,8% della superficie nazionale e sono abitate da circa 13,4 milioni di persone pari al 22,7% della popolazione italiana all’ultimo censimento del 2021.
Non ci sarebbe molto da aggiungere, perché questi dati già da soli dovrebbero implicitamente stimolare le attività di governo a trovare delle soluzioni. Non si tratterebbe infatti di accontentare nicchie, eccentrici o gruppetti di invasati, bensì, appunto, di occuparsi di moltissimi cittadini, di località di interesse storico, culturale e turistico.
Siamo milioni, quindi una grande risorsa da valorizzare con la collaborazione delle Istituzioni.
Mi spiego meglio: ben vengano le direttive della comunità europea, i fondi del PNRR, il dettato Costituzionale in merito ai diritti fondamentali, il principio di eguaglianza dei cittadini, il diritto amministrativo.
Ma se queste dichiarazioni di principio, trattasi di “diritto formale”, come ci insegnano nei manuali, non trovano poi riscontro nell’applicazione e trasformazione nel “diritto sostanziale”, insomma non vengono rese cosa concreta e tangibile, tutto resta lettera morta. Carta da sfogliare, vocaboli da utilizzare, ma niente più.
La domanda da porsi è quindi la seguente: occorre ritenere “semplice sfortuna” il nascere nelle aree interne e non in una grande metropoli, oppure ne andrebbero valorizzate le specificità e i punti di forza? Ancora, la mancanza di risorse per implementare le strutture sanitarie, la viabilità, il lavoro, l’istruzione, appunto i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, vale per tutto il territorio italiano, oppure si fanno differenze tra cittadini di serie A, quelli che risiedono in città, e quelli di serie B, coloro i quali vivono nei piccoli comuni?
L’impressione è che a livello governativo, ma anche legislativo, non ci sia la consapevolezza di quanto certe zone vengano bistrattate e necessitino invece di interventi sistemici, strutturali; bisogna pensare a nuovi piani di crescita, incentivazioni, programmi, occorre cambiare il paradigma.
Fatte le dovute premesse, rileva che nelle scorse settimane è stata presentata alla Camera, e approvata, una mozione unitaria delle opposizioni sulle aree interne fortemente voluta dal gruppo del Partito Democratico ad opera del deputato PD Marco Serracino.
Il tema del rilancio e dell’impegno su questi territori è diventata una delle priorità dell’agenda politica dei Dem, accompagnata da un serie di eventi pubblici in piccoli comuni alla presenza della segretaria nazionale Elly Schlein.
Gli impegni chiesti al governo Meloni sono estremamente chiari nell’obiettivo di promuovere la crescita delle aree interne affinchè gli investimenti nazionali ed europei possano invertire l’attuale tendenza al declino e allo spopolamento. Siamo fermamente convinti che solo se salute, mobilità, impresa,cultura, agricoltura e scuola si rinnovano insieme in un territorio, esso diventa attraente.
Se questo passo politico avverrà, noi, come Partito Democratico, dal nostro piccolo paese di confine della Romagna-Toscana, saremo pronti a raccogliere la sfida, per mettere in campo tutte quelle iniziative che garantiscano il ritorno del nostro territorio a una crescita sostenibile; d’altronde lo stesso Presidente Mattarella ha evidenziato come il recupero delle zone meno urbanizzate non debba essere visto come un dovere sociale, ma soprattutto come una grande opportunità. Le aree interne, con il loro patrimonio naturalistico, culturale e storico, rappresentano una risorsa per il nostro Paese, che può diventare un motore di sviluppo economico e sociale di grande impatto.
Tommaso Previdi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 febbraio 2025