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Borgo San Lorenzo, il Cardinal Betori celebra la messa per San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale
BORGO SAN LORENZO – La messa in occasione della festività di San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale, organizzata dalla Polizia locale di Borgo San Lorenzo al Santissimo Crociffisso è stata celebrata dal Cardinal Giuseppe Betori, Arcivescovo Emerito di Firenze. Questa la sua omelia:
L’apostolo Pietro ci invita a una coraggiosa testimonianza, ad agire manifestando come la fede è capace di illuminare la vita in modo nuovo, aprendo nuovi orizzonti, con speranza. È una forma di vita che si pone però in contrasto con i modi di pensare e di agire oggi vincenti, che inducono a chiudersi ciascuno negli interessi personali.
Testimoniare la fede è testimoniare la verità, un compito che è di tutti, credenti e non credenti. Ogni giorno vi trovate a confrontarvi per dar modo alla verità e alla giustizia di affermarsi in una società in cui prevalgono modelli di vita e di comportamento confusi e privi di autentici valori.
Mi sembra quindi opportuno collocare il vostro servizio in questa cornice di testimonianza della verità, della giustizia e del bene. Ed è allora utile verificare le condizioni che, secondo l’apostolo Pietro, rendono credibile e coerente la testimonianza.
Anzitutto ci dice: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori”. Per chi crede, tutto deve scaturire da un rapporto profondo, nel cuore, con Gesù: riconoscerlo come il Signore, legarci a lui in un vincolo di amore e di servizio. Senza il fondamento di fede, quel che si fa può essere un’azione utile, ma non sarebbe espressione della carità cristiana, manifestazione di una virtù teologale. Ma anche per chi non crede la radice del servizio va individuata nel rifiuto di pensare sé stessi come il fondamento di tutto e di aprirsi a una trascendenza, a un concetto di bene che costituisca la nostra misura umana.
Poi, aggiunge l’apostolo, occorre agire secondo “giustizia”, “con retta coscienza”, in una “buona condotta”. Ci è chiesto non solo di fare del bene, ma di agire bene, nelle intenzioni, nella modalità, nelle finalità. Certo con efficacia, ma soprattutto con un cuore limpido e luminoso, evitando ogni tornaconto, ogni seconda intenzione.
Ancora, san Pietro afferma che si deve agire “con dolcezza e rispetto”, modalità con cui l’altro venga sempre rispettato nella sua dignità. C’è bisogno di tenerezza e misericordia, come spesso ricorda Papa Francesco.
Infine, l’apostolo ci indica che occorre una dedizione che abbracci tutta la vita: occorre essere “pronti sempre”. Non basta un gesto pur generoso, ovvero anche tanti gesti generosi, ma è necessaria una vita che si offre generosamente agli altri, superando ogni riserva di egoismo. Non si tratta di svolgere un mestiere, ma di sentire il nostro servizio alla società come una missione.
Quello che san Pietro ci ha insegnato va poi collocato nel quadro che viene proposto da Gesù nel vangelo, dal quale voglio trarre due insegnamenti.
Il primo riguarda la rassicurazione che Gesù ci offre che l’intera esistenza umana è sotto lo sguardo provvidente di un Dio che ci ama come un Padre. Questo illumina il nostro impegno, perché fa di noi uno strumento con cui l’amore di Dio raggiunge i suoi figli. Questo ci sostiene poi nel nostro servizio, anche quando non ci sembra di essere all’altezza delle complesse situazioni di fragilità e di debolezza che caratterizzano tanti ambienti della nostra società.
L’altro messaggio che Gesù ci affida ci fa tornare al tema da cui abbiamo iniziato: la testimonianza. Ci è chiesto di riconoscere Gesù davanti agli uomini per essere riconosciuti da lui davanti al Padre. Che cosa significa però riconoscere Gesù? Certamente fare della nostra vita un annuncio di lui, facendo sì che la nostra vita sia una manifestazione di lui, di come l’adesione al suo vangelo la trasformi in una manifestazione dell’amore di Dio. Ma riconoscere Gesù è anche saperne riconoscere le tracce nel volto degli uomini e delle donne in cui lui ci ha chiesto di riconoscerlo: tutti coloro che incontriamo sulla nostra strada.
C’è un legame tra il martirio di sangue del vostro patrono e il dono di servizio della vostra vita che la missione di servitori della comunità vi chiede, e questo accade quando vi invita a vedere nel volto di ogni nostro fratello il volto stesso di Cristo, da soccorrere e servire. Tra la generosità per il Vangelo che conduce al martirio e la generosità per i fratelli che conduce al servizio non c’è separazione, ma al contrario profonda continuità.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 Gennaio 2025
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