“Cadono i petali”. Uno spettacolo profondo, che tocca e scuote
(Lo spezzone di un balletto)
BORGO SAN LORENZO – “Cadono i petali” (articolo qui), messo in scena venerdì 27 gennaio al “Giotto” nato dalla collaborazione di più soggetti tra cui l’associazione “Lo Scrittoio” e la “Scuola di Danza MDT”, con il sostegno dell’assessorato alla Cultura di Borgo San Lorenzo, è stato un evento di teatro e di danza, di prosa e di poesia, di musica e di canto che ha commemorato le vittime dell’Olocausto nel loro giorno della Memoria.
Uno spettacolo profondo, che ha toccato e scosso gli oltre 200 spettatori, con una platea colma e persone distribuite in tutte le file dei palchi. Nel susseguirsi continuo e incalzante di poesie scritte, tra i vari autori, da Cristina Formelli – che è stata presidente dello Scrittoio, recentemente scomparsa – e Giulia Finocchi, che insieme a Maria Amore ha curato la regia, di musiche e di danze, si è raccontato di quei terribili anni neri. Da una prospettiva non usuale, non banale e intellettualmente ricercata che ha trasmesso la voglia di vivere e di testimoniare, perché tutto quel dolore non venga dimenticato. Esteticamente bella e curata la scenografia, e certamente apprezzata la coreografia, soprattutto se si pensa sostenuta da una scuola di danza.
Ottimi e ben scelti i brani egregiamente cantati da Sofia Gori, accompagnata alla chitarra di Ivo Ippoliti.
Perfetta la voce narrante di Angela Guidotti che ha dettato i tempi dello spettacolo. Ma quello che più ha colpito è stato il lavoro degli attori, bravi, preparati e calati nel loro ruolo, intensi. In primis le sorelle Pini, Francesca e Claudia, magistrali. Emozionante Annalisa Santoni, che si è distinta soprattutto nel messaggio che ha portato, nella parte della “bambina” cresciuta dai nazisti, ignara di quanto stava accadendo fuori dalla sua villa, ma che quando è uscita dalla sua teca di cristallo si è trovata davanti l’orrore della guerra e ha quindi recitato la poesia “Dove?”
Dov’ero io?
Dove
nel giardino di fragole
cullata dalla bianca amaca
intrecciata con lacrime
di innocenti,
dove?
Nel mio letto di ciliegie
coccolata da mani armate
nella mia casa di frutta saporosa
a leggere pagine bugiarde
ma dov’ero io.
Tra tutte le poesie la più toccante per chi scrive è stata “Riflesso”, più volte riletta sul libretto di sala e commentata all’esterno del teatro.
Uno specchio infranto
caduta inattesa
inaspettata.
Ghigliottina
che sparpaglia a terra
i frammenti di una vita
non si incastrano più
non si accordano
mostrano un’immagine familiare
che non mi assomiglia.
Ultima menzione, non certo per importanza, a Matteo Timori, unico uomo sul palco, che ha ben delineato il soldato tedesco che ha commesso atrocità contro l’umanità, prima arrogante e possente in “Abbassa il tuo sguardo al mio incedere armato, umilia il tuo passo alla vigorosa marcia…” che si fa infine piccolo nella vergogna e nella banalità della scusa tipica dei nazisti a fine guerra: “Ho soltanto eseguito degli ordini”. “E ho smesso di pensare quel che stavo facendo, dimenticando di essere umano”, aggiungeremo. “Cadono i petali” è stato questo, uno spettacolo per non smettere di pensare, per ricordare, per tenere viva la memoria.
Massimo Mugello
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 febbraio 2017