Caso Barberino. Riflessioni su rapporti fra politica, giustizia e informazione. Il commento di Alberto Lotti
BARBERINO DI MUGELLO – Alberto Lotti, ex-vicesindaco ed ex-assessore all’urbanistica del comune di Barberino, per anni imputato nel processo sull’urbanistica barberinese, raramente era intervenuto a commentare, anche dopo l’assoluzione di tutti i protagonisti della vicenda. Lo ha fatto all’assemblea pubblica tenutasi di recente al Centro Civico di Barberino, promossa insieme a Luchi e Cocchi. Ecco cosa ha detto:
“Buonasera sono stato assessore all’urbanistica sia con il sindaco Cocchi che con il sindaco Luchi dal 1995 al 2009, senza interruzioni, e quindi ho partecipato in prima persona a un periodo storico unico ed irripetibile per le scelte urbanistiche che la maggioranza del comune ha dovuto affrontare. Scelte non dettate da esigenze locali ma rispetto alle quali si è imposta una strategia di accoglimento per minimizzare gli impatti negativi e massimizzare quelli positivi. Questo era il quadro delle grandi opere di interesse regionale e nazionale che abbiamo affrontato quasi contemporaneamente in quel periodo:
1)Concludere la realizzazione del lago di Bilancino con le sistemazioni ambientali ed a verde pubblico (che avrebbero portato alla realizzazione di oltre 100 ettari di aree pubbliche intorno al lago,indispensabili per poter arrivare alla successiva definizione di parco del lago di Bilancino;)
2)L’approvazione e realizzazione del progetto della Variante di Valico autostradale ( insistente tutto sul nostro territorio comunale dal passo della Futa al casello di Barberino) con decine e decine di opere complementari ed accessorie(cantieri,piste di servizio,campi base ,aree di deposito,discariche, strade di accesso ecc) che avrebbero sconvolto il territorio.
3)L’approvazione e realizzazione della terza corsia autostradale A1 da Barberino a Calenzano , ancora in fase di costruzione ma anch’essa con opere complementari strategiche quali l’area di servizio di Bellosguardo.
4)La realizzazione e poi il successivo ampliamento dell’Outlet( con sistemazioni infrastrutturali, ambientali e di difesa ambientale e fluviale) che ha completamente ridisegnato l’ area del casello;
In questo quadro estremamente complesso si è reso indispensabile realizzare il Piano Regolatore Generale, che il comune non aveva, e che ha dettato regole, indirizzi e norme rigorose per la gestione del territorio.
Quasi a “coronamento“ di questo enorme lavoro sono arrivate le prime indagini della Procura, nel luglio del 2008, con i primi avvisi di garanzia agli amministratori. Poi un lungo periodo di silenzio ed infine dopo circa 2 anni, nel febbraio 2010, le perquisizioni domiciliari. Ci sono state coincidenze che meritano di essere segnalate. La svolta pubblica dell’inchiesta ,costituita da una perquisizione domiciliare, con largo impiego di mezzi e uomini, effettuata nel febbraio 2010 fu preceduta da un’accurata campagna stampa, promossa dal quotidiano fiorentino della Repubblica, tesa a gettare sospetti, generali e fumosi,sulla realizzazione del casello autostradale di Barberino. In tali articoli si mettevano insieme elementi di diversa provenienza: chicchere di paese ,esposti di privati cittadini, polemiche che riprendevano le tesi delle opposizioni di destra e di sinistra radicale sempre contrari alle grandi opere pubbliche, nonché ai nuovi ingenti investimenti privati (tesi a realizzare un nuovo centro commerciale). Si richiamavano addirittura vecchie inchieste relative all’alta velocità che peraltro non ha mai interessato il nostro territorio comunale,come se il quotidiano volesse sollevare un polverone e stesse preparando il terreno per qualcosa che dovesse accadere. Ricordo che fummo tutti sorpresi di quell’articolo, un vero e proprio fulmine in un cielo che credevamo sereno. Lo stesso quotidiano una volta effettuate le perquisizioni dettò il titolo del caso che si stava aprendo: “A Barberino, urbanistica piegata ad interessi privati”. Naturalmente sotto forma di ipotesi già largamente provata, di scoperta certa, che avrebbe dovuto solo trovare ulteriori conferme nel prosieguo delle indagini. (che iniziate nel 2008 non a caso si sono concluse nel settembre 2011 , con accuse all’assessore all’Urbanistica e altri di abuso di ufficio per due lottizzazioni che sono state realizzate e di cui andiamo orgogliosi per gli alti standard urbanistici di interesse pubblico (parcheggi, verde pubblico, sistemazioni ambientali ecc ) che caratterizzano questi interventi. Da allora e quindi per ben sei anni i giornali, e di conseguenza l’opinione pubblica, hanno avuto un quadro fatto di amministratori che più o meno si erano compromessi per facilitare la società autostrade, questo o quell’imprenditore, avevano violato regole per favorire interessi privati, si erano mostrati proni compiacenti, avevano insomma omesso il loro ruolo di imparziale controllo e indirizzo delle scelte di Governo nel territorio.
Attenzione! Passaggio importante per quanto riguarda i capi di imputazione a me assegnati.
Già dalle conclusioni delle indagini nel 2011 si poteva capire che la montagna di indagini aveva partorito un topolino che poi anch’esso sarebbe stato spazzato via dalla sentenza del giudice per le indagini preliminari a gennaio 2013. Infatti le accuse principali su cui si era sviluppata inizialmente l’indagine erano tutte cadute. I reati relativi al Casello e imprenditori amici non esistevano più. Lo stesso Pubblico Ministero, a conclusione delle indagini, avendo assunto nuovi elementi (a cui ho contribuito presentando memorie e chiedendo di essere interrogato), aveva lui stesso archiviato la parte più consistente dei reati ma di questo sui giornali non si è trovato quasi traccia mentre per lanciare le accuse pagine intere a ripetizione. Lo ripeto l’amministrazione veniva da oltre un decennio di fortissima pressione sul territorio: il completamento dell’invaso di Bilancino, la variante di valico, la terza corsia Barberino-Calenzano, la realizzazione di un grande centro commerciale frutto, giova ricordarlo, di un accordo di programma del lontano 2000 che aveva visto protagonisti il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione, la Provincia, tutti gli enti locali, con le rappresentanze sindacali della Rifle. Un contesto di scelte quindi caratterizzato da forti interessi pubblici, motivazioni pubbliche, finalità pubbliche, strategie pubbliche di governo del territorio pertinenti e condivise anche ai livelli di governo regionale e nazionale, ma che indubbiamente ha anche portato ad uno sconvolgimento del territorio, dell’ambiente, degli assetti infrastrutturali, della realtà sociale. E in questo contesto ci sta che qualche cittadino della comunità barberinese si sia proprio incattivito, cercando di far male agli amministratori che riteneva responsabili di quelle scelte, che ha funzionato come una specie di detonatore su una comunità provata da decenni di opere pubbliche. Ogni accusa è caduta nel corso di un’inchiesta che ha passato in rassegna puntuale oltre dieci anni di politiche urbanistiche. Quello che ne è risultata non è stata altro che una corretta, puntuale gestione amministrativa. Questo dice la sentenza di proscioglimento in fase di indagine preliminare già nel 2013. Il punto che oggi si pone, un punto politico, che riguarda la comunità barberinese di oggi e non il suo solo passato è: quale eredità di politiche urbanistiche ci troviamo? Quali scelte sono state compiute e perché? Questa eredità di scelte e di politiche quale impatto ha avuto sul territorio? Come indirizzare l’azione per il futuro? L’inchiesta ha prodotto un blackout nelle politiche comunali. Tutti voi ricorderete come per cinque anni, nella legislatura 2010-2015 tutto sia stato bloccato, salvo il completamento delle opere già appaltate dall’amministrazione uscente. Tutto era circondato di sospetto, i funzionari terrorizzati, le scelte compiute gravate da ombre che indussero a temporeggiare, dilazionare, rimandare con grave danno per i progetti in corso che ne risultarono e in parte risultano bloccati in una congiuntura che invece richiedeva investimenti e nuove iniziative. Speriamo vivamente che la conclusione dell’inchiesta, la sua totale e palese infondatezza, oltre a restituire dignità politica ( la dignità personale non è mai stata persa) ai protagonisti possa cancellare il clima di sospetto, le ombre e restituire piena serenità alla vita pubblica barberinese, possa riportare la collettività a discutere serenamente del suo futuro, dei suoi obiettivi di sviluppo, armonizzando interessi pubblici e privati come si conviene ad un’economia matura.
A questo proposito vorrei richiamare per sommi capi quel “corpus” di decisioni urbanistiche che hanno dato per la prima volta al comune di Barberino, uno strumento urbanistico completo, costituito da un’analisi delle invarianti strutturali e allineato alle norme più rigorose di gestione del territorio. Quando nel 1995 ho assunto la responsabilità di assessore all’urbanistica ,avevamo un semplice piano di fabbricazione risalente al 1985 obsoleto e superato e quindi non più idoneo. Nel corso degli anni 2000 -2009 sono stati messi a punto: Nel 2005 il piano strutturale e il piano delle funzioni del lago di Bilancino; nel 2007 il piano di tutela paesaggistica e di classificazione acustica; nel 2008 l’adozione di quattro varianti ponte,richiamate nel suo intervento dal sindaco,al fine di non bloccare ulteriormente l’attività edilizia, con le quali si anticipavano i nuovi indirizzi,con un sostanziale ridimensionamento delle volumetrie già previste dal vecchio piano di fabbricazione del 1985; infine nel 2009 il regolamento urbanistico comprensivo delle norme per la tutela del patrimonio edilizio storico ( ricordo il recupero con di Villa le maschere , villa Erbaia, villa Torrigiani, il castelletto delle maschere, le chiese intorno al lago e tanti altri volumi di minor pregio storico) E’ uno dei paradossi di questa vicenda che il periodo storico che ha visto a Barberino la maturazione più compiuta di una politica territoriale rigorosa e selettiva sia stato bollato come gestione “privatistica”. Questo grande lavoro, fatto dal 2000 al 2009, costituisce ancora oggi la base degli strumenti urbanistici vigenti ha valorizzato la struttura tecnica del comune che si è potuto avvalere di tante competenze esterne, esperti per la tutela del paesaggio, della pianificazione, dell’ambiente , delle infrastrutture oltre a geolologi, ingegneri, agronomi e forestali con un impegno notevole di risorse finanziarie. E’ un buon viatico, per gli amministratori di oggi, che l’inchiesta si sia conclusa come si è conclusa. Potranno serenamente proseguire nel lavoro fatto. Un lavoro che necessita di continui aggiornamenti ed integrazioni perché dopo la crisi la realtà economica anche a Barberino è cambiata e quindi anche gli obbiettivi strategici del piano strutturale possono essere riconsiderati, come è stato fatto senza aver paura delle critiche e delle malversazioni che non ci hanno impedito di assumere scelte difficili, per le quali ci siamo spesi e abbiamo pagato anche un prezzo personale. Questo periodo ci è toccato di vivere e di fare gli amministratori del comune di Barberino. in questi anni di grandi e gravose scelte per il nostro territorio. Avremmo avuto bisogno di partiti forti e non litigiosi,di una politica che guardasse agli obiettivi e non ai nomi di una maggioranza più coesa. Nonostante ciò non ci siamo tirati indietro ed abbiamo assunto le conseguenti responsabilità. Un grazie di cuore a tutti coloro che in questi anni hanno condiviso Le responsabilità del governo del comune, con un particolare ringraziamento ai consiglieri comunali, agli assessori, ai dirigenti ed alla struttura comunale che hanno lavorato con noi per raggiungere gli obbiettivi che la maggioranza della popolazione ci aveva affidato”.
Alberto Lotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 maggio 2016