Caso Monastero: “Niente è deciso per le camere a ridosso della Pieve”, Cristina Becchi fa il punto
BORGO SAN LORENZO – Sul futuro del Monastero di Santa Caterina si è accesa la polemica politica, ed è diventato il primo argomento della campagna elettorale. Accuse sono partite in particolare dal candidato di Borgopartecipa Leonardo Romagnoli (articolo qui), ma anche esponenti del centrodestra e prossimi candidati di BorgoRosso non hanno mancato di sollevare critiche di vario genere. Ora la vicesindaco Cristina Becchi, candidata sindaco per il centrosinistra, ha diffuso questa nota:
È giusto dare una spiegazione chiara in merito alla questione del Monastero di Santa Caterina. Che non può diventare uno dei tanti argomenti da polemica elettorale. È una questione rilevante per il futuro del nostro centro storico, ed anche complessa. E come in tutti i problemi complessi, ci sono vari elementi da considerare. Perché il recupero e riutilizzo del monastero è e resta un problema sicuramente non semplice. Basti pensare alle difficoltà enormi per dare un futuro all’ex-ospedale di Luco, nonostante il forte impegno dell’amministrazione comunale, che ha bussato a tante porte, pur non essendo l’edificio di proprietà comunale, per trovare una soluzione.
La prima e fondamentale esigenza è far sì che il Monastero di Santa Caterina sia utilizzato, sia preservato dal degrado. Ricordo che in questo caso l’immobile è di proprietà privata. E una proprietà peraltro parecchio complicata. Questo finora ha fatto da freno. La nascita, alcuni anni fa, di un’apposita fondazione, che ha messo le premesse per un intervento sul monastero ha aperto la prospettiva positiva che gli spazi venissero riutilizzati, e con finalità sociali, culturali ed economiche. È interesse dell’intera comunità borghigiana avere un complesso così importante, nel cuore del centro storico, attivo e vivo, piuttosto che un rudere che crolla.
In questo senso l’ultima proposta avanzata dalla Fondazione Cittadella di Santa Caterina è stata recepita nel POC come opportunità di un utilizzo economicamente sostenibile. Ricordando che per il recupero si stima un costo di almeno 5 milioni di euro.
Ma i progetti poi vanno realizzati in base alle situazioni e alle esigenze. Il problema che da un anno la parrocchia ha evidenziato, in merito all’utilizzo di determinati spazi per realizzarvi camere e sala da pranzo, è reale. Non si tratta di negare un utilizzo turistico, ma semmai di trovare, nei grandi spazi del Monastero, collocazioni più consone. Anche a me, fin quando la questione mi è stata posta, quella ipotesi di collocazione è apparsa inidonea.
Si tratta quindi di lavorare affinché il progetto, che non è stato ancora presentato nei suoi dettagli, trovi la forma migliore per contemperare le esigenze di tutti.
Chi critica finge di non sapere che c’è un vincolo importante: qualunque progetto di recupero del complesso monastico e l’insediamento delle nuove attività – cito dal POC – “è obbligatoriamente soggetto ad una convenzione da stipulare tra i soggetti privati e l’Amministrazione comunale, chiamata a tutelare il bene di valore storico, culturale e architettonico e a contemperare l’interesse privato con la valorizzazione delle attività di interesse pubblico da svolgersi nell’ambito dell’impianto seicentesco che, in tal modo, potrà pienamente essere goduto dalla cittadinanza”. Per chi sa leggere senza preconcetti o strumentalizzazioni elettorali, è evidente che destinazioni e utilizzi dovranno essere concordati con l’amministrazione in una convezione dove è chiaro si dovrà far rispettare la sacralità dei luoghi vicini. Ripeto: non è stato approvato alcun progetto che preveda la collocazione degli spazi turistici-ricettivi a ridosso della pieve. Esiste solo un’ipotesi, della Fondazione, non concordata col Comune, e che potrà essere opportunamente modificata.
Se sarò eletta mi adopererò in tal senso. E lo farò mirando al decollo di un progetto che non veda divisioni o contrapposizioni ma sappia fare del Monastero il fulcro di una collaborazione tra realtà diverse, Fondazione, parrocchia, associazionismo, amministrazione comunale, unico modo, io credo, per ottenere un risultato positivo e duraturo.
È un impegno che mi prendo, e non da ora. Già ho avviato, da mesi, e anche negli ultimi tempi azioni che consentano di far confrontare i vari soggetti e trovare soluzioni concrete. E’ ciò che deve fare un amministratore serio. Nel silenzio, senza proclami. Magari prende meno like rispetto a chi scrive accuse e sparge veleni e anche falsità, ma fa l’interesse della propria comunità.
Il giochino di volermi caricare di responsabilità fatto dal candidato Romagnoli e dai suoi sostenitori è del tutto forzato e anche fuori misura. Che direbbe se qualcuno gli attribuisse lui la colpa di non aver salvato l’ex-ospedale di Luco perché è stato quasi vent’anni amministratore del Comune di Borgo San Lorenzo?
Cristina Becchi – Borgo Insieme
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 maggio 2024
Polemiche….
Ma cosa hai fatto in questi 5 anni di legislatura come vice sindaco??
Queste problematiche non dovevano cadere nel dimenticatoio