Compost e percolato, anche il Mugello nell’inchiesta giudiziaria sulla gestione dei rifiuti
MUGELLO – L’inchiesta giudiziaria che ha investito i vertici di Alia, accusati di una lunga serie di reati ambientali e con 28 indagati, coinvolge anche il Mugello.
Sono fatti che risalgono anche a molti anni fa, su questioni diverse tra loro.
Si tratta, sostanzialmente, di tre filoni di inchiesta:
– l’utilizzo dell’impianto per il compostaggio a Faltona, nel comune di Borgo San Lorenzo;
– la gestione di una vecchissima discarica, negli ultimi decenni del secolo scorso utilizzata dai comuni di San Piero a Sieve e Scarperia, in località “Bosco ai Ronchi”
– l’invio di compost “irregolare” ad alcune aziende agricole mugellane.
Tra i 28 indagati, alcuni dei quali sottoposti anche a misure restrittive, c’è anche un Mugellano, Paolo Romagnoli di Vicchio, capo impianto di Faltona, già per Publiambiente.
L’aspetto principale per cui il Mugello entra nell’inchiesta riguarda il compost, utilizzato come ammendante in agricoltura. Da quasi un decennio a Faltona funziona un impianto di compostaggio, progettato fin dal 2001, realizzato da Publiambiente e costato 12 milioni di euro, con un flusso annuo di rifiuti organici e verdi derivanti dalla raccolta differenziata stimato in 35 mila tonnellate annue.
L’accusa principale è quella di aver “gestito abusivamente un’ingente quantità di rifiuti speciali non pericolosi prodotti dall’attività di compostaggio, avendo attribuito agli stessi codice CER non corretti” (i codici devono identificare il tipo di rifiuto e anche il processo produttivo utilizzato).
Poi ci sono numerose altre contestazioni, dall’aver consentito/provocato l’emissione in atmosfera e la conseguente ricaduta nelle aree urbanizzate circostanti odori molesti generatisi all’interno dell’impianto di compostaggio”, alla mancanza di cartellazioni, presenza di ristagno del percolato, mancata tenuta in depressione dell’impianto, irregolarità nella compilazione delle schede di tracciabilità, deposito irregolare di rifiuti speciali non pericolosi di varie tipologie (tra i quali il segmento del camino sostituito nel 2016) nel piazzale retrostante l’impianto.
Riguarda il compost, ma non quello prodotto a Faltona bensì nell’impianto di Case Passerini, anche un altro filone mugellano dell’inchiesta. L’accusa è quella di aver gestito abusivamente ingenti quantitativi di compost fuori specifica CER, pari a 1.409.020 kg cedendoli come ammendante a varie aziende agricole locali. Quando invece il materiale avrebbe dovuto essere smaltito presso una discarica.
Tra le aziende vittime che si sono viste rifilare questo compost irregolare vi sono le società agricole di Scarperia e San Piero “Bacciotti di Sandra e Roberto Mongili”, utilizzato anche sui terreni dell’azienda “Cianti Bernardo”, l’azienda “Catelaccio di Fabbri Luigi”, la “Marchi Marcello”, “Cantini Riccardo”, “Scelsi Vincenzo” e altre.
In questi lotti sono risultati essere presenti materiali inerti – vetro, metallo, plastica- in percentuali superiori ai limiti consentiti dalla normativa di riferimento. E, secondo l’accusa, ciò sarebbe stato fatto “al fine di conseguire un ingiusto profitto”. Non dalla vendita, perché il compost pare venisse regalato, ma dal risparmio di spesa perché si evitava di conferire in discarica tonnellate di materiale (un risparmio di circa 130 mila euro).
Infine nel mirino degli inquirenti è entrata anche la gestione della vecchia discarica di San Piero a Sieve. L’accusa è di aver “deviato abusivamente all’interno di quattro bacini di imperbeabilizzazione il “percolato di discarica”, sistematicamente e per ingenti quantità, non inferiori a 8204 mc nel solo anno 2016, al fine di renderlo idoneo per essere scaricato in pubblica fognatura come da autorizzazione in possesso dell’impresa e così risparmiare i costi derivanti dalla gestione presso impianti autorizzati, quantificati per il solo anno 2016 in circa 227.496 euro, almeno dall’anno 2013 e sino al sequestro dei bacini in data 17.4.2018″. E altri abusi riguardano lo smaltimento di 4 tonnellate di fanghi derivanti dalla sedimentazione del percolato, conferiti alla discarica di Case Passerini che non era autorizzata a riceverli “e a tal fine mascherandoli con la fittizia attribuzione del CER relativo a terre e rocce di scavo”, e altri smaltimenti di percolato.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 Maggio 2021