DAI LETTORI – Lettera aperta ai no-eolico del Mugello
MUGELLO – Ho sempre seguito con attenzione, sia sulla stampa che sui siti locali e nazionali, le discussioni sull’eolico, in particolare riguardo al Mugello dove vivo, compresi ultimamente l’intervento di Tommaso Capasso, la conferenza stampa del sindaco di San Godenzo e il discorso della senatrice Michela Montevecchi in Senato. Però quando sento le argomentazioni dei “no eolico”, continuo a rimanere esterrefatto e nonostante il caldo mi vengono i brividi pensando al futuro delle mie figlie e di un’umanità che cerca così pervicacemente di autodistruggersi.
Ma come? Intere popolazioni saranno costrette a scomparire oppure a migrare perché i loro territori saranno presto resi inabitabili dai cambiamenti climatici causati da noi, dal nostro stile di vita, e quando potremmo fare qualcosa, anche se una piccola cosa, diciamo: no! Non lo facciamo perché disturba la nostra passeggiatina del bosco; rovina la vista della nostra collinetta preferita quando apriamo la finestra. Mi sembra di vedere questi paladini del paesaggio (che non va confuso con l’ambiente) di ritorno da una passeggiata sui crinali prendere il loro SUV e dopo aver fatto rifornimento alla Q8 arrivare a casa. Qui si fanno una doccia con l’acqua scaldata bruciando metano anche se fuori c’è il sole e 40 gradi (ma i pannelli solari termici sono troppo brutti). Poi, visto che fa
caldo, accendono il condizionatore con la corrente prodotta da una centrale a carbone, quella di La Spezia per rimanere nelle vicinanze (sempre perché i pannelli fotovoltaici sono brutti). Ma pensate che quelli che vivono vicino alla centrale a carbone siano contenti?
Questa in inglese si chiama sindrome NIMBY (Not In My Back Yard), ovvero, fatelo dove vi pare purché non a casa mia, ma una traduzione più corretta sarebbe: egoismo! Noi nel Mugello viviamo (ancora) abbastanza bene, ma fino a quando? Sapete quanto manca a superare i famosi 1,5 °C di aumento della temperatura media, dopo di che ci saranno conseguenze disastrose e irreversibili per tutti, anche per noi? Meno di 13 anni! Per chi poi egoisticamente pensasse di non campare così a lungo, gli 1.5° saranno comunque superati già nei prossimi 5 anni. Avrete sentito che in Canada (non in Africa!) quest’anno la temperatura è arrivata a quasi 50 gradi, come anche in Sicilia. Che in Siberia solo quest’anno sono già bruciati 9 milioni di ettari di bosco, con il fumo che ha raggiunto il Polo Nord, di fronte ai quali i nostri 100.000 ettari sono quisquilie? E le alluvioni, le grandinate? Credete che tutto questo non possa succedere anche da noi, fra 10 anni, o forse l’anno prossimo, o il mese prossimo, o domani?
Ma quali sono le motivazioni per il no eolico? Da (ormai ex) ricercatore sono abituato a ragionare sui fatti ed i numeri, non su opinioni, illazioni e chiacchiere da bar. Dunque:
- È un impianto industriale, fatto per guadagnarci. Certamente! Perché, la benzina per la vostra macchina ve lo porta a damigiane un contadino che la scava con la zappa? Il metano che usate per il riscaldamento la comprate da un ente di beneficenza? I pozzi di petrolio o le centrali a carbone sono forse impianti artigianali? Almeno in questo caso chi ci guadagna sono italiani, non gli sceicchi arabi o gli oligarchi russi. Con tutto il rispetto che hanno entrambi per i diritti umani, specialmente delle donne, basta vedere fatti recenti. Per questo mi sorprende, e mi delude molto, la posizione di Michela Montevecchi, che fa parte della commissione del Senato per la tutela dei diritti umani, e di Irene Galletti, specializzata in Tutela dei Diritti Umani. Per non parlare del fatto che entrambe fanno parte del M5S, che ha sempre fatto della transizione ecologica una bandiera, fino ad imporre un apposito ministero;
- Le strade di accesso distruggono i boschi. Certamente qualche albero sarà abbattuto per costruire qualche chilometro di strada di accesso, come del resto è stato fatto per buona parte dei 32 milioni di km di strade italiane. Perché solo questi alberi sono importanti? Dove eravate quando gli alberi venivano abbattuti per fare le autostrade? Quando altre montagne venivano sventrate (e lo sono ancora) per fare impianti di risalita e teleferiche per turisti pigri? Quando boschi venivano abbattuti per fare piste da sci, per quella che alla fine è un’attività voluttuaria, con neve sparata dai cannoni e battute da gatti (gatti !!??!!) che consumano più di una Formula 1?
Considerate poi che praticamente tutti i boschi dell’Appennino, come quasi tutti quelli italiani, non sono boschi “naturali”, cioè foreste primeve, ma boschi creati e coltivati dall’uomo e adesso spesso abbandonati, in massima parte cedui invecchiati. Per verificare con i miei occhi qualche giorno fa sono stato sul Giogo di Villore, una zona che non conoscevo. Quello che ho visto non sono delle foreste vergini, ma castagneti da frutto abbandonati, con molti alberi secchi, e cedui invecchiati di carpine e faggio, probabilmente in origine utilizzati per legna da ardere e carbone e ormai non più redditizi. Qua e là si trova qualche albero più vecchio, probabilmente le matricine del ceduo anch’esse invecchiate. Il mito che i boschi coltivati lasciati a se stessi ritornino da soli ad un equilibrio naturale, è solo un mito, a meno di non parlare di centinaia di anni. Un bosco monospecie e molto fitto è soggetto a deperimento che lo rende soggetto a malattie che si propagano facilmente e ad incendi. I cedui devono essere accompagnati attivamente alla transizione con quello che si chiama taglio di avviamento ad alto fusto, cioè diradandoli lasciando gli esemplari migliori di ogni ceppaia e privilegiando le piante da seme e le specie non dominanti in modo da aumentare la biodiversità. Questo potrebbe essere un intervento da effettuare in concomitanza con la costruzione dell’impianto eolico, sfruttando anche la viabilità costruita ad hoc. In ogni caso è un intervento che non deve essere valutato da un architetto, un ingegnere, un poeta o un politico, ma da un esperto in scienze forestali. Per non parlare poi del rischio sempre maggiore indotto dai cambiamenti climatici. Ricordate il ciclone Vaia? Proprio gli alberi di crinale sono i più esposti alla siccità che li possono disseccare e ai forti venti che li possono abbattere. - Devono essere fatte altrove. Però il vento c’è dove c’è, e normalmente c’è sui crinali. Chi sui crinali ci va veramente, non solo a parole, conosce benissimo come arrivando accaldati da un sentiero di fondovalle si prova la sensazione di fresco dovuta al vento quasi sempre presente sul crinale.
Se volete potete andare a verificarlo voi stessi sull’ Atlante Eolico Interattivo di RSE 7. Si potrebbe scegliere un altro posto? Certamente, per esempio il Corno alle Scale sarebbe un sito più produttivo, ma bisogna anche tenere conto della possibilità di accesso per costruire l’impianto.
L’altra possibilità è di costruirli in mare, ma l’ambiente marino è molto più aggressivo, impone di utilizzare tecniche più costose e riduce la durata dell’impianto. Poi anche lì ci sono molti affetti dalla sindrome NIMBY, inventandosi anche “l’inquinamento paesaggistico”; - Bisogna fare impianti più piccoli e il microeolico. Il rapporto costi/benefici degli impianti eolici, sia dal punto di vista economico che ambientale, migliora con le dimensioni degli impianti. Più sono grandi ed alti e meglio funzionano, richiedendo meno energia e risorse per istallarli e occupando meno suolo. Per l’altezza basta guardare l’atlante eolico, la produttività a 100 metri sul livello del suolo è quasi sempre doppia rispetto a quella a 50 m. Se non ci credete andate a vedere l’impianto di Carpinaccio in una giornata di vento scarso: le turbine più basse, quelle bipala, sono ferme, mentre quelle più alte, tripala alte 60 m, girano regolarmente. L’impianto proposto per Villore produrrà con 8 turbine 80 GWh all’anno, più del doppio di quello di Carpinaccio che invece ne ha 17, e li produrrà per almeno 50 anni senza consumare ed emettere nulla e richiedendo solo una minima manutenzione.
Il microeolico? Riempiendo i tetti di frullini ci tenete accesa qualche lampadina quando tira vento forte, ma non ci alimentate con costanza una casa. E comunque è già difficile ottenere i permessi per istallare sui tetti i pannelli fotovoltaici e termici, figurarsi questi; - Le turbine fanno rumore. Mah! Ho provato ad andare sotto le turbine di Carpinaccio, ma il rumore più forte che ho sentito era il ronzio dei ventilatori per il raffreddamento dell’elettronica, non più percepibile a qualche centinaio di metri. Magari con vento forte si sentirebbe il rumore delle pale, ma siete mai stati in una foresta di crinale con vento forte? Si riesce a malapena a parlare col vicino;
- Non sono riciclabili. Il pilone è fatto di cemento armato, come gran parte degli edifici moderni e delle vostre case. Vi siete mai chiesti quanto è riciclabile casa vostra? O il centro commerciale dove andate a fare shopping? Il generatore è fatto in metallo, rame, acciaio ecc., né più né meno come l’alternatore della vostra auto o il motore della vostra lavtrice, ed è riciclabile allo stesso modo. Rimangono le pale in composito, principalmente fibra di vetro, un materiale che è usato da decenni anche in molte altre applicazioni, negli aerei, nelle barche, per le bici, in parti di auto, per le protesi, per dispositivi di protezione… Perché solo per le turbine eoliche ci si preoccupa del loro riciclaggio? Che comunque è possibile 10 e crescerà quando ci sarà la domanda. Infatti la vita dell’impianto è prevista in almeno 50 anni (voi ogni quanto cambiate e riciclate l’auto o la lavatrice?) e probabilmente molti di più con qualche aggiornamento tecnologico. Come molti degli impianti idroelettrici costruiti in Italia alla fine dell’800, anch’essi fatti di cemento e turbine, che sono tuttora in funzione spesso con le stesse dighe e turbine di quando sono state costruite, con solo qualche aggiornamento tecnologico;
- Le pale uccidono gli uccelli. È vero, ma in misura minima. Però qualunque gatto che vive all’aperto uccide molti più uccelli di un generatore eolico. Anche i vetri delle finestre e le auto uccidono moti più uccelli degli impianti eolici. A me capita diverse volte all’anno di sentire un forte urto su una finestra e poi trovare un uccello morto sul davanzale. Allora, cosa dovremmo fare? Sterminare i gatti? Dipingere di nero le finestre?
- Sono brutte. Alla fine l’unica obiezione difficilmente criticabile è questa, ma è anche quella più soggettiva. Io potrei dire che le pale mi piacciono, hanno una elegante forma aerodinamica, e che il pilone mi ricorda un campanile rinascimentale; chi mi può contraddire? Potrebbero diventare un elemento caratteristico del paesaggio come i mulini a vento olandesi. E poi perché solo gli impianti eolici devono essere brutti? I cavalcavia e i ponti delle autostrade (anche quando non crollano), le torri dei telefonini, i tralicci dell’alta tensione sono forse belli? E le pianure, riempite di orrendi capannoni industriali con i tetti in eternit, ora sempre più sovente abbandonati, e di centri commerciali con vezzose torri pubblicitarie visibili da chilometri?
Dicono che le turbine si vedranno dalla casa di Giotto. E allora? A Firenze (dove è vietato perfino istallare sui tetti i pannelli solari per “salvaguardare la skyline”) la prima cosa che vede un turista arrivando dall’autostrada o dall’aeroporto non è più la cupola del Brunelleschi ma il palazzo di giustizia di Novoli, eletto come il quinto più brutto edificio del mondo. Quello però è stato autorizzato; un progetto degli anni ’70, quindi senza la minima considerazione per l’efficienza energetica, fatto da Leonardo Ricci, allievo di Giovanni Michelucci, poi costruito a partire dal 2000 quando Ricci era già morto da tempo. Conoscevo bene Giovanni Michelucci e quando ero ragazzino passavo spesso l’estate nella sua villa di Fiesole. Una volta, mentre stavo giocando in giardino, l’ho visto al tecnigrafo nel suo studio mentre faceva uno dei primi disegni della chiesa dell’autostrada. Mi sono avvicinato e ho detto “che bella!”. Lui si è voltato e mi ha detto una cosa che ricorderò sempre “vedi fare una cosa bella è facile, fare una cosa bella e che funziona bene (probabilmente aveva detto “funzionale”, ma io ricordo così) è molto più difficile”. Purtroppo adesso gli architetti e i fautori del bello pensano al bello a se stante, dimenticando l’insegnamento di Michelucci: che la funzione deve sempre prevalere sulla forma. Chissà come si starà rigirando nella tomba affacciandosi da lassù a vedere Firenze.
Resto comunque dispostissimo a discutere tutto, ed anche a cambiare idea, purché con argomenti
solidi e non con i paraocchi del solo proprio punto di vista, spesso unicamente ideologico. Considerando però in primo luogo che entro 10 anni dobbiamo attuare quella che adesso si chiama “transizione energetica” se vogliamo avere qualche speranza di salvarci da eventi ancora più disastrosi di quelli attuali. Per farlo dovremo elettrificare tutto, producendo molta più elettricità di quella attuale e senza emettere gas serra; è inutile comprare le auto elettriche se poi le batterie le carichiamo bruciando carbone.
Ma perché poi con l’eolico? Perché l’eolico è la fonte di energia più economica, col minor impatto ambientale, con le minori emissioni di gas serra e in conclusione più sostenibile. L’unione dei comuni del Mugello ha commissionato al CNR ed all’Università uno studio delle potenzialità energetiche del Mugello . Leggetelo e vedrete che le potenzialità di produzione di energia elettrica provengono per l’80% dell’eolico e per il 12% dal fotovoltaico sui tetti delle costruzioni abitative. Il famoso “facciamo il fotovoltaico solo sui capannoni” è un aiuto, ma è solo il 5%. Tutto il resto, microidrico, biomasse ecc. sono quisquilie.
Quindi, se vogliamo sperare di lasciare ai nostri figli e nipoti un pianeta vivibile dobbiamo rassegnarci a vedere TUTTI i crinali coperti da pale eoliche (come anche i mari) e TUTTI i tetti coperti da pannelli solari. E non basterà, dovremo anche adottare stili di vita sostenibili e meno energivori di quello attuale. Anche così non è detto che ce la faremo ma se non ci proviamo non ce la faremo sicuramente.
In ogni caso, prima di criticare e pontificare sul paesaggio e la natura incontaminata dovete dire come avete intenzione di produrre in maniera sostenibile l'energia che consumate ogni giorno. Le alternative alle rinnovabili sono solo due: riempire il mondo di centrali nucleari oppure tornare a vivere nelle caverne e nelle capanne di paglia. Ma in quest’ultimo caso solo pochi ce la faranno, tutti gli altri saranno destinati a perire.
Tanto per fare una metafora adeguata ai tempi, mi sembra come se i passeggeri di una teleferica, vedendo che il cavo si sta sfilacciando e che ci sono i famosi forchettoni a bloccare i freni, si mettessero a discutere su quanto è brutta la vernice scrostata della cabina.
Piero Mazzinghi
PS Tanto per eliminare possibili dubbi: non sono prezzolato da AGSM, non so chi siano e non me ne importa niente. Sono un pensionato che ha fatto per tutta la vita il ricercatore; sono stato per lavoro in Africa, in Amazzonia, in Artico e ho visto e analizzato i disastri che sono già in corso per i cambiamenti climatici. Da 35 anni abito su un crinale, cercando di viverci nel modo più sostenibile possibile, e anche da qui ho visto il progressivo e sempre più veloce degrado dell'ambiente, ondate di caldo, alberi secchi e sradicati dal vento, sorgenti che spariscono, grandinate e piogge estreme; tutte conseguenze dei cambiamenti climatici.
(Rubrica: Dai Lettori)
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 settembre 2021
c’è solo una cosa da fare…
quotare pure la punteggiatura !!
Dispiace leggere queste parole. Dispiace questa semplificazione fatta dal vostro giornale, fatta forse non a caso….
“I no-eolico”. E trovo veramente superficiali e ingiuste le argomentazioni del Sig.re Mazzinghi. A proposito della citazione dell’architetto Michelucci ricorderei che era un uomo con un rispetto per la natura innato e profondo che gli avrebbe permesso di comprendere molto bene le motivazioni dei “no-eolico”…come siamo stati chiamati ( forse per creare confusione con altri “no” che oscurano la ragione di molti uomini in questo periodo). Michelucci si definiva “attaccato alle radici degli alberi”, osservava i tronchi e la vita che nascondevano, guardava una piccola lucertola negli occhi. Andava per i boschi, questo grandissimo uomo, e percepiva se stesso come una molecola, sentendosi il castagno, sentendosi la quercia. Forse questo signore che lo ha citato e lo ha conosciuto dovrebbe tornare nei boschi e camminarvi in solitudine senza conteggiare i fusti da tagliare o da abbattere perché vecchi. Forse questo signore, e tanti altri come lui, dovrebbe tornare nei boschi di tutto il nostro paese, quei boschi che danno ossigeno e vita a tutti noi. Ci sono molti altri luoghi dove costruire impianti di eolico industriale. Anche con venti maggiori e costanti, ma forse , l’abbandono dei nostri boschi nasconde qualcosa che non vogliamo vedere e indagare. Spesso alle spalle delle terre abbandonate ci sono interessi in agguato. Invito il vostro giornale e il vostro lettore a mostrare un po’ più di sensibilità e coscienza. Sono tempi duri, magari ci sarà utile.
Perché, cara signora Torrini, non si riesce a dialogare e confrontarci in modo un po’ più sereno? Ci accusa di “semplificazione”, e aggiunge “fatta forse non a caso…”. E ci invita a mostrare più sensibilità e coscienza. Un giudizio e perfino un’insinuazione, questa sì campata in aria. Un lettore esprime un proprio parere, e lo fa – condivisibile o meno – in modo ragionato. Ci dica, non dovevamo pubblicarlo? Dovevamo prenderne le distanze? In che modo esercitare più sensibilità e coscienza? Quando abbiamo pubblicato, e ne abbiamo pubblicati a iosa, commenti e interventi contro l’impianto eolico di Villore, abbiamo dimostrato più sensibilità? Suvvia, cerchiamo di toglierci l’elmetto. E impariamo ad ascoltare le argomentazioni degli altri. Se del caso confutandole civilmente, come del resto lei fa a proposito di Michelucci.
Cara signora Torrini, se mi accusa di superficialità evidentemente non ha letto con attenzione quello che ho scritto, e soprattutto non è andata a guardare i link (quelli in rosso nel testo). Tutto quello che ho detto è accompagnato da una documentazione scientifica.
Quanto ad andare per i boschi, io nei boschi ci vivo tutti i giorni e li ho anche studiati professionalmente, fra l’altro scrivendo un capitolo di un libro sulle faggete. La manutenzione del bosco di cui lei parla, la faccio veramente e personalmente: il mio bosco è l’unico nei dintorni non abbandonato e nemmeno tagliato. Per questo gli abitanti dei dintorni vengono a passeggiare nel mio bosco, con i sentieri tenuti puliti e percorribili. Già due volte degli incendi sono stati arrestati grazie all’opera di prevenzione che avevo fatto, ricevendo i commenti della Forestale e dei VAB “certo che se tutti facessero come lei ci sarebbero meno incendi…”. Tutto questo senza ricevere nessun aiuto, né economico né lavorativo, anzi lottando con le varie burocrazie. Se vuole venire ad aiutarmi a togliere il sottobosco secco, pericolosissimo per gli incendi, ho un pennato anche per lei.
Quanto a Michelucci, sono andato in giro per i boschi anche con lui e con le sue figlie, e le assicuro che conosceva bene il valore del bosco, ma anche il fatto che richiedesse cura e manutenzione.
Gent.mo Prof. Mazzinghi, ho approfittato dei suoi link per farmi un quadro scientifico e non solo istintivo, pur essendo un rispettoso amante della natura devo riconoscere che molti dati sono sconosciuti ai più e per questo alcuni lettori enfatizzano solo alcuni aspetti ignorando la realtà dei fatti.
Cominciassero a non prendere aerei, rifiutare l’aria condizionata, portare il maglione di lana anche in casa in inverno ed usare la vettura solo quando indispensabile sarebbe già un notevole aiuto.
Consumare meno possibile evitando gli sprechi potrebbe essere un primo passo.
Iniziare a valutare quanto sta impunemente avvelenando l’atmosfera e le acque la produzione globalizzata in Cina potrebbe essere un secondo passo.
Infine rifiutare la produzione di massa globalizzata favorendo coloro che in questo paese vivono e vorrebbero prosperare sarebbe un’ottima prospettIva.
Grazie per la sua relazione.
purtroppo i no-xyz hanno in testa solo il NO e non si sforzano di comprendere (comprendere eh, non condividere) le posizioni altrui anche se ragionate, supportate e accompagnate da adeguata documentazione.
Il NO è no e tale rimane; cascasse il mondo !
C’è sempre un complotto, una strategia del male, un interesse malevolo; parafrasando una vecchia pubblicità di una barretta al cioccolato… “chissà cosa c’è dietro” [c’era il riso soffiato 😀 ]
Gentile redazione.
Gli interventi del signor Piero Mazzinghi sono una boccata d’aria in mezzo a un mare di ignoranza e di ambientalismo ingenuo.
Intervistate lui e persone come lui (che parlano di argomenti tramite fonti e cognizione di causa) più spesso.
Grazie per aver pubblicato questo articolo del Sig. Piero Mazzinghi. Mi ha fornito tante buone ragioni a quello che per me, da sempre, è un SI’ alle pale eoliche, dopo un primo momento di incertezza molti anni fa. Oggi più necessarie che mai.
Complimenti per il suo boschetto,è sicuramente un gioiello.Se ci fosse un tale interesse a livello Nazionale,Europeo e incentivi per la tutela e il
ripristino,ma non è cosi( https://www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/incendi-vale-piu-una-pala-eolica-che-un-bosco-rbj6cx6q )
Ma cosa direbbe se domani trovasse un avviso di esproprio nella sua cassetta di lettere,perchè Agsm ritiene il suo boschetto il posto perfetto per un “bel” impianto eolico? Sa,condivido il suo stile di vita come tanti altri che si oppongono a questo progetto(e non contro l’eolico di per se),invece ho il dubbio che tanti che sono favorevoli cosi si puliscono la coscienza e continuano a prendere l’aereo,la macchina potente e cosi via.Penso che la formula 1 e l’impianti artificiali da ski sono superflui e destruttive come la plastica e l’infinita quantità di oggetti che sin dal inizio sono costruiti per rompersi e diventare spazzatura… dispersa dove ci muoiono milliaie di uccelli e quindi possiamo anche giustificare l’estinzione delle aquile perchè altrove i gatti vanno a caccia dei passerotti?
Sicuramente lei sa,che vi è la possibilità per l’industria di acquisire il permesso di alterare le emissioni di Co2 piantando alberi..da qualche parte. Ma quindi non mi torna l’argomento che l’intero Appennino fosse così di spregio perchè creato dal uomo..Sempre alberi sono e per me sono eroi a poter crescere in condizioni così difficili,a fermare i terreni ed a dare casa alle creature che non hanno bisogno di luce elettrica,petrolio o cellulari.
No,non sono importanti solo questi-se fossero più apprezzati(e curati) magari anche da lei sarebbe meglio(e non perchè ci sto io-pure da qualche parte e non da per tutto uno può stare-come Lei,come tutti)Sono importanti tutti alberi perchè sono sempre meno e non credo che i nuovi alberi possono crescere con la facilità dei secoli passati.Non gli possiamo tagliare perchè non possono più prendere fuoco o per permettere che l’intero Appennino diventi l’autostrada dei signori del vento,perchè è questa l’idea e non 8 misere pale che-se si studiasse un attimino quel progetto-troverebbe che chiedono l’autorizzazione per ogni modello di aerogeneratore pur che non superi le dimensioni massime,che al suo parere sono il punto forte. E già! Ottenere i permessi per istallare un pannellino fotovoltaico è difficile-per ottenere i permessi per un impianto industriale presso una zona protetta male male si cambia anche le leggi! Esistono e sono in sviluppo tecniche eoliche e solari che producono con poco vento,poco sole o a direttura senza,,meno mastodontico e invasivi e realizzabile in molti posti già antroppizzati. …Anche così non è detto che ce la faremo,è vero,ma è proprio per quello che dobbiamo guardare di non creare altri guai in particolar modo a chi(piante e animali)cè la farebbe benissimo senza noi umani. E come? Con frenetica accellerazione ci siamo trovati in una strada senza uscita dove litigarsi di chi è la colpa in questo sistema perverso? Lei ha girato il mondo e poi si è rinchiuso 35 anni fa a casa sua,Lei no,ma già d’allora c’era chi alzava la voce ..ma rimanevamo inascoltati perchè non era conveniente per la strategia economica..ad ogni costo! Manderanno poi le vecchie pale in Africa come le vecchie macchine e pneumatici? Sapeva che la Ruanda da 2008 è “plasticfree” ?
Cara Annette, se mi proponessero di istallare un impianto eolico sul mio terreno sarei felice di cederlo gratuitamente, come ho già fatto per le condutture del metano e la fibra ottica per il paese vicino. Avrei solo due condizioni: che mi rifornisse l’energia elettrica che mi serve e contestualmente mi venisse data l’autorizzazione ad istallare i pannelli solari, che mi è stata ripetutamente rifiutata. Così potrei acquistare un’auto elettrica e istallare un impianto di riscaldamento a pompa di calore con la sicurezza che l’energia elettrica che usano non è prodotta da una centrale a carbone.
Riguardo ai boschi dell’Appennino non ho detto che sono “di spregio”, ho detto solo che sono boschi piantati e coltivati dall’uomo ormai da secoli. Adesso che sono in gran parte abbandonati necessitano di adeguate cure per farli evolvere in boschi di alto fusto, altrimenti deperiranno. In un ceduo abbandonato le piante sono tutte uguali e vicine fra loro, di conseguenza entrano in competizione per la luce e crescono verticalmente con una chioma e radici ridotte, molto esposti all’azione del vento. Un albero sradicato dal vento difficilmente ricresce, mentre uno (che non sia una conifera) tagliato ricresce in pochi anni. Inoltre piante uguali e vicine sono molto soggette a passarsi le malattie (come noi, del resto). Vada in giro per i boschi e veda quante piante di olmo sane sono rimaste. La grafiosi le sta sterminando e l’unico rimedio è tagliarle ai primi sintomi e bruciarle (possibilmente non nel bosco stesso, ma per produrre energia) in modo che dalle radici possa rispuntare una pianta sana, visto che la malattia attacca solo la parte aerea. Altrimenti fra poco non ci saranno più olmi.
Quanto ad impianti meno impattanti, se gli stessi 80MW dell’impianto di Villore dovessero essere prodotti con pannelli fotovoltaici il conto è presto fatto: considerando un’irraggiamento medio (ottimistico) di 200 W/m2 ed il rendimento dei migliori pannelli intorno al 20% occorrerebbero 200 ettari, questi si completamente disboscati, invece di 5.
E mi raccomando, mi faccia sapere dei pannelli che producono senza sole, li istallo subito in cantina, così non mi servono permessi…
Finalmente una presa di posizione seria e documentata.
Comunque, esemplare a suo modo anche il commento della lettrice contraria, che inizia lamentandosi del fatto che la lettera sia stata pubblicata. E dopo l’intermezzo lirico “sentendosi il castagno, sentendosi la quercia” (etc) chiude adombrando (ci mancava) il complotto “forse , l’abbandono dei nostri boschi nasconde qualcosa che non vogliamo vedere e indagare. Spesso alle spalle delle terre abbandonate ci sono interessi in agguato”
Sarà mai possibile trovare dei no-qualcosa che si attengano ai fatti?
Veramente, finalmente, un’analisi precisa, articolata sull’eolico nel Mugello. Merita, beninteso dopo la fatica dell’approfondimento, se non l’adesione convinta, almeno il confronto invece di cadere nella ricorrente tentazione del complottismo. Solo una domanda e una considerazione.” Qual’è il paesaggio montano nella meravigliosa Italia che si sposa bene con le pale eoliche, così gli mandiamo le nostre?”Adombro la classica risposta:”Questa individuazione compete ad altri.”
La considerazione lega il dibattito al precedente sull’idrogeno. Quello verde, oltre avere tanti problemi di applicazione effettiva (il primo è che è un gas MOLTO esplosivo), non lo è affatto. L’affermazione che utilizza una fonte di energia pulita e rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica) è un FALSO ESPOSITIVO: l’idrogeno verde utilizza( con resa inadeguata per le perdite) l’energia elettrica, punto.
Se ci sono impianti fotovoltaici o eolici vicino a un sistema che produce idrogeno va bene, ma, se si dice che l’energia elettrica che producono è dedicata a quell’idrogeno, si è consapevoli che il resto delle utenze (industriali, domestiche) non ne usufruisce? Ai fini della riduzione dell’inquinamento globale (effetto serra-clima) è la somma delle rinnovabili, cui dovremmo puntare non a parole, che fa il totale
Gentile Piero Mezzinghi, L’ho capito bene che vorrebbe cedere il suo bosco se Le viene pagata la bolletta di luce e dato l’autorizzazione dal suo comune che non da a nessun altro?(..e che Lei in generale non ritiene efficace?) Non è appena un pochino egoistico?..gratuitamente e a proposito di metano : https://valori.it/il-metano-la-falsa-soluzione/
Purtroppo non ha preso riferimento su vari argomenti esposti(forse non erano nelle sue vene) ma curiosamente ha voluto tirar fuori gli olmi:Ma quanti ne ha visto sul crinali considerando che effettivamente sono morti quasi tutti in Italia e Europa da decenni di anni dalla grafiosi importata dall’Asia come vari altri guai.Ho letto che si può diffondere anche dalla radice ad un altra ,poi che alcuni specie sono più resistenti(e vengono rimpiantati e che comunque sono indenni alla malattia fin a 2-3m.
La grafiosa ha condannato l’olmo a passare da grande albero a piccolo arbusto.
Allego un altro link utile su i boschi in generale : http://www.roveretoest.it/ecologia/ecosistema_bosco.html
Se volevamo evitare la moria di alberi dovevamo(o meglio dovevano)darsi una mossa un po prima come per tutto il “resto”. Mi sembra ci sia una differenza significativa tra “fa tabula rasa” o “pulire” il bosco-ma anche su l’ultimo ci sono teorie e opinioni vari.
Per fortuna(?) alla fine indirettamente ammette anche Lei che se-parole sue-“TUTTI crinali dovranno essere coperti dalle pale eoliche” non ci sarà più un albero(grande o piccolo) come su questi primi 5 ha(“si,completamente disboscati”-sempre parole sua)
Qui Le allego il link che mi chiedeva e altre due.
https://gossip4000.twittospia.com/le-persone-lodano-questo-studente-di-27-anni-per-aver-inventato-questi-pannelli-solari-in-grado-di-produrre-energia-anche-nei-giorni-nuvolosi/2020-12-02/
https://scelgozero.it/energie-rinnovabili/pannelli-solari-6-nuovi-prototipi/
http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/fotovoltaico-quali-sono-le-prospettive-di-innovazione.html
Penso che un serio ricercatore non avrebbe avuto bisogno di fare quel tipo di raccomandazioni per trovare l’informazioni e io non ho mai parlato di pannelli solari al completo buoi,ma se si diverte a fare le beffe perchè non le fa nella sua cantina?
Concordo pienamente con le argomentazioni e la forma espositiva del sig. Mazzinghi. Spero ci siano molti altri che la pensano come lui, se no siamo perduti.
Corrado Perrone
Finalmente un intervento serio e ragionato. Purtroppo l’atteggiamento che ho incontrato su questo argomento mi è sembrato spesso viziato da un “pensiero magico”: l’energia ci serve, gli scienziati devono trovare il modo di farcela avere, ma non qui.
Purtroppo i numeri sono impietosi. Oggi in Italia in un anno abbiamo bis0gno di circa 1500 TWh (miliardi di kWh). Se cerchiamo di ridurre i bisogni, con TANTE misure come abbassare la temperatura del riscaldamento, isolare BENE le case, evitare l’uso dell’auto, installare pompe di calore, e tante altre, possiamo dimezzare quel numero, circa 700 TWh. Per produrli ci servono qualcosa come 300 GW di fotovoltaico (l’anno scorso ne abbiamo installato UNO) e 100 GW di eolico. Centinaia di impianti come questo, in tutti i posti dove sia possibile farli.
E alla gentile signora Annette, la ringrazio per i link ai pannelli solari UV. Ma mi ricorda tanto quanto una altra attivista no-pale mi ha detto: basterebbe togliere gli stand-by ai televisori. No, non basta. Forse l’invenzione dei pannelli che catturano un po’ di UV e li trasformano in elettricità ci darà una mano. Gli stand-by ai televisori fan qualcosa. Ma sono briciole, lo zerovirgola percento di quel che ci serve. E’ come chi si abbuffa di lasagne, ma per non ingrassare non mette lo zucchero nel caffé.