DAI LETTORI – ‘Mia figlia, ragazza fragile illusa e fatta licenziare per il sogno di un lavoro più vicino’.
La replica della Rsa: Attenzione alla fragilità. Ma non c’erano i presupposti per un’esperienza lavorativa soddisfacente. Certe volte anche rispettando formalmente le regole e le procedure, nel mondo del lavoro, accade che si generino situazioni che, a chi le subisce, appaiono estremamente ingiuste. E’ il caso di questa madre, che ci ha scritto per il caso di sua figlia, persona fragile iscritta alle categorie protette. Una ragazza mugellana poco più che ventenne che, illusa dalla prospettiva di un avvicinamento alla fine, nonostante le promesse, ha perso il nuovo ed il vecchio lavoro. Pubblichiamo qui la lettera in oggetto e, naturalmente, anche la replica della Rsa di cui si parla (la Beato Angelico di Ronta). Precisiamo solo che alla ragazza era stato fatto un contratto a termine fino a giugno, e che è stata mandata via prima dello scadere del periodo di prova con la motivazione che altro personale si era liberato da altre strutture. Ma ecco la lettera:
Gentile Redazione, mi permetto di disturbarvi per raccontarvi l’ennesima ingiustizia perpetrata ai danni di una persona fragile, mia figlia.
Sono davvero delusa, amareggiata, arrabbiata perché a parole in questa nostra società siamo tutti buoni e prodighi verso chi è più fragile e devo dire che in questo la legislazione italiana ci aiuta tanto perché è davvero una tra le più in avanguardia … peccato che, fatta la legge trovato l’inganno rimanendo sempre nella legalità ovviamente.
Vado ai fatti: mia figlia ha un attestato OSA, fatto prendere alla Proforma con tanti sacrifici e con questo aveva cominciato a lavorare a Marradi, in un centro diurno dove si trovava benissimo a contatto con persone meravigliose … vista però la distanza le abbiamo suggerito di mandare il suo curriculum anche alle strutture vicino a noi (abitiamo a Ronta) e con nostra grande gioia a metà novembre viene contattata dalla struttura “Beato Angelico”…. il colloquio, fatto il 9 novembre con il coordinatore della struttura, sig. Gabelli Claudio, la rende felice perché le viene testualmente detto che loro hanno bisogno e che quindi il 25 massimo il 28 di novembre avrebbe iniziato a lavorare da loro per cui l’hanno invitata a dare le dimissioni dal centro diurno di Marradi.
Peccando di fiducia nel prossimo e quindi senza nessuna carta che attestasse ciò, mia figlia si è prodigata a fare quanto le era stato detto dal signor Gabelli. Peccato però che poi lo stesso ha cominciato a posticipare sempre di più la data di inizio lavoro adducendo sempre scuse di documentazione da produrre e facendola arrivare al 3 di gennaio 2023 per assumerla, facendole di fatto perdere un mese di stipendio.
Ora, nostra figlia è tornata a vivere momentaneamente a casa con noi, ma se aveva da pagare un affitto ( cosa che ha fatto per 2 anni essendo andata a vivere da sola a Borgo) come avrebbe potuto fare??? Forse da questo dovevamo capire la malafede ma purtroppo abbiamo una smisurata fiducia che tutti siano, come noi, sinceri e limpidi … Comunque finalmente mi figlia si mette a lavorare ed oggi (nei giorni scorsi ndr) mi chiama in lacrime dicendo che le hanno dato la lettera di licenziamento … vi rendete conto??? Dopo solo 13 giorni !!! Ora dal punto di vista legale loro sono sotto una campana di ferro, hanno fatto tutto come legge comanda … ma dal punto di vista umano? Vi rendete conto? L’hanno illusa nel modo più atroce, l’hanno fatta licenziare … e poi alla fine l’hanno rimandata a casa con un calcio nel didietro … Ah, dimenticavo lei è iscritta nelle liste speciali delle categorie protette, art. 68.
Maria Campana
Di seguito invece la replica di Anni Azzurri, la società che gestisce la struttura:
Per la natura stessa del nostro lavoro abbiamo una specifica sensibilità per il mondo della fragilità verso la quale abbiamo il massimo rispetto che dimostriamo anche applicando in modo equo la normativa contrattuale a quelli che sono – a tutti gli effetti – lavoratori e lavoratrici. Nel caso specifico, i tutor incaricati di seguire l’inserimento in azienda hanno ritenuto che non ci fossero i presupposti per un’esperienza lavorativa che potesse risultare di soddisfazione per la stessa interessata, ancor prima che per l’azienda. Per tale ragione, avvalendoci del periodo di prova che la norma dispone proprio per consentire alle parti di verificare le reciproche aspettative, abbiamo ritenuto di dover interrompere il rapporto, pur a malincuore nei confronti della diretta interessata e della sua famiglia.
La Direzione
Nicola Di Renzone
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 Gennaio 2023
E con una bella letterina si son tolti il problema!!! Inclusione dei fragili??? Son solo cavoli di chi li ha come figli!!! Queste famiglie passano una vita ad arrabattarsi per garantire un futuro dignitoso a queste oersone, sfinendosi in tutti i sensi e con l’aiuto di pochissimi… Scrivo per esperienza diretta.
Se avevano un po’ di riguardo l’ avrebbero messa in prova mentre era ancora a lavoro a Marradi.
Gli dovevano dire prendi qualche giorno di ferie che vediamo come te la cavi.
Se andata come è andata vuol dire che la direzione di Ronta è fatta di gente di cui non ce da fidarsi.Visto che ho a che fare con gli anziani sconsiglieró questa struttura.