David Fabbri. “Cari bulli vi ho perdonato. Siete solo una brutta pagina del mio passato”
SCARPERIA E SAN PIERO – David, alla prima impressione, sembra un ragazzo tranquillo, forse un po’ timido. Ma se ci si sofferma a guardarlo negli occhi è impossibile non notare la sua forza, la sua determinazione. E di forza, David, ne ha avuta tanta, combattendo in prima persona il bullismo. Un’impresa non da poco per un bambino. Perché quando ha conosciuto la parte brutta della vita David era un bambino, andava alle elementari, ed ha dovuto lottare fino alle medie. Quando si dovrebbe solo pensare a giocare. In quel luogo che dovrebbe essere un porto sicuro, dove imparare cose nuove. La scuola. Oggi è un ragazzo, frequenta serenamente le superiori e continua la sua campagna contro il bullismo, anche se adesso ha amici e tante persone che gli stanno accanto e lo sostengono. Primi fra tutti la sua famiglia che non lo ha messo sotto una “campana di vetro”, ma si è schierata in prima fila mentre combatteva la sua battaglia.
Vuoi raccontarci la tua storia? È iniziato tutto in terza elementare, quando mi sono trasferito a Scarperia. E da subito sono iniziate le prese in giro. Ero considerato “quello strano” a causa della mia dislessia. Piano piano, ma neanche tanto, le cose sono andate a peggiorare. Mi hanno sputato addosso, rotto il computer che portavo a scuola a causa della mia difficoltà, spezzato le matite perché “tanto non mi servivano”. Di conseguenza anche il mio carattere è cambiato, sono diventato più schivo. Anche se a scuola, dal punto di vista della didattica, mi sono trovato abbastanza bene.
Hai denunciato la cosa? Ne ho subito parlato con i miei genitori ed insieme abbiamo deciso di aspettare e vedere come si evolveva la situazione, anche perché speravamo che con il passaggio dalle elementari alle medie tutto sarebbe cambiato. Invece, la situazione è peggiorata, fino ad arrivare alle botte. Infatti, un giorno mi hanno pestato a sangue nella palestra della scuola. È stato il culmine.
Tu hai raccontato questa storia in un video. Ed in maniera molto dettagliata. Com’è stato per te riviverlo? Mi fa ricordare tantissime cose. Per creare il video ho dovuto ritornare indietro a quei giorni e cercare di visualizzare ogni dettaglio per fare in modo che fosse il più possibile coerente con la realtà. Però non provo più rabbia, né sofferenza. Sono passato avanti. È il passato.
Poi ti sei trasferito a Firenze. Sì, da quando mi sono iscritto al Meucci sono andato a vivere con i miei nonni e torno a Scarperia solo nel fine settimana e per le vacanze. Però dal prossimo anno penso che tornerò qua, mi dovrò abituare alla vita del pendolare anche perché c’è l’idea di cambiar casa e con noi verranno a vivere anche i miei nonni.
Come mai hai scelto di vivere a Firenze? Avevo bisogno di cambiare aria. Poi ho visto che a Firenze c’è tutta un’altra mentalità. Il fatto di essere dislessico non è stato un problema, anzi, sono stato accettato benissimo. Certo, mi è dispiaciuto allontanarmi dalla mia famiglia ma alla fine sto con i nonni.
Hai ricevuto le scuse dai tuoi bulli? Sì, mi hanno chiesto scusa. Ma sono stati forzati, non li ho trovati sinceri. Però adesso, diciamo che li ho perdonati. Ci ho messo un po’ ma sono andato avanti. A volte li incontro ma non mi salutano neanche.
Perché, per te, esiste questo tipo di comportamento? Ci sono tanti motivi. Perché in famiglia non vengono trattati come vorrebbero. O semplicemente per il gusto di farlo. Magari si sentono piccoli e vogliono sentirsi più grandi.
Ed i tuoi amici, ti difendevano? Non direi. In quel periodo, quelli che erano i miei amici, non mi sono stati molto accanto. Non so perché, forse per la paura di ritrovarsi presi di mira a loro volta. Mi hanno fatto sentire molto solo. Per fortuna adesso è cambiato tutto. Nonostante questo vorrei che ci si rincontrasse, non provo rancore.
Perché hai deciso di fare questo video? L’ho fatto perché vorrei dare un po’ di coraggio a chi sta subendo le stesse cose. Vorrei fargli capire, innanzi tutto, che aprirsi è una cosa fondamentale perché, se rimane dentro, si prova rancore per tutta la vita. E poi bisogna farsi degli amici: rimanere soli è la scelta peggiore da fare.
Quando hai fatto vedere il video durante il concorso come hanno reagito i tuoi amici e compagni di scuola? Si sono complimentati per com’è venuto e per la mia forza. Mi hanno anche dato sostegno e questo ha stretto i nostri rapporti. Noi adesso su questo ci scherziamo su.
In questo periodo, di bullismo si parla molto. Sono usciti film, serie tv e libri. Secondo te è giusto questo approccio o è troppo commerciale? No, secondo me è giusto parlarne, di continuo. Anche per dare dei modelli di comportamento.
Hai pensato al futuro? Da grande cosa vuoi fare? Adesso sto studiando informatica e mi piace molto “smanettare al computer” e poi…vedrò. Prima studio le basi e da lì decido quali obbiettivi fissare. Adesso, invece, sto scrivendo un libro che molto presto pubblicherò, in cui racconterò la mia storia integralmente, anno per anno. Inoltre, il 14 luglio si terrà la partita amichevole del Calcio Storico Fiorentino ed io sono il “Magnifico Messere”. In pratica questa partita sarà in mio onore.
Una bella emozione, come l’hai presa? Non ci credevo all’inizio. Sono passato dalle stalle alle stelle. Un giorno i Carabinieri hanno chiamato mia mamma che, insieme al resto della famiglia, è andata, preoccupata, in caserma. Invece, erano stati chiamati per invitarci a questa partita che si giocherà tra le “Vecchie glorie” ed i Vigili del Fuoco di Badia a Settimo alla spiaggetta di San Niccolò a Firenze. Sono veramente emozionato e onorato. Sarò seduto accanto al sindaco di Firenze Dario Nardella e durante la partita i giocatori avranno la mia foto stampata sulla maglia.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 luglio 2018