E se Borgo San Lorenzo si fondesse con Scarperia e San Piero? Un’intervista col sindaco Ignesti
BORGO SAN LORENZO – “CivicaMente”, la lista civica di Borgo San Lorenzo che sostiene la candidatura del sindaco Paolo Omoboni rilancia il tema della fusione dei comuni, e sostiene che “la fusione fa la forza”.
“Il nostro sogno -spiega Alessandro Marrani- è il Mugello Comune unico. Il percorso da intraprendere prevede l’apertura di un tavolo di confronto tra i sindaci dei comuni confinanti, Scarperia e San Piero in primis. Per questo, siamo andati ad incontrare il sindaco Federico Ignesti, per sapere come stanno andando le cose”.
E lo hanno intervistato. Una lunga intervista, ma interessante. E destinata a suscitare dibattito politico. La rilanciamo qui.
Da chi è nata l’idea della fusione dei Comuni? E, nello specifico, da cosa è nata la scelta di unire proprio Scarperia con San Piero? La prima proposta è nata da una mozione della lista civica Idea, di opposizione, a San Piero, sul tema della fusione. Alcuni anni dopo abbiamo fatto una serie di incontri tra fine 2012 e inizio 2013 fra le Giunte dei due Comuni, in maniera autonoma. C’era comunque un percorso di condivisione già avviato. La Comunità Montana era stata trasformata in Unione dei Comuni. Scarperia si trovava molto bloccato nella capacità di investimento delle risorse, anche a causa del patto di stabilità. San Piero aveva la necessità di ampliare le dimensioni per avere una maggiore opportunità di fare scelte politiche, per non gestire solo l’esistente. Già avevamo un Piano Strutturale fatto insieme da più di 10 anni, e dunque una previsione strategica. Inoltre, abbiamo un’area industriale geograficamente in comune, su cui però si avevano due tassazioni diverse. Poi, era stato da poco costituito l’Istituto Comprensivo Scolastico tra Scarperia e San Piero. Infine, gestivamo anche in forma associata i mezzi del cantiere comunale e la post-gestione della discarica. Ci siamo detti: perché non provare a integrarci in maniera ancora maggiore? Per questo, abbiamo portato nei Consigli comunali del febbraio 2013 un atto in cui si chiedeva: si va verso una gestione più integrata di alcune funzioni, o verso una vera e propria fusione? A stragrande maggioranza entrambi i Consigli decisero per la fusione, sia con voto favorevole del centrosinistra che delle liste civiche e del centrodestra, ad eccezione di Rifondazione in tutti e due i Comuni.
Ma con la fusione non si pone un problema di rappresentatività? Alcuni territori potrebbero sentirsi ancora meno tutelati… Non è un problema, e non c’è stato nel nostro territorio. Nessuno conosce prima delle elezioni quali consiglieri di tal frazione o quartiere andranno in Consiglio. Anzi, con la nuova legge si è permesso, con un dimensionamento superiore ai 10.000 abitanti, di avere un Consiglio di 16 consiglieri più il sindaco: invece, se fossimo rimasti separati avremo avuto meno consiglieri per ciascun Comune rispetto al mandato precedente.
Insomma, a Scarperia e San Piero avevate un po’ il letto preparato… Non partivamo da zero. Abbiamo fatto anche abbastanza velocemente, con però una serie intensa di incontri pubblici fra cittadini, associazioni e imprese. Poi analizziamo i dati: perché a Scarperia col referendum il “sì” ha preso meno voti? Era passata l’idea che San Piero fosse un Comune disastrato, ma non era vero: non ci siamo accollati alcun debito.
Quali sono state le obiezioni che sono state rivolte alla fusione, anche nei dibattiti pubblici?Quando sono intervenuto nei dibattiti, le tesi opposte sono state smontate subito. Poi, mi sono trovato in alcuni Comuni dopo la nostra fusione dove i dibattiti non erano nel merito, ma incentrati sul governo di quella che era l’attuale Amministrazione, politicizzati. È stato un peccato, perché non si è compresa la questione. Per esempio, perché in Mugello non si fa un Comune unico? Un problema è l’estensione territoriale: se si fa un Comune grande con un territorio esteso, diventa difficile governarlo soprattutto se poco abitato. Pensiamo al Mugello: 1132 kmq per 64.000 abitanti scarsi. Più fusioni lo renderebbero più competitivo, insieme ad una strutturazione più efficace delle funzioni dei Comuni dentro l’Unione Mugello. Ma il discorso è più generale, e si deve porre a livello nazionale. Tra il comune di Roma e Palazzuolo c’è differenza. Non possono essere dati gli stessi parametri per amministrare. Ad esempio La manutenzione delle strade su una rete grande diventa difficile. Un conto è se sono 5 km quadrati, un altro 180. La fusione è un grande tavolo con gli ingredienti per fare una torta o altra pietanza, io la faccio in una maniera, te in un’altra. Ma gli ingredienti ci sono tutti, poi si deciderà sul gusto finale. Solo che, con la fusione, non ti manca più la materia prima per lavorare.
Quanto ha pesato il campanilismo? Sì, le obiezioni campanilistiche hanno pesato. Ma non è quello il problema: io dico sempre alle persone “Preoccupatevi che il Diotto continui, che ci siano le risorse”. Il Palazzo dei Vicari con la sua Torre se non si mantiene, casca. Quindi a cosa sarebbe servito il campanilismo? Per questo, ci sono da trovare risorse per mantenerlo. Però, ci sono state obiezioni sulla fusione: anche se, alla fine, qualcuno s’è ricreduto.
Avete chiesto uno studio di fattibilità? Noi lo abbiamo chiesto, ma poi non ci ha soddisfatto più di tanto quello dell’IRPET. Ci siamo quindi mossi coi riferimenti di Figline-Incisa, e con gli uffici abbiamo ricalcolato una stima.
Com’è stato il primo periodo dopo la fusione? E il periodo successivo? L’inizio non è stato facile. Ma abbiamo fatto dieci volte in più di quello che avevamo programmato. Il programma di mandato, dopo un anno e mezzo era stato fatto. Sembrava una cosa mastodontica all’inizio da poter completare, perché ci basavamo su ciò che avevano a disposizione i due ex Comuni e la fusione con i suoi benefici era tutta da sperimentare. Appena conclusa la fusione, abbiamo calmierato le tariffe, ridotto l’IMU al valore minimo dei 2 Comuni, abolito la TASI che quindi a Scarperia e San Piero non si è mai pagata, concesso agevolazioni su comodati d’uso familiari, estesi alle associazioni di volontariato, culturali sociali o sportive per l’ affitto su capannoni o altro. Abbiamo ridotto i costi gestionali interni di 300.000 €. Abbiamo creato uffici professionalmente preparati. Possiamo mandare gli uffici ai corsi di formazione. Senza dubbio la fusione ha portato un miglioramento della gestione ordinaria.
Quanti contributi sono arrivati a Scarperia e San Piero? A Scarperia e San Piero da 488.000€ del primo anno siamo arrivati a 1.5 milioni. Ma non sono i soldi. Sono le capacità di partecipazione ai bandi, è la struttura: si deve esser pronti coi progetti. È inutile avere i soldi se poi non li puoi spendere. La Regione te li dà i bandi, a co-finanziamento, o a rendicontazione. Quei soldi che ti danno non li devi chiedere a nessuno. Entrano nel circuito: sono moltiplicatori. Il Comune adesso ha pochi edifici pubblici da sistemare. Siamo al 90% di adeguamento sismico ed efficientamento. Manutenzioni continue. I debiti sono passati da 750.000€ di rate annue a 350.000€: abbiamo tolto 400.000€ con estinzione di rate dei mutui. Abbiamo poi ridotto il capitale da restituire per i mutui accesi da oltre 5 milioni a poco più di 1,5 milioni.
Quali sono stati i vantaggi immediati della fusione? Il sindaco prima non poteva proporre nulla quando incontrava i cittadini, a causa mancanza di fondi: il suo ruolo era l’intermediario dei funzionari comunali per vedere di racimolare qualche spicciolo. Adesso, con i vantaggi economici della fusione, può rispondere ai cittadini offrendo una programmazione alle loro richieste e una prospettiva di risposta per tutto il territorio. Prima, il bilancio era praticamente tutto bloccato e indirizzato sulle voci obbligatorie: a conclusione del 2013 a Scarperia avevamo una fetta di 750.000 € da poter investire, ma il patto di stabilità imponeva di trattenere 500.000 €. Quindi, ne potevamo investire solo 250.000 €. L’anno dopo, a fusione avvenuta, eravamo già a 4 o 5 milioni di disponibilità. Avevamo risorse interne sbloccate, mentre altre risorse erano state impiegate per estinguere i debiti dei mutui contratti. Noi questa cosa della fusione, e dei vantaggi, l’abbiamo sempre comunicata. A tutti.
Quale svantaggi hai trovato con la fusione? Secondo me, sono processi in corso e non ce ne rendiamo ancora conto. La riprova non ci deve essere perché sennò si chiude. Di svantaggi, però, sinceramente non ne ho trovati. Ditemi poi che sono troppo ottimista…
Cosa è cambiato a livello culturale? Le associazioni culturali hanno trovato un nuovo fermento e c’è stata un’osmosi fra i cittadini. Come fra quelle sportive o per i servizi del Comune le persone hanno iniziato a circolare fra le strutture di Scarperia e San Piero senza preoccuparsi più di quale fosse stato il vecchio Comune di provenienza, quindi facendo anche nuove conoscenze o tessendo nuove amicizie.
Cosa ne pensi di una fusione con Borgo? Adesso c’è un processo avviato , c’è voluto un anno e mezzo per conoscersi, anche per il metodo di lavoro. Ci vogliono secondo me 2 mandati per mettere il tutto a regime. Però arrivati a fine 2024 ci dobbiamo pensare, perché la nostra idea era quella che questo processo fosse emulato: da altri. Borgo con Scarperia e San Piero farebbero un Comune di 30.000 abitanti. Ci sarebbe tutto. C’è da lavorare soprattutto sulle municipalità, perché poi non si potrà più sottrarsi all’idea che possa diventare, se ci sarà questa fusione, il Comune che avrà la responsabilità di rappresentare il Mugello. Una specie di Comune unico con tre distretti. Tassazione uniforme, imprese, servizi: ci sarebbero ospedale, area industriale, autodromo, golf, siti storici e di valore artistico e architettonico. Supererebbe la soglia di dimensionamento dei Comuni di 30.000, soglia a cui non siamo abituati in Mugello. Diventerebbe il 5° o 6° Comune della provincia di Firenze. Però non andiamo oltre, ora ci sono le elezioni 2019: questa sarebbe un’altra storia da discutere per chi ci sarà, come opportunità, durante la prossima consiliatura.
Come consideri in generale il tema delle fusioni? Si tratta di una cosa che devi fare con l’idea che dopo non devi essere tu in persona a fare il sindaco, altrimenti tutto avrebbe un retropensiero che non ti permetterebbe di vedere la grande opportunità, quindi si potrebbe rischiare di non essere convinto fino in fondo. Intendiamoci, la cessione di autonomia è sempre difficile. La fusione non è la panacea di tutti i mali, ma è un istituto di cui va tenuto conto seriamente perché da un punto di vista di riorganizzazione, riduzione dei costi e processi è quello migliore. E su questo non c’è discussione.
E l’Unione dei Comuni? L’Unione dei Comuni deve essere aiutata dai Comuni, che devono cedere più personale interno a tale ente per migliorare le stesse funzioni comunali che poi snellirebbero di molto i processi burocratici. Normative più semplici e meno farragginose, con anche un ufficio urbanistica che potrebbe essere unico per tutto il Mugello.
Quale futuro vedi per le fusioni? La fusione è un’idea da tenere viva. Nel 2018 in Toscana su 6 fusioni solo 1 è andata a buon fine. Ma si deve tenere viva l’idea della fusione: nel Nord adesso la fanno anche 3-4-5 Comuni per volta. E poi non è detto che entri in vigore l’anno successivo, non deve essere tutto pronto: per esempio Nuova Pescara progetta una condivisione a livello territoriale, programma tutto per bene, e la fusione entra in vigore nel 2022. Non prendono i trasferimenti, però si strutturano: diventano infatti 200.000 abitanti.
Cosa ne pensi del Piano Strutturale Intrecomunale del Mugello? È importantissimo. Ha un po’ smosso il campanile del Mugello. Si è lavorato su una pianificazione unica: abbiamo tenuto insieme il territorio. Poi i singoli piani operativi sono da fare, ma l’indirizzo è dato.
La fusione è solo un tema da campagna elettorale? I processi aggregativi devono essere portati avanti. Se c’è qualche proposta, o stimolo, io non ho problemi: l’abbiamo fatto tra Scarperia e San Piero, perché non andare avanti?
Arriverà secondo te una legge sull’obbligatorietà della fusione? Secondo me no, ma vorrei capire cosa fanno con queste province. Il 54% dei Comuni sono sotto 5.000 abitanti. I costi vanno ridotti. L’unione fa la forza, su certi aspetti.
Quindi ci vediamo nel 2024 con Borgo San Lorenzo? Se la cosa funziona, nei 10 anni successivi dal 2024 sul nuovo Comune ci potrebbero essere 22.5 milioni, se non cambiano le attuali norme: composti da 2 milioni per dieci anni dallo Stato, e 2.5 milioni per i primi 5 anni dalla Regione. Nei primi 5 anni ci potrebbero essere 12.5 milioni. Solo di contributi esterni. Però come ho detto questa è un’altra storia che dovranno discutere le Amministrazioni che saranno elette dopo il 2019 e affrontare i vari temi con la popolazione e tutto il territorio.
Vuoi concludere con un appello? I campanili vanno bene, ma alla fine devono essere mantenuti. E lo stare insieme fa la forza.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 maggio 2019