È tornata a Vicchio la salma di Anna Viliani. L’amica Carla Gabellini, con una bellissima lettera, la ricorda
VICCHIO – Era originaria di Vicchio Anna Viliani, la donna di sessanta anni uccisa nella sua casa di Montepiano, in provincia di Prato (articolo qui). Un orrendo delitto poi confessato dal figlio: un 22enne con gravi problemi, già seguito dai servizi sociali. Quella di Anna, colpita con svariate coltellate e poi lasciata sul pavimento della casa che stava andando a fuoco, e di quel figlio 22enne, sordomuto, seguito dai servizi sociali, che avrebbe manifestato già in passato aggressività verso i genitori, è stata una tremenda tragedia. Adesso Carla Gabellini, vicchiese, sua compagna di scuola alle elementari e alle medie, la ricorda con una lettera, nella quale parla del funerale, che è stato celebrato il mercoledì delle Ceneri nella chiesa vicchiese. Ricordando che la salma, dopo l’autopsia e dopo essere stata liberata dagli inquirenti, era arrivata in Mugello lunedì 3 Marzo, dove è stata esposta fino al giorno delle esequie:
“Cara Anna, non riesco a non pensare a te e a quello che ti è successo: una tragedia, la tua, che ancora nessuno ha scritto. E se è vero che la fantasia non ha limiti, in questa triste vicenda non avrà forza a sufficienza per superare la realtà dei fatti. Spero solo che adesso tu sia felice, mentre cammini tra le stelle, e che ti sia tornato anche il sorriso: quello non può abbandonarti, fa parte di te.
Quando alzerò lo sguardo verso il cielo stellato, penserò a te e so che tu sarai lì ad aspettarmi. Allora sorriderò anch’io e se qualcuno mi prenderà per pazza risponderò: “le Stelle mi hanno sempre fatto sorridere”. Penserò a te in veste di un angelo che veglierà su di me e sui tuoi cari, pronta ad inviare messaggi in vista di un pericolo.
E so con certezza che troverai il modo per farli arrivare, perché avevi capito l’importanza del tempo: una dimensione in cui si percepisce lo scorrere degli eventi e che ti aveva portato a chiedere aiuto. Ma il tuo grido di dolore è stato inascoltato e tu ci hai rimesso la vita. Una vita spezzata per mano di quella stessa vita che tu hai donato a colui che oggi te l’ha tolta.
Ma nonostante tutte le difficoltà che hai dovuto affrontare, sei stata una mamma straordinaria che senza sosta si è presa cura di quella anima irrequieta, che per ventidue anni ti ha sempre spinto sopra un mare in tempesta. Una tempesta che ha avuto il culmine il 25 febbraio, data che non ti ha lasciato scampo.
E la tua stessa sorte è stata riservata anche al tuo caro gattino. E la tua casa, che con tanti sacrifici eri riuscita a sistemare come piaceva a te, è andata distrutta, sono rimasti soltanto muri anneriti dal fuoco e nient’altro. Un incendio che l’anima irrequieta ha appiccato dopo aver aspettato a lungo il tuo ultimo respiro.
A noi non è rimasta nemmeno la consapevolezza che tu non abbia sofferto: dopo una settimana da quel terribile giorno, il tuo corpo ha detto che le ore di agonia sono state tantissime. Adesso quelle mura hanno il compito di testimoniare tutto il dramma che è accaduto quel maledetto giorno, nel paese dove avevi scelto di abitare. Ma tu ora sei tornata nel luogo dove sei nata e dove hai trascorso gli anni della spensieratezza, gli anni in cui bastava pochissimo per essere felice.
Spero, cara Anna, che la tua morte possa almeno servire a svegliare le coscienze delle istituzioni e della politica, ma in un modo concreto e non prescrivendo un ricovero ospedaliero di soli tre giorni poiché non sono sufficienti per calmare un’anima fragile e disagiata in cui è venuto meno il normale equilibrio psichico. Con persone del genere non basta contare fino a dieci e non basta nemmeno il sostegno di un medico non specialista, ma servono persone competenti e molte più REMS, perché le persone affette da tali turbe è lì che devono stare.
Ma forse chiedo troppo, visto che è passato inosservato anche il tuo ritorno a Vicchio da parte delle istituzioni locali: nessuno è venuto a portarti il suo saluto. Fosse stato per me avrei proclamato il lutto cittadino, e qui riporto la volontà di tante persone che erano presenti al tuo funerale. Quel giorno nemmeno la celebre “Polenta delle Ceneri” è stata sospesa. La penitenza non poteva essere rimandata.
Non è mancata, però, la presenza del sindaco precedente e questo gli fa onore. Cara amica mia, tante altre cose avrei voluto scriverti, ma quelle che mi premeva far sapere le ho scritte affinché il tuo caso non venga dimenticato. Posso solo aggiungere che le tue imprevedibili e interminabili telefonate mi mancheranno tantissimo. Salutami il “padrone di casa”, anche se io e lui non siamo mai andati d’accordo, ma tu salutamelo lo stesso e ricordagli di curarsi un po’ più di noi, perché senza di te è più difficile andare avanti.
La tua, per sempre amica,
Carla Gabellini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 Marzo 2025