Forse domani…
La signora Carlotta stava seduta nella sua vecchia poltrona, con gli occhi chiusi.
Anche la signora Carlotta era vecchia e quel giorno si sentiva particolarmente stanca. Da molto tempo, quando parlava con qualcuno, non diceva più due parole: “ieri” e “domani”. Perché, se pensava a ieri, piangeva e se pensava a domani, aveva paura.
Allora diceva soltanto “oggi”. “Oggi mi cuocio un uovo”, oppure “Oggi mi fanno male le gambe”.
Ma quel giorno non aveva proprio voglia di nulla. Non aveva voglia di guardare la televisione. Non aveva voglia di annaffiare i suoi fiori. Non aveva voglia di accarezzare il suo gatto. E neppure aveva voglia di mangiare o di guardare fuori dalla finestra per vedere se pioveva o c’era il sole.
Perché la signora Carlotta viveva da sola in una casa troppo grande e ogni tanto le capitava una giornata nera in cui diventava triste e diceva :”Ma che senso ha?”
Una frase che le vecchie signore sole e tristi dicono normalmente.
Poi, però, si alzano dalle loro poltrone e mangiano qualche biscottino per addolcirsi la vita e tutto riprende a scorrere senza troppa fatica.
Ma quel giorno i biscotti – e anche i cioccolatini che la signora Carlotta teneva pronti in una bella ciotolina cinese – tentarono invano di attirare la sua attenzione.
Così successe che – un pensiero dopo l’altro – la vecchietta si addormentò per cinque minuti e non si accorse che un raggio di sole era arrivato diritto su di lei e riscaldava la coperta che teneva sulle gambe.
Il raggio di sole se ne stette un po’ lì, pensieroso, a guardarla e poi disse: “Qui ci vuole qualcuno che la rimetta in moto, se no sono guai.”
E proprio in quel preciso momento suonò il campanello e la signora Carlotta si svegliò di soprassalto.
“Chi sarà mai?” disse, ancora un po’ confusa e poi strascicò i vecchi piedi fino alla porta.
“Chi è?” domandò con una vocina tremante, senza aprire, perché si sa che spesso le vecchie signore finiscono legate come salami, con la casa sottosopra ed i risparmi svaniti come neve al sole in un batter d’occhio.
Ma quando sentì la vocina di un bambino che diceva “Sono io”, aprì senza paura.
C’era davvero un bambino piccolissimo, con gli occhi celesti e i riccioli biondi, proprio quel tipo di bambino che manda in estasi le vecchie signore.
“Sono venuto a riprendere la mia palla. E’ nella tua terrazza. -disse, infilandosi in casa, il bambino- Mi è caduta dal piano di sopra”.
“Dal piano di sopra?” chiese la signora Carlotta. “Allora devi essere il bambino dei nuovi inquilini. Non sapevo che avessero dei bambini”.
Ma il piccoletto aveva già aperto la porta-finestra che dava sulla terrazza e da lì chiamava forte: ” Signora! Signora! Vieni a vedere!”
La signora Carlotta si affacciò, esitante, strizzando gli occhi che non erano abituati alla luce. “Cosa ci sarà mai di tanto importante?” brontolò.
“Guarda la mia palla come luccica! -disse il bambino facendo dei salti di gioia.- Vedi, ha una tinta speciale che brilla quando c’è il sole. E vedi che bel sole? Perché stavi con la finestra chiusa?”
“Perché…” disse la signora Carlotta.
“Se stai con la finestra chiusa -continuò il bambino senza stare ad aspettare la risposta- non vedi nemmeno le foglie nuove che spuntano sull’albero del prato davanti. E non vedi l’uccellino che vola sul ramo più alto. Vieni con me -aggiunse poi, sbrigativo- ti porto a vedere un segreto che ho scoperto nel prato”.
“Noo, sono in pantofole e poi ho un po’ di raffreddore.. Non me la sento…”
Ma il bambino aveva già buttato la palla dalla terrazza e giù, in strada, si sentivano strombettare le automobili innervosite, che dovevano fronteggiare una palla che rotolava improvvisa davanti alle loro ruote.
“Andiamo a riprendere la palla, dai, sbrigati ” gridò il frugoletto ed era in fondo alle scale.
“Oh, mio Dio, ora va a finire sotto a qualche macchina… Ma dov’è la sua mamma?” e così, borbottando e in pantofole, la signora Carlotta scese come in sogno e si trovò a rincorrere – si fa per dire – quel monello che stava già giocando con la sua palla nel prato di fronte alla casa.
“Torna subito a casa -disse quando ebbe ripreso fiato.- Certo la tua mamma starà in pensiero. E non si deve buttare la palla dalla finestra, potrebbe far male a qualcuno…”
Ma il bambino non la stava ad ascoltare. La prese per mano e la tirò fino ad una buca che era ai piedi dell’albero.
“Vedi questa buca? -disse.- E’ di sicuro la buca di un coniglio. Se stai ferma qui per un po’, lo vedrai certo uscire.”
La signora Carlotta stava per mettersi a ridere, ma le venne in mente che non era gentile da parte sua prendere in giro il bambino e allora fece finta di guardare la buca, molto attentamente.
Quando rialzò la testa, il bambino era sparito, certo in corsa dietro alla sua palla, ma una sua vecchia conoscente si fermò a salutarla e poi un’altra e un’altra ancora e parlarono come parlano le vecchie signore: della primavera che sembrava arrivata ma non si sa mai, dei loro reumatismi, della fatica di andare a fare la spesa quando i pesi non si possono portare, e anche della signora Eulalia che sembrava un gallettino e poi una mattina si era ritrovata per terra con il femore rotto.
Così, quando la signora Carlotta rientrò in casa si sentiva meglio. Molto meglio, oserei dire, ma lei non l’avrebbe mai ammesso con nessuno.
Mentre infilava la chiave nella porta, vide una signora sconosciuta che scendeva le scale.
“Sono la nuova inquilina dell’ultimo piano -questa disse, fermandosi accanto.- E Lei, immagino sia la signora Carlotta.”
“Aaah! ” fece, con un gran sospiro, la vecchietta. “Piacere di conoscerla. Il Suo bambino è un argento vivo, simpatico, ma non sta fermo un minuto. Spero che sia tornato a casa sano e salvo. Certo che lei avrà il suo bel daffare a stargli dietro”
“Mi scusi -disse la signora, guardandola come se le avesse mostrato un interessante ma, purtroppo, misterioso testo antico zeppo di geroglifici. -Non capisco. Di quale bambino sta parlando?”
“Del Suo, naturalmente. E’ venuto giù a riprendersi la palla”
“Ci deve essere un errore. -disse allora la signora, con l’estrema gentilezza con cui si parla ai vecchietti smemorati. -Nella mia famiglia non ci sono bambini”.
Poi proseguì, dopo averle fatto un lieve cenno di saluto.
La signora Carlotta entrò in casa, sospirò un’altra volta e disse ad alta voce: “Stasera mi farò una bella pastasciuttina. Ma domani… forse domani farò una capatina sul prato per vedere se il coniglio – non si sa mai – ci sia davvero.”
Nicoletta Martiri Lapi
il filo, Idee e notizie dal Mugello, dicembre 1999