Giorgio Gera sulle divisioni nel Pd e sulla situazione politica borghigiana
Giorgio Gera non parla da dirigente di partito. “Sono un militante –dice sorridendo- che in questo momento sta aiutando nello stand del Mugello alla festa provinciale del Pd a fare i bomboloni. Ho alle spalle una storia di politica attiva (assessore per 20 anni a Borgo San Lorenzo, segretario della sezione dei Ds, segretario di zona Pds-Ds). Ma ora sono in una politica più pacata e per questo intendo fare una riflessione più ampia”.
Gera è preoccupato del clima che negli ultimi tempi si è creato all’interno del Pd borghigiano. Ma preferisce offrire un contributo “alto”, senza scendere nei giudizi sulle vicende recenti, a cominciare da quella relativa alla scelta del rappresentante mugellano nel nuovo consiglio della città metropolitana.
“Il Pd a parer mio –dice subito- è nel bel mezzo di una crisi di crescita. E il punto di svolta, quello che mi fa parlare di un prima e un dopo, sono le elezioni europee e amministrative del 2014. Cosa è successo a Borgo e in tutt’Italia? Nel voto delle europee c’è stato un grande consenso, mai ottenuto da un partito della sinistra. E questo perché una notevole quantità di elettori ha visto nel Pd, con la segreteria Renzi, un partito della sinistra al quale rivolgersi per dare elementi di cambiamento rispetto alla cosidetta Prima e seconda Repubblica. Non è una fiducia data per sempre, e si è concretizzata con questa espansione massiccia al voto delle europee. Il voto amministrativo è stato diverso, e io lo spiego con il fatto che una gran parte del popolo degli elettori dell’area della sinistra ha dato sostegno alla proposta Renzi, ma nei comuni si è rimasti all’interno degli schemi precedenti, con insufficienze, criticità, anche per le difficoltà amministrative ed economiche che gravano sui comuni. E ha prevalso la separazione per appartenenza, così il cittadino ha diversificato il suo voto, scegliendo varie liste, in base al proprio giudizio rispetto a quello che ciascuna lista rappresentava”.
Per questo Gera avanza una proposta, auspicando atteggiamenti diversi: “Se questo è stato –continua a ragionare-, qual è la prospettiva del Pd borghigiano? Il Pd in generale si trova nelle condizioni di dover consolidare e migliorare il risultato delle europee, e non è un esito scontato. Tradotto sul piano locale dipende da quelle che saranno le scelte e la modalità operativa cher ogni Pd a livello comunale sceglierà. Credo quindi che il Pd di Borgo debba porre attenzione a tutti quegli elettori che hanno scelto liste diverse da quelle del Pd, vuoi che siano di maggioranza vuoi che siano all’opposizione. Un’attenzione particolare perché molti di essi hanno votato Pd alle europee, e voglio sperare che un domani vi possa essere da parte loro un’adesione al Pd sul piano locale. Non si tratta certo di fare una politica di pura e semplice annessione: attenzione verso questo elettorato significa mettere in atto un processo culturale e politico affinché nella società borghigiana possa maturare un ampliamento e un forte rinnovamento con l’arrivo di nuove energie nel Pd borghigiano, tale che ci permetta di esprimere una politica fatta di partecipazione, di inclusione e di contenuti concreti, una politica amministrativa sempre più condivisa ed efficace, nell’interesse del paese. Questo processo non si costruisce dall’oggi al domani, ma abbiamo un quinquennio di tempo, per costruire questa evoluzione politica e culturale”.
Questo, secondo Gera è il “modo per affrontare le difficoltà che l’amministrazione necessariamente incontrerà nel suo cammino, compreso quel senso di appartenenza politica, che al di là della targa –Pd o Borgo Migliore-, si deve cercare di abbandonare. O quantomeno il senso di appartenenza va meglio gestito, abbandonando tifoserie da curva Fiesole, cosa che farebbe bene a tutti. E questo dà più stabilità al lavoro dell’amministrazione. Auspico quindi che nell’ambito delle forze di maggioranza si proceda con consapevolezza e convincimento su questa strada, cercando in qualche maniera di circoscrivere le inevitabili appartenenze”.
Gera solo alla fine fa un riferimento diretto alle polemiche di questi giorni: “Tutta la discussione su una presunta parte del Pd che sarebbe contro gli interessi di Borgo relativamente alla città metropolitana, andrebbe messe da parte. Anche perché tutti i soggetti politici interessati erano consapevoli di ciò che sarebbe accaduto. Ovvero le forze politiche a livello provinciale conoscevano tutta l’architettura dell’assetto complessivo della città metropolitana. La discussione nostra dovrebbe appuntarsi più sulle prospettive di questi cinque anni. Pro e contro Borgo è una rappresentazione falsata del Pd, un falso dilemma. L’auspicio è che si superi questo momento”.
Paolo Guidotti
Finalmente qualcuno che si espone! E’ bene che questo accada. Gli argomenti trattati da Gera sono diversi. Ne affronto solo uno. Quello relativo alla natura del voto alle amministrative di Borgo, rispetto alle Europee, e in questo contesto l’analisi della realtà “Borgo Migliore”. Come nasce “Borgo Migliore”? In qualche modo è una creatura del PD borghigiano, dei suoi errori e delle sue insufficienze. Durante gli incontri PD, PSI, SEL relative alle primarie per il Sindaco, il PD “mette alle corde” i socialisti: se presentate un candidato dovete presentarvi nella coalizione con una lista vostra, non pensate di trovare ospitalità come nel passato nella lista del PD. A questo punto i socialisti ribadiscono di partecipare alle primarie, ma intorno a Paolo Omoboni si coalizza non soltanto il PSI (che a Borgo rappresenta l’1-2%) ma uno schieramento civico più vasto e che cresce, proveniente dal PD (il partito in questi anni ha perso iscritti e giovani dirigenti), da un’area che genericamente potremmo definire di centrosinistra, da un’area che potremmo genericamente definire di centro e un’altra “solo civica” che all’Europee poi vota PD perché nel nuovo corso renziano vede espressa una risposta al rinnovamento della politica, mentre a Borgo, non vedendola espressa dal PD e dal suo gruppo dirigente (pur essendosi quasi tutto convertitosi a Renzi), si coagula intorno a Paolo Omoboni. Il ragionamento di Giorgio Gera che vede nel voto di Borgo, a differenza del voto europeo, il persistere delle vecchie appartenenze non torna. “Borgo Migliore” non è una vecchia appartenenza, tant’è riesce a prendere un bel 16,60% (oltre 1600 voti). E’invece la risposta che molti hanno dato ad un PD borghigiano che è apparso troppo chiuso e poco propositivo del nuovo e ad un’amministrazione che da tempo era in crisi di consenso. Insomma, anche a Borgo il voto è mobile. Condivisibile, se non è puramente tattico, il richiamo a sedare le tifoserie. In politica e alla politica le tifoserie fanno sempre male, ma in questo momento al PD in particolare.