di Massimo Biagioni
MUGELLO – Sul Filo ho letto un commento, nascosto dietro uno pseudonimo, che forse voleva essere polemico, forse spiritoso, forse spiegarci l’intima verità dei fatti (articolo qui). Ne è venuta fuori una serie di banalità anche abbastanza improbabili, e pure notizie sostanzialmente false.
In sintesi, banalizzo anche io, mi pare si voglia dire che Bilancino è un successo, che contiene tanta acqua (chi l’avrebbe mai detto), che Bartolini ne è stato il realizzatore (tradendo una anagrafe datata) e che le “mamme del NO” oggi non l’avrebbero consentito. Banalizzo anch’io.
L’occasione può essere utile per fare una riflessione generale su alcuni punti. Il primo è questo: il territorio deve dire sì alle opere altrimenti si entra nella logica “non nel mio giardino”; tendenza che pure ci può essere. C’è (c’era) la politica apposta per mettere insieme interessi tra territori, tra popolazioni, tutela ambientale, contropartite, occasioni di sviluppo e quant’altro; altrimenti siccome a Firenze serviva la discarica, avremmo dovuto dire di si anche a Chiesino di Cupo. Oppure dire si per poter usufruire dei finanziamenti, magari anche realizzando obbrobri (la lista è lunga) tanto per spendere soldi pubblici che, prima di diventare pubblici erano di privati cittadini a cui sono stati drenati con il sistema fiscale.
La vicenda di Bilancino è stata assai lunga, irruppe sulla scena subito dopo l’alluvione del 1966, complessa, ha prodotto tanti studi (perché mai i “laghetti” sarebbero una cosa che fa ridere?), e ha accompagnato per anni un sano dibattito nella zona; io ho vissuto sin dall’inizio questi contrasti, prima con le iniziative di sensibilizzazione e informazione di Radio MFM, che realizzò anche un numero monografico stampato sull’argomento, poi con la vita di partito, contribuendo a portare il PSI di zona su posizioni molto critiche sulla realizzazione. Converrebbe ricordare che Bilancino nasce come “tubo” per portare via l’acqua dal Mugello – Val di Sieve e recapitarla a Firenze e soprattutto verso la piana pratese. Un’azione di rapina, peraltro in cambio di nulla, che una ferma opposizione costrinse a cambiare fino a prevedere il “fiume acquedotto”, dove gli utenti “rivieraschi” avrebbero potuto attingere per usi produttivi, agricoli e di approvvigionamento dei cittadini; visto che anche questo era oggetto di discussione, lago e non più invaso, utilizzo delle sponde, diga in terra battuta e non in cemento, possibilità per aree attrezzate e centro di ricerca, oasi di ripopolamento e altro che non ricordo. Bilancino era una parte di un progetto assai più ampio, il “Progetto Pilota per l’Arno”, che nel 1978 vide la costituzione del Consorzio Schema 23, con la partecipazione dei dieci Comuni della piana e con Prato e Firenze; Schema che prevedeva altre realizzazioni (tra cui mi pare di ricordate Laterina a Arezzo) perché non si ripetessero mai più le condizioni dell’alluvione di Firenze, non limitandosi a assumere come fondato l’adagio popolare “se Sieve non mesce Arno non cresce” ma mettendo mano alla regimazione delle acque del grande fiume toscano. In realtà siamo ancora lontani dalla protezione di Firenze, e gli esperti sostengono che Bilancino potrebbe solo ridurre e in maniera non decisiva, il livello di esondazione dell’Arno. Altro che lago delle meraviglie.
Tuttavia l’idea non era convincente, soprattutto non convinceva l’idea di fare un lago in pianura anziché articolare soluzioni diverse sfruttando la morfologia dell’area. Le mamme del NO in quel caso presero le sembianze di Padre Bravieri, professori della Facoltà di Agraria, esperti, cittadini; Il PSI e il PRI, il mondo degli ambientalisti e quello della sinistra sinistra, si direbbe oggi, tra cui il gruppo che si ritrovava intorno al giornale “Al Contrario”. Compagni di viaggio occasionali che riflettevano, studiavano, promuovevano dibattiti e confronti. Per mesi e per anni, oserei dire, dal 1982 al 1984 in particolare prima di arrivare alla convenzione tra la Comunità Montana, Barberino e Regione Toscana. Anche nei partiti c’era spaccatura. Tra la zona e Firenze soprattutto. Altro che il solitario Bartolini, c’era tutto il gruppo dirigente, da Lagorio a Leone a Pollini. Posso testimoniare di una riunione di Zona alla saletta di piazza Curtatone e Montanara di Borgo San Lorenzo dove battagliammo con il Segretario regionale Paolo Benelli (che se ne andò stizzito dopo la mezzanotte) e con quello della Federazione Ottaviano Colti che non andò via per nulla, e rimase fino all’alba fino a sancire il mancato accordo. Di comunisti nemmeno l’ambra. Solo per amore di verità. Ortodossi e ligi dietro le direttive del partito, pur mugugnando, con il segretario di zona Giuseppe Aiazzi PCI pronto a mostrare il petto per assorbire e respingere discussioni feroci. Tanto da essere raffigurato in una vignetta sarcastica (pubblicata senza citare la fonte anche da un libro celebrativo del lago) come l’Olandesino a difesa della diga, su “Il Mugello” giornalino che faceva riferimento alla nostra area. Battaglia che perdemmo.
Il giornalista che volesse fare informazione potrebbe intanto partire da una scheda dell’opera: anno di partenza, inizio sbancamento 1984, durata della progettazione, tempi di realizzazione (inchieste a parte su cui non entro ma che sostanzialmente si conclusero con un nulla di fatto e l’assoluzione del nome più in vista dell’allora Presidente della Regione), costi sostenuti, da quelli per il progetto agli espropri alle nuove strade, dallo spostamento del cancello di Ghiereto al mettere sott’acqua l’abitato di Bilancino, l’esito della realizzazione e gestione del complesso, e sui problemi che impediscono al lago di diventare un’attrattiva economicamente autosufficiente. Con un complessivo che superò i 700 miliardi di lire. E con 700 miliardi di lire spesi ci rallegriamo che ci sia tanta acqua? Con quei soldi lì, il vino, ci doveva essere!
Ridurre tutto a una battuta inesatta delle volte si fa torto alla verità. La battuta a effetto colpisce più del resoconto ma non potevo leggere in silenzio e veder buttare passione e impegno e nottate passate a discutere di centinaia e centinaia di persone come una stizza delle mamme che non vogliono l’area cani vicino a casa.
Massimo Biagioni
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 luglio 2020








3 commenti
Grazie per questo articolo. Serve. Ne avevamo bisogno se non altro per arginare con cultura ed eleganza la becera banalizzazione di argomenti assai importanti come la tutela dell’ambiente e della salute pubblica e non ultimo l’aspetto naturalistico/paesaggistico che vengono affrontati in modo assai superficiale da alcuni e addirittura ignorati da altri… Cittadini in primis, e ahimè amministratori moderni, sempre più interessati alla gloria e a far cassa che al (reale) bene collettivo. Grazie davvero.
Non nel mio cortile diceva, non nel mio cortile … Io direi tutto qua dovete fate? Abbiamo industrie a rischio incidente rilevante (industrie chimiche), abbiamo l’autostrada e relativi cantieri (2400000mc di terra e roccia da scavo nella vallecola – parole dei progettisti – di Bellosguardo), abbiamo industrie insalubri … Tutto a monte del lago, no meglio del Serbatoio, perché da un punto di vista pratico ed ecologico è un serbatoio non un lago. Abbiamo un’aspettativa di vita a sessantacinque anni al di sotto della media del Mugello, della media toscana e della media dell’Ausl centro (maschi e femmine) – dati ars 2016- … Ma è un cortile, non nel mio cortile …non so voi ma io in cortile terrei un po’ meno acrilonitrile, cromo sei, metalli pesanti e cov, in cortile! Quanto basta per non farci giocare i bambini almeno!?! A proposito ma mister Nimby dove abita? Grazie per una lettura diversa