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Immigrazione e accoglienza, il caso di Firenzuola
FIRENZUOLA. Dopo un concitato scambio di comunicati, alla fine 25 immigrati arriveranno a Firenzuola (articolo qui). Prima il vociferare sull’ipotesi, combattuta con una promessa per un gesto eclatante da parte del sindaco Scarpelli (articolo qui). Poi la smentita, diramata a mezzo comunicato stampa dalla Prefettura (articolo qui). Invece, dopo questo intreccio di carte e parole, è infine giunta la decisione finale, arriveranno!
Eccoci, anzi eccoli, ci siamo. Saranno in venticinque, forse meno, o qualcuno in più, poco importa. Migranti. E come ha registrato il sindaco Scarpelli in un suo intervento, qualche giorno fa, forse saranno giovani e forti. Una fisionomia che ben si adatta a chi possa aver superato, indenne, la pericolosità di una traversata a pelo d’acqua, su imbarcazioni di fortuna. Appunto, fra prestanza fisica, buona sorte o destino. Certo qualcuno potrà obiettare che questa non sia la regola. Fra i migranti ci sono anche donne e bambini, e, sicuramente, quindi qualcuno che non trae dai muscoli e dalla buona costituzione fisica il sostegno per una tale impresa. Sicché il rispetto è d’obbligo.
Ma tant’è. Qui da noi sembra, come riporta lo stesso sindaco, che arrivino solo una certa tipologia di migranti. Provenienti dal nord Africa e con origini diverse, da latitudini molto più a sud della costa mediterranea. Non disponiamo di numeri e statistiche ufficiali. Non è dato a sapere quanti siano gli iracheni, gli afghani, i curdi, i siriani, i libici, insomma coloro che provengono da luoghi ove la guerra è conclamata. Oppure gli armeni, i palestinesi, i cristiani maroniti libanesi, o altri popoli soggetti alla discriminazione etnica o religiosa. La lista è sicuramente incompleta, e per questo chiedo venia.
Certo in molti paesi asiatici e africani vengono compiuti atti terroristici, peraltro gli stessi che colpiscono anche la vecchia Europa, ma che non possono costituire elemento insindacabile per maturare il diritto all’accoglienza incondizionata. Almeno nei termini di assistenza così come è concessa a chiunque venga oggi raccolto in mare. Intendiamoci non è cattiveria intesa a fomentare odio, ma una constatazione ricavata da anni di esperienze che la politica nazionale ha tentato di intraprendere. Ovvero funziona bene, anzi in modo encomiabile, per gestirne il soccorso in mare e la prima assistenza nei centri di smistamento preposti allo scopo. Poi, ecco, insomma, non c’è un poi, semmai l’incapacità di trasformare l’emergenza in normalità.
Si, è questo il limite della politica, oltre il quale non riesce ad andare. E questa volta, almeno in questo caso, non credo che sia un difetto di volontà o di scarsità operativa, purtroppo è un gigantesco impedimento strutturale connaturato alla fragilità del nostro sistema. E la sintesi, brutale che possa apparire, è questa: non possiamo permettercelo.
Il caso di Firenzuola, seppur piccolo che sia, racchiude in se la tutta tragicità del tema. Lo stato arriva fino ad un certo punto, si limita a smistare i migranti, apparentemente più su basi numeriche che per altro, e passa la palla non alla politica periferica ma ai propri uffici locali, le Prefetture. Da queste si innesca un meccanismo di assegnazioni incomprensibile, nel connubio fra sincere e disinteressate proposte di accoglienza e la famelica opportunità affaristica di altri soggetti, attratti dalla diaria risarcitoria riconosciuta per gli ospiti. Dati di fatto.
E in questa terribile congiuntura nazionale, per gli effetti della crisi economica, la perdita dei posti di lavoro, l’impoverimento delle famiglie, la disgregazione sociale, ebbene è difficile poter far capire il senso di questa generosità incontrollata.
Non ho idea cosa potrà fare, nei prossimi giorni, il sindaco di Firenzuola. Francamente, per la storia di accoglienza del suo comune, che egli stesso riepiloga, dai “lavoratori migranti” dell’autostrada a quelli della linea ferroviaria ad alta velocità, nonché per l’impegno in progetti di solidarietà con l’Unione montana dei comuni del Mugello e la Società della Salute, resta difficile dargli torto.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 luglio 2016
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