MUGELLO – Nel 1980 tre studenti borghigiani svolsero, nell’ambito del seminario universitario di “Storia della Chiesa”, con il prof. Michele Ranchetti, una ricerca sui rapporti di don Milani con gli altri sacerdoti e con la Curia fiorentina. In questo ambito fu intervistato anche Padre Reginaldo Santilli, domenicano, direttore dell’Osservatore Toscano. L’incontro si tenne il 22 aprile 1980 nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Questa la testimonianza di Padre Santilli.
Quali furono le motivazioni dei contrasti tra Don Milani e gli altri sacerdoti? I contrasti furono innanzitutto tra don Milani ed alcuni sacerdoti; essi furono originati da principi che allora erano spinti e considerati marxisti, anche se don Milani ha sempre negato di essere marxista. Diciamo che si era dimostrato antitradizionalista, e i suoi metodi non erano molto compresi dalla stragrande maggioranza dei sacerdoti. Ci furono però alcuni di essi che gli rimasero sempre amici.

Le critiche di don Milani erano rivolte al Cardinale in persona, o piuttosto all’ambiente della Curia? Quale opinione aveva la Curia di don Milani? Le critiche erano poste alla Curia in sé e non alle singole persone. Forse con il Cardinale Dalla Costa don Milani riusciva a ragionarci, con Mons. Bianchi questo non fu possibile. Comunque tanti giudizi sulla Curia da lui espressi nelle lettere sono da considerarsi come uno sfogo, perché parlandone insieme, tali cose non le diceva. Per quanto poi riguarda l’opinione che la Curia aveva di don Milani, posso dire, anche se in quegli anni io ho avuto pochi contatti con essa, che la Curia non ha mai dato un giudizio positivo su di lui. Egli infatti disprezzava la burocrazia ed è quindi comprensibile che l’ambiente curiale non potesse certamente essere da lui ben visto. C’è da tener presente comunque che don Milani non si è mai staccato dal Vescovo e dalla Chiesa.
Cosa cambiò nei rapporti tra don Milani e gli altri sacerdoti fiorintini durante e dopo il caso della “Lettera ai cappellani militari”? La polemica sui cappellani militare non l’ho molto seguita. Ci furono parole grosse da ambedue le parti. La frattura tra don Milani e il clero dopo la lettera ai cappellani militari forse è divenuta ancora più profonda. Allora il documento fu molto di rottura, e scosse gran parte delle coscienze, provocando prese di posizione molto nette e contrastanti.
Oggi comunque la mentalità è diversa e certe posizioni di don Milani che allora apparvero gravi, adesso sono di gran lunga superate.
Intervista di Marco Pinelli, Laura Innocenti e Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 giugno 2017