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La vocazione, a Cavallico
“Signore, come vorrei portare a casa la bellezza che vivo qui”. Questa preghiera si è fatta sempre più spazio nel mio cuore grazie alla esperienza dei campi estivi vissuti a Cavallico, un luogo che era ed è davvero importante per la mia vita.
Prima come adolescente, poi come animatore ed educatore, ho sempre vissuto i momenti lassù come un tempo speciale, stra-ordinario: troppo particolare per essere un’esperienza abituale, troppo familiare per essere semplicemente un’eccezione. Luogo evocativo immerso nella natura, semplice e bello, è stato capace di parlarmi di Dio.
Ma Cavallico prima di tutto è stata esperienza di persone che mi hanno testimoniato la gioia del Vangelo! Per me Cavallico è “impastato” di umanità e di spirito, di letti a castello tutti attaccati e di vespri dopo le docce, di corse al campo da calcio e di fogli scritti durante le riflessioni, di trambusto di pentoloni in cucina e di rumore del fiume nella Messa del mattino.
Ha l’odore di cartelloni con scritti sopra gli inni dei campi, ha il sapore delle ciambelle al ritorno di una camminata, ha lo stupore di uno sguardo verso il cielo stellato mentre qualcuno ti spiega tutto in una sera d’estate.
Cavallico è stata la mia occasione per scoprire che Dio mi chiamava a qualcosa di grande, di bello, che mai avrei potuto pensare: essere un dono per molti come sacerdote. Una occasione che il Signore ha preparato con cura, con pazienza e con fantasia e che mi ha sussurrato all’orecchio nel cuore di una Messa alla fine di un campo estivo:
“Passiamo sull’altra riva del lago!”
“Dove, Signore?”
“Oltre la tempesta…”
“Va bene…”
E ci fu grande pace. Davvero la mia preghiera era stata ascoltata. Dio possa ancora parlare al cuore di molti a Cavallico e chiamare tutti a prendere parte alla sua gioia!
Don Leonardo Tarchi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 Ottobre 2023
A proposito dell'autore
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