“Latte mugellano, fiore all’occhiello della Mukki”. Intervista al presidente della Centrale del Latte di Firenze Lorenzo Marchionni
BORGO SAN LORENZO – Nel parco di Villa Pecori Giraldi, in occasione di “Stalle Aperte” abbiamo intervistato il presidente della Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno Lorenzo Marchionni. Che fa il punto della situazione, in un momento di importante svolta, visto che è imminente la fusione tra Centrale del latte fiorentina e Centrale del latte di Torino. Un passaggio di grande rilievo, che interessa direttamente anche tutta la zootecnia mugellana da latte.
Presidente Marchionni, soddisfatto della fusione? E’ stata la soluzione migliore possibile, ma non è stata una soluzione di compromesso. Alla fine davvero è un progetto affascinante. Per altro, rispetto anche a qualcuno che metteva in dubbio che la produzione restasse a Firenze faccio notare che nel comunicato che la stessa Centrale del Latte di Torino ha fatto a Consob, loro scrivono nelle ultime tre righe che a questo punto accantonano il progetto relativo al nuovo stabilimento a Torino. E questo è il segno evidente che essi scommettono sullo stabilimento di Firenze come polo da sfruttare anche per produzioni nuove. E ciò significa sviluppo. Quanto poi alle nostre produzioni toscane, sono un fiore all’occhiello, che cercheremo di sviluppare, non certamente di far venire meno, anche perché sono quelle che vanno meglio.
Le preoccupazioni degli allevatori mugellani possono dunque rientrare…. Con gli allevatori abbiamo fatto un percorso anche nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Un percorso di valorizzazione della materia prima che inizia qualche anno fa, e credo che questo abbia consentito di avere del credito per portare avanti un’operazione che indubbiamente era un’incognita e soprattutto una rivoluzione rispetto a quello che è stata la Centrale negli ultimi decenni. C’è stata questa condivisione costante e anche gli allevatori si sono convinti che si tratta comunque di una buona prospettiva.
Quali gli elementi più caratterizzanti del progetto di fusione? Anzitutto è un rilancio, non è un’ipotesi alla meno. La somma di ciò che oggi costituisce la Centrale del Latte di Firenze Pistoia e Livorno e la somma che oggi costituisce Centrale del Latte di Torino dà vita a un soggetto completamente nuovo, che si chiamerà Centrale del Latte d’Italia. Questo per quanto riguarda noi Toscani, ci consentirà comunque di mantenere la governance e la relazione con le filiere, perché rimarremo Centrale del Latte della Toscana. E si crea un gruppo, un soggetto che è assai più grande rispetto a quello che noi siamo oggi da soli e ciò che è Torino da sola, facendoci così diventare il terzo gruppo lattiero-caseario in Italia.
La Centrale del Latte della Toscana verrà costituita contestualmente all’operazione di incorporazione: nella stessa data noi verremo incorporati in Centrale del Latte d’Italia e scorporati come Centrale del Latte della Toscana. E Centrale del Latte della Toscana avrà un perimetro esattamente identico a quello che oggi è Mukki.
Quindi la Mukki non verrà assorbita….? Il rischio c’era… C’era, ma c’era con altri soggetti che naturalmente avrebbero compiuto delle legittime e lecite scelte industriali. Bisogna dare atto ai nostri azionisti che in qualche modo hanno privilegiato un percorso diverso, all’interno del quale potremo mantenere maggior protagonismo rispetto a quello che si sarebbe verificato in quell’ipotesi.
Quanto hanno pesato, in questo esito positivo, le pressioni degli allevatori e delle istituzioni mugellane, affinché si tenesse conto del valore e della specificità della produzione locale? Hanno pesato moltissimo. Anche perché il Mugello non è per Mukki un soggetto in via d’estinzione da tutelare. Rappresenta invece una scelta precisa che abbiamo voluto fare, e che il consumatore apprezza. Questa è la seconda parte dell’equazione che non dobbiamo mai dimenticare: alla fine il potere vero ce l’ha il consumatore. Se il consumatore nell’atto di acquisto continua a privilegiare la produzione del Mugello, che è una produzione a chilometro zero, in cui puoi venire a toccar con mano quello che compri e da dove viene il latte, tutto questo per noi si traduce in un circuito virtuoso che è opportuno mantenere, perché garantisce a chi fa il latte di qualità la possibilità di sostenersi, e a noi che lo trasformiamo, pagandolo peraltro molto di più rispetto a quanto potremmo pagare un latte di diversa provenienza, consente di poter continuare a soddisfare i nostri soci.
E i conti tornano? Sì, i conti tornano. Anche il 2015 lo abbiamo chiuso in attivo, che di questi tempi è un miracolo. e stiamo investendo su nuovi prodotti, nei quali selezioniamo la materia prima, gelato su tutti. Però questi sono prodotti che devono contribuire a far tornare il conto economico per poi continuare a poter investire anche in zone come il Mugello.
Un’osservazione sui prezzi, talvolta fatta dal consumatore. Il costo dei vostri prodotti sugli scaffali dei supermercati non è molto conveniente… Noi siamo consapevoli che i nostri prodotti sono al top di gamma. Quello che mi piace dire al consumatore è che non è che ci stiamo arricchendo perché il nostro prezzo è maggiore rispetto agli altri. La scelta del prezzo rispecchia tutte le componenti che stanno dietro al latte: quanto paghiamo il prodotto alle stalle, il processo di qualità e di certificazione che abbiamo sempre mantenuto e che naturalmente ha dei costi. Ricordo che in azienda svolgiamo circa 500 mila analisi ogni anno, con controlli su ogni partita di latte che ci arriva. E questo si riflette sui costi. Però siamo convinti che alla fine il consumatore riesca ad apprezzare qual è il valore aggiunto che viene da zone di mungitura selezionate, da prodotti che comunque rappresentano l’eccellenza.
E se compriamo un latte fresco a 1 euro? Se compriamo un litro di latte fresco ad 1 euro, è evidentemente un latte in cui qualche compromesso è stato raggiunto. Non voglio dire naturalmente che è un latte insalubre, non mi permetterei mai. Però certamente l’equazione alla fine deve tornare. Quindi, se rispettano tutte le nostre stesse procedure di controllo e di qualità, lo pagheranno sicuramente meno alla stalla. Il consumatore nel momento in cui acquista deve essere consapevole che alla fine se compra un litro di latte fresco ad 1 euro non può aspettarsi che per quel latte alla stalla vengano riconosciuti 40 centesimi o poco meno. E sotto una certa soglia le stalle in Italia chiudono. E se questo accade addio alla manodopera, addio alle filiere corte, addio al mantenimento di montagne e colline per come ci piacciono durante le gite domenicali.
Soddisfatto di “Stalle Aperte”, manifestazione ormai tradizionale e seguitissima in Mugello anche da tanti fiorentini?Se “Le vie del Latte” è un progetto che abbiamo promosso nel 2011 proprio per riallacciare in maniera forte questo legame con il territorio, lo abbiamo voluto rinsaldare con un’altra iniziativa, “Stalle aperte”, ormai giunta alla sua quarta edizione , e che vede sempre una grande partecipazione, segno che è un’iniziativa che funziona.
Che le sembra di questa nuova location borghigiana? E’ una bella location. Dobbiamo stare attenti… a dirlo agli amici di Scarperia!!! E noi andiamo volentieri da tutte le parti. Però devo dire che un contesto di verde e con tanti bambini, come è adesso il parco di villa Pecori Giraldi, è comunque molto bello.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 maggio 2016