“Mi hanno detto brucerà solo massa legnosa, perché allora continuo a preoccuparmi?”. Inizia così la lettera aperta che una lettrice ci ha affidato per essere pubblicata. Ecco il testo integrale:
“Mi hanno detto brucerà solo massa legnosa proveniente da filiera corta, produrrà 40.000- 60.000 tonnellate di pellet. Si sta pensando ad un marchio per il pellet del Mugello. Mi hanno detto che l’energia prodotta sarà messa a disposizione delle aziende e delle abitazioni vicine, che l’emissioni nell’aria previste sono al di sotto dei limiti previsti dalla legge e che creerà una settantina di posti di lavoro compreso l’indotto. Mi viene da pensare “finalmente un’iniziativa per la promozione del nostro territorio e delle nostre aziende, per la valorizzazione delle nostre risorse naturali in modo sostenibile e per lo sviluppo dell’energia da fonte rinnovabile!”
Guardo i miei figli, 4 anni e 4 mesi, …perché allora non sono tranquilla? Mi hanno detto che in molti altri posti sono sorti comitati locali contro le centrali a biomasse, forse non saranno tutte persone che hanno tempo da buttare via in inutili polemiche… No, non mi sento tranquilla. Decido di documentarmi meglio, il congedo di maternità sta per finire, ma posso dedicare qualche giorno per capire meglio, in fondo lo devo non solo a me ma anche ai miei figli. Leggo che tutte le centrali termoelettriche, anche quelle a biomasse, sono classificate come “industrie insalubri” che “devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni” (nell’ All. D.M. 05/09/94, elenco di cui all’art. 216 del Testo unico delle leggi sanitarie n.1265/34).
Sì, comincio decisamente a preoccuparmi. Faccio un po’ di ricerche su internet e perdo una giornata a leggere la relazione delle due sedute della Conferenza dei Servizi (CdS) che ha rilasciato l’autorizzazione alla Renovo Scarperia per la costruzione della centrale a biomasse a Petrona. Scopro quello che NON ci hanno detto. Scopro che bruciare legno è nocivo per la salute umana e non solo quando si brucia nelle stufe domestiche, ma anche attraverso centrali a biomasse. Scopro che le emissioni di polvere ultrafini sono fra le più pericolose perchè cancerogene e possono volare a km di distanza. Scopro che secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, a parità di energia prodotta, in Europa le centrali elettriche a biomasse legnose emettono 13 volte più particolato PM2,5 di quelle alimentati a gas naturale (Valerio, F., “Impatti ambientali e sanitari prodotti dalla combustione di biomasse legnose per la produzione di calore ed elettricità”, Epidemiol Prev 2012; 36 (1): 16-26). Trovo che diverse associazioni mediche americane si stanno opponendo a questi impianti pubblicamente riconoscendo i rischi per la salute pubblica prodotti dalle centrali a biomasse (http://www.energyjustice.net/files/biomass/medicalstatements.pdf).
Anche la Commissione Europea ha riconosciuto che gli impianti di combustione medi (non solo quelli grandi!) “costituiscono un’importante fonte di emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e particolato” (Direttiva COM/2013/0919 final – 2013/0442 (COD)). Mi imbatto in un recente studio che ha esaminato 88 centrali a biomasse (Booth, 2014, Trees, Trash, and Toxics: How Biomass Energy Has Become the New Coal, Partnership for Policy Integrity) trovando che anche la più “pulita” emette, a parità di energia prodotta, più polveri sottili, composti organici volatili, ossidi di azoto e monossido di carbonio per megawattora di un impianto a carbone! Alla faccia del “bio”! Scopro che anche sulla Conferenza dei Servizi c’è scritto che la centrale produrrà ossido di azoto, particolato, biossido di zolfo e ammoniaca. Trovo molti studi che dimostrano che si tratta di sostanze pericolose per la salute umana. Continuo la lettura della Conferenza dei Servizi. La relazione dell’ARPAT non mi sembra rassicurante. Riguardo alle simulazioni svolto dalla Renovo per calcolare l’impatto sulla qualità dell’aria, l’ARPAT nota che ci sono “calcoli contraddittori”, non vengono considerati tutti gli inquinanti, non viene considerata l’orografia del territorio (siamo in una piccola pianura circondata da rilievi e non in pianura Padana!), ci sono “inesattezze sia formali che sostanziali”. Nonostante le richieste dell’ARPAT, la Renovo non ha mai fornito i dati, i files di input e output per le simulazioni.
Ci vogliamo fidare? Forse non conviene….Un recente studio di docenti e ricercatori dell’Università de L’Aquila (Curci et al. “Modelling air quality impact of a biomass energy power plant in a mountain valley in Central Italy”, Atmospheric Environment, 62, 2012, pp. 248-255) ha stimato livelli di emissioni di diossido di azoto e particolato di una centrale a biomasse del posto due volte superiori a quelli previsti dalla azienda stessa con possibilità di superamento dei limiti di legge. Allora mi chiedo: cosa ha fatto l’ARPAT nel caso della Renovo? Vista la “scarsezza delle informazioni” e “l’inadeguatezza” di alcuni dati forniti dalla ditta, ha ritenuto necessario procedere con “un calcolo autonomo dell’impatto delle emissioni”. Mi viene da pensare “benissimo, una valutazione indipendente!”
Continuo la lettura con un po’ di speranza. Ma no, ora non sono solo preoccupata, sono anche arrabbiata! Leggo “Si è scelto di limitare il calcolo alle concentrazioni massime orarie di NO2, come parametro potenzialmente più critico”. E tutti gli altri inquinanti? Non contano più niente? Non capisco! Vado avanti…Per capire se le emissioni faranno sì che la concentrazione nell’aria di NOX sia superiore ai limiti massimi consentiti, è necessario avere i dati sulla qualità attuale dell’aria. Giustissimo, peccato che non siano disponibili perché nel Mugello non esistono centraline di rilevazione fisse! Allora l’ARPAT ha dovuto usare, come dato di riferimento, una zona con qualità dell’aria simile a quella del sito della centrale. Non mi convince, perché non fare una misurazione con centraline mobili? Forse costa troppo. Andiamo avanti, ma i miei dubbi aumentano: il Mugello rientra nella “zona collinare montana”. In questa zona ci sono tre postazioni che registrano NO2: Loc. Casa Stabbi (rurale fondo), Montecerboli (periferica fondo) e Poggibonsi (urbana fondo). L’ARPAT utilizza come riferimento i valori registrati in Loc. Casa Stabbi (AR) nei boschi fra Chitignano (951 abitanti) e Chiusi della Verna (2500 abitanti)!!!
Sarebbe bello credere che la zona industriale di Petrona abbia un’aria così pulita, ma a me non convince! Non capisco niente di chimica, ma con questi conti sembra tutto ok: la quantità stimata di NO2 emessa dalla centrale (33 μg/m3) più la media annuale di NO2 di Casa Stabbi (5 μg/m3) fa 38 μg/m3 e quindi sotto ai limiti di legge che, se ho capito bene, sono 40 μg/m3. Ma perché non prendere un’altra stazione di rilevamento? Perché non è prevalso il principio cautelativo? Poggibonsi mi sembra una zona più affine alla nostra. In tal caso, però, i limiti sarebbero stati superati…leggo sulla Relazione annuale sullo stato della qualità dell’aria nella regione Toscana (anno 2013) che a Poggibonsi la concentrazione media annuale di NO2 è 20 μg/m3, quindi 20+33= 53 > 40μg/m3…Ma io non capisco molto di chimica, avrei bisogno di qualcuno che mi spieghi meglio… A termine di tutte queste ricerche sono solo stanca e soprattutto molto preoccupata e molto arrabbiata. Penso di non essere l’unica. La pagina Facebook “Difendiamo il Mugello dalla centrale a biomasse di Petrona” conta già più di 1000 membri, si sono succeduti articoli sui giornali locali con toni accesi. E in tutto questo che fanno le autorità locali? Silenzio.
Qualcuno per favore, ci spieghi e soprattutto ci rassicuri. Gentili Sindaci dei comuni del Mugello, nonché prime autorità sanitarie locali, il vostro silenzio sta diventando assordante! Convinceteci che avete ragione oppure abbiate il coraggio di ammettere, se ci sono, i vostri errori e di procedere con misure correttive e cautelative. La saggezza popolare ci suggerisce che errare è umano, perseverare è diabolico, mentre una persona più grande di noi, Gandhi, un giorno ha detto “è meglio confessare i propri errori: ci si ritrova più forti”.
”
Elisa Ticci
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, aprile 2015