Dal Mugello a Palermo: la storia di Massimo Pinzauti, tra i protagonisti della riapertura dell’ippodromo siciliano
PALERMO – C’è un mugellano, tra i protagonisti del progetto di riapertura dell’ippodromo di Palermo. È Massimo Pinzauti, originario di Borgo San Lorenzo, al quale abbiamo chiesto di raccontarci questa sua avventura in terra siciliana.
Si tratta di un progetto molto importante com’è nata la collaborazione con lei ed in che modo è stato coinvolto? L’ippodromo è chiuso da oltre due anni e mezzo ed è importante, per prima cosa, chiarire che oltre al fatto che questa struttura ospitava circa 500 cavalli era un luogo che offriva molto lavoro. Quindi, oltre alla passione per questo mondo, c’è anche una forte motivazione sociale. Personalmente sono stato coinvolto da Antonio Paccosi, allevatore di cavalli e mio grande amico – pensa che a quattordici anni invece che il motorino volle che gli fosse regalato un cavallo – ed Enrico Bellei, tra i driver più importanti del mondo. Alcune persone appassionate di ippica di Palermo ha contattato Bellei chiedendo di metter su una squadra per tentare di riaprire l’ippodromo. Subito Enrico mi ha contattato e siamo scesi, insieme ad Antonio, almeno trenta volte in Sicilia per visitare il posto e valutare il progetto. Poi c’è stato il bando di gara -il primo era andato deserto-, ed è stato assegnato alla Sipet, società, della quale mia figlia Emilia è socia, con una concessione di 30 anni.
Qual è il progetto? Non si tratta solo di riaprire l’ippodromo, che già di per se è una bella sfida. Si tratta di 20 ettari nel centro della città, un vero e proprio “polmone verde” all’interno del famoso parco della Real Favorita. La nostra idea non è solo quella di riattivare il centro ippico, ma quella di creare un luogo di aggregazione nel quale ospitare eventi, concerti, un parco giochi per bambini….
Una cosa molto grossa, non le è preso il panico? Certo! – ride- a chi non prenderebbe. Anche solo per il fatto che ogni poco ci troviamo a dover lottare con la burocrazia. Il tempo scorre velocemente e queste difficoltà ci rubano tempo. Ma le persone, voi non potete capire come sono, come ci hanno accolti, come ci aiutano… e non mi riferisco soltanto all’Amministrazione ma proprio ai cittadini.
Si può spiegare meglio? Quando abbiamo vinto il bando e spiegato il nostro progetto ci siamo ritrovati sommersi dalle persone che volevano ringraziarci. Ci abbracciavano, piangevano perché solamente il pensiero che c’è qualcuno che tenterà di rimettere in attività l’ippodromo per loro è un’emozione grandissima! Un signore si è poi scusato di avermi abbracciato, non lo dimenticherò mai, mi ha detto:”scusami se ti ho abbracciato ma non volevo farmi vedere piangere da mio figlio”.
Come mai questa grande partecipazione? Innanzitutto perché questa città è “malata” per l’ippica, ma è anche vero che mancano i luoghi di ritrovo. Palermo è una città molto turistica, ha tra le spiagge più belle d’Italia, ma oltre ai locali mancano i luoghi di ritrovo.
Tutta questa partecipazione, da parte dei cittadini, le ha dato una spinta in più? È incredibile ma questa reazione, queste emozioni, questa partecipazione mi ripaga di ogni sacrificio, ogni viaggio…Le persone qui sono fantastiche così aperte, disponibili…ho difficoltà a pagarmi un caffè – ride ancora- noi abbiamo un’altra cultura, diversa. Qui sono in difficoltà perché letteralmente non riesco ad andare al bar e pagarmi la colazione, mi sento in debito. C’è un gruppo in particolare con il quale ho stretto un rapporto di vera amicizia e che ci ha accompagnato alla scoperta di Palermo e che ringrazio tantissimo. Vi svelo un segreto: penso di trasferirmi a Palermo, il progetto durerà a lungo e qui si sta benissimo.
Ma le sue origini sono mugellane! Non ci torna mai? Sono venuto via da Borgo nell’80 ed ogni tanto ci torno ma, sinceramente, con il passare degli anni ho sempre più difficoltà a sentirlo “casa”. Per questo mi è anche difficile fare un paragone con la Borgo della mia infanzia e quella di oggi. In compenso, però, in Mugello ho i miei amici, quelli con la A maiuscola, quelli d’infanzia. Ci sentiamo spesso su Whatsapp e quando è possibile ci vediamo, andiamo a cena fuori e parliamo dei “bei tempi andati”. A me è piaciuto vivere a Borgo ma, quando lavori fuori, ti accorgi che ci sono delle comodità alle quali è difficile rinunciare ma quel senso di comunità che trovi nei paesi mugellani, beh quella è difficile da ritrovare altrove.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 Luglio 2020