Nunzio Sulprizio santo. La gioia dei familiari borghigiani
BORGO SAN LORENZO – Nel 1944, in seguito a vicende di guerra, giunse a Borgo San Lorenzo Renato Sulprizio. Proveniva da Popoli, in Abruzzo, dove i Sulprizio hanno le loro radici. Successivamente si sposò ed ebbe tre figli, Luciano, Mara e Franco e questi, a loro volta, si sono sposati ed hanno generato figli. I Sulprizio oggi sono parte integrante del paese che si avvale del loro contributo in diverse attività.
Ma c’è un aspetto particolare di cui è bello prendere atto: dal tronco di questa famiglia è nato, 13 aprile 1817, a Pescosansonesco, un paesino vicino a Popoli che conta circa 500 abitanti, Nunzio Sulprizio che oggi, 19 luglio, Papa Francesco canonizzerà in un concistoro pubblico. Il babbo era calzolaio, lo stesso mestiere che Renato Sulprizio esercitò appena finita la guerra. È bello pensare che anche noi, tramite questa famiglia, siamo collegati in maniera particolare a questo avvenimento.
Fin dal luglio 1859 Pio IX lo dichiarava venerabile; Leone XIII, il 21 giugno 1891, firmò il Decreto che ne riconobbe le eroicità delle virtù; Giovanni XXIII, il 7 marzo 1963, certificò due guarigioni avvenute per la sua intercessione; il 1° dicembre 1963 Paolo VI lo proclamava beato.
Morto a Napoli il 5 maggio 1836 all’età di 19 anni, Nunzio Sulprizio viene considerato il protettore degli invalidi e delle vittime sul lavoro. Orfano di entrambi i genitori fu allevato dalla nonna (che morì quando il ragazzo aveva 9 anni) e poi da uno zio che lo avviò al mestiere di fabbro che, malgrado la forti limitazioni fisiche, seppe svolgere con maestria. Spossato dal duro lavoro e dalle privazioni, il ragazzo, già di gracile costituzione, si ammalò di carie ossea, dopo che si era ferito a una caviglia. Fu emarginato dagli abitanti del paese che temevano di venire infetti; dopo terribili sofferenze, fu ricoverato in ospedale prima all’Aquila e poi a Napoli. Qui il colonnello Felice Wochinger si prese cura di lui e iniziò a trattarlo come un figlio. Nonostante i dolori atroci, anche per l’amputazione della gamba, Nunzio affrontò la malattia con una pazienza e un’offerta della propria sofferenza che colpì chi gli stava vicino. Le sue spoglie sono custodite in un’urna nella chiesa di san Domenico Soriano a Napoli.
Come ci ha ricordato Papa Francesco con l’esortazione Gaudete et exsultate, tutti siamo chiamati alla santità; ed i santi che sono giunti alla presenza di Dio mantengono con noi legami d’amore e di comunione. I santi ci indicano delle piste. Leggendo una biografia di Nunzio Sulprizio alcuni aspetti risaltano in particolare.
Nunzio desiderava l’Eucarestia con tutto se stesso! Incontrarsi con Gesù era l’aspettativa principale della sua vita. Non un atto consuetudinario, ma un evento sempre nuovo, bellissimo e impegnativo per tutta l’esistenza.
Da ciò scaturiva una vita improntata alla carità verso il prossimo, anche verso chi lo maltrattava.
Parlava in modo semplice e incisivo. Quante nostre parole sono in più: nascondono invece di manifestare! Insomma, oggi è una giornata da non disperdere.
Giampiero Giampieri
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 luglio 2018