Orazio Borselli, il libraio gentile e competente, anima della Marzocco
FIRENZE – Era un borghigiano doc Orazio Borselli, anche se viveva e aveva lavorato a Firenze. Era il punto di riferimento della libreria Marzocco, in via Cavour. Ed è morto nei giorni scorsi, all’età di 80 anni. Tanti borghigiani lo ricordano e ne erano amici. Come Andrea Lapi, che in un post così scrive: “Tu e tua moglie Laura siete stati tra gli amici che frequentavano i miei genitori quando ero piccolo… Abbiamo fin dall’inizio avuto una simpatia reciproca… le mie visite a Firenze prevedevano sempre, fin da piccolo, un passaggio dalla “Tua” Marzocco! I tuoi regali natalizi erano sempre “avanti” e mi aprivano mondi nuovi, sia dal punto di vista letterario che musicale…”
Caro Orazio,
ho appena appreso la triste notizia della tua morte, e ancora non mi sembra vero.
Sei stato una parte importante nella nostra vita, mia e della mia famiglia. Ma, soprattutto, in quella di mio marito, Roberto Paoli, a cui eri legato da uno strettissimo rapporto di stima intellettuale e di amicizia fraterna.
Ma eri un punto di riferimento anche per i tantissimi borghigiani che ti venivano a trovare alla Marzocco, per cercare un libro, un consiglio bibliografico, un’opinione su un acquisto per un regalo librario o anche semplicemente per scambiare due chiacchiere, che non erano mai banali. Da Borgo, in realtà, non ti eri mai staccato, nonostante vivessi alle Cure da tanti anni. Ti piaceva avere notizie di tutti i vecchi amici, dei personaggi borghigiani… Interesse mai dettato da semplice curiosità o chiacchiericcio, ma da profondo, viscerale attaccamento al luogo natio.
Sto pensando a quando risale il mio rapporto di amicizia con te. Ero giovane studentessa al Liceo Galileo: mi bastava attraversare la strada ad ogni bisogno librario, e pronunciare la frase:” C’è Orazio?” Orazio c’era. Era fra gli scaffali della libreria, che conosceva a menadito. Sfilava i libri dai palchetti con mani esperte e delicate, come si toglie un figlio dal suo letto, dove lo si è messo a dormire. A passo svelto, tornavi dal cliente, sempre con un commento, un giudizio sull’acquisto fatto, un consiglio sull’edizione migliore. Sempre informato sull’editoria , recente o passata, eri in grado di trovare l’introvabile!
Caro amico mio, nostro! Quante conversazioni con Roberto. Diceva: “Vado da Orazio”, non :”Vado alla Marzocco”, o :”Vado in libreria”, perché la Marzocco era la casa di Orazio. Le rare volte che lui mancava, la Libreria era vuota. Tornavamo via senza fermarci: ”Orazio non c’era!”
Ricordo un episodio che dimostra la tua indipendenza di giudizio: quando restaurarono l’interno della cupola del Duomo, e si poteva salire sulle impalcature per veder da vicino gli affreschi dello Zuccari, tutti facevano i salti mortali per cercare di valorizzare quelle opere. Ti incontrai mentre tornavi da quella visita, ero con mio figlio Bernardo. “ Allora, Orazio, ti son piaciuti gli affreschi?”
“Brutti gl’erano, e brutti son rimasti!” Fu la tua perentoria risposta!
Molte cose ancora avrei da raccontare di te, del tuo spirito critico, del tuo dare valore estremo alle cose importanti, e poco invece alle minuzie, dei ricordi che ci mandavi dai tuoi viaggi…
Una vita ci ha legato, ed ora ci lega il ricordo.
Lassù, nel mondo etereo, dove s’incontrano quelli che ci hanno lasciato, avrai ritrovato già, certamente, Roberto, Ruggero, e tutti gli amici, per riprendere indisturbati le vostre conversazioni, anche con giudizi puntuti e senza troppi riguardi. Ascolterete bella musica e la commenterete. Una bella scia di libri ti segue, Orazio! Porta agli amici le ultime novità che non hanno potuto leggere, ne saranno felici!
Fa’ buon viaggio, uomo buono e probo, e goditi il premio che spetta a chi, come te, ha attraversato la vita circondato da stima e affetto!
Renata Innocenti Paoli
(foto tratta da La Nazione)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 Gennaio 2022