“Pensavo di essere arrivato al mio limite”: il card. Bassetti racconta l’esperienza della malattia
MUGELLO – Una prova terribile, che ha visto il cardinale Bassetti in condizioni critiche a causa del coronavirus. “Ad un certo punto – racconta il cardinale marradese al quotidiano La Nazione – ho pensato di essere giunto al limite, al mio limite. Ero assistito ottimamente, ma la malattia stava dispiegando tutta la sua potenza negativa. Poi però, con il trascorrere dei giorni, ho avvertito come una spinta interiore, una mano tesa: stavo meglio, riacquistavo spirito e condizione, era la forza del Signore che mi ha letteralmente riacciuffato per i capelli”.
Ed infatti, il cardinale Bassetti, presidente della Cei ed arcivescovo di Perugia, è rientrato nel capoluogo umbro, finalmente guarito. Ma anche durante i giorni del ricovero in terapia intensiva, Bassetti non è mai stato solo. Anche il Santo Padre telefonava direttamente alla Curia per avere notizie sulle condizioni di salute del porporato. “Mi ha fatto tanto bene – continua – mi rendevo conto che molti si stavano preoccupando per me e con piacere ho scoperto di avvertire il pensiero e le preghiere di tante persone, interpretandole come un sostegno nel momento più duro della necessità. Questa malattia, intesa in senso generale, ha risvolti incredibili che ancora devono essere compresi in tutti i loro effetti. Dovrà trascorrere altro tempo per un quadro scientifico più chiaro, certo è che le conseguenze sono tremende, devastanti e in alcuni casi si prolungano fin dopo la guarigione”.
Il poporato ha spiegato al giornalista Roberto Conticelli il “senso” di questo virus in una fase storica di grande incertezza sociale e spirituale: “Ci racconta che abbiamo davvero superato quel limite di onnipotenza che credevamo di aver raggiunto. Invece intorno a noi l’ecosistema è fragile e, come si vede, anche noi lo siamo. È un messaggio che abbiamo il dovere di cogliere tutti insieme, senza divisioni o frammentazioni che adesso non hanno motivo di esistere. Questo è un momento proprio difficile, uno di quei passaggi epocali che possono indirizzare al meglio o al peggio il mondo. Non abbiamo più riferimenti certi al passato e alcuni li abbiamo voluti dissipare, intanto nel presente navighiamo a vista, senza un faro. Questa malattia sembra insinuarsi perfino nei nostri dubbi, nell’incerta attualità che abbiamo difficoltà a leggere correttamente. Ecco perché dobbiamo farci sostenere dalla fede, ora più che mai: essa può darci quella visione in avanti che di fronte al dolore e alle sofferenze non riusciamo a scorgere. Gli strumenti ci sono ma noi siamo chiamati a saperli cogliere e ad affidarci ad essi. Questo virus va affrontato anche con la solidarietà, con l’altruismo disinteressato, con il gesto buono dell’uomo a favore di ogni altro essere vivente. Siamo messi tutti alla prova, malati e non. Dobbiamo modificare certi comportamenti, abitudini che ci hanno portato a questo punto. La prospettiva si ritrova nei fatti, nei gesti, nelle scelte. E allora è giunto il momento di fare la cosa giusta”.