“Piccoli gesti anche nel mondo della scuola”. La lettera aperta del professor Toccafondi
BARBERINO DI MUGELLO – Sono un insegnante di Barberino, un paese che già aveva sofferto per il sisma del 9 dicembre 2019, ma questo “sisma” del 2020 è sicuramente molto più pericoloso poiché la precarietà e il disorientamento si vestono adesso di invisibilità.
Oggi sono da più parti invocati “piccoli gesti” quotidiani di attenzione, responsabilità, solidarietà e questo riguarda anche il mondo della scuola. Passare da una didattica in presenza ad una didattica a distanza è decisamente molto complicato per tutti: docenti, studenti, famiglie, in un mondo come quello della scuola che, come molti altri settori, si nutre di relazioni, gesti, sguardi, contatti fisici.
Mi soffermo allora sulla prima parola che viene richiesta “attenzione”.
Attenzione a chi! Per chi!
Vi dico attenzione agli ultimi perché i bravi correvano già in fretta a scuola. La loro valorizzazione è vero, è importante; questi ragazzi diventano spesso il motore di una classe donando spessore al risultato oltre che per se stessi, per la scuola intera. Abbiamo infatti celebrato a Barberino, proprio poco prima della chiusura, la Borsa di Studio, premiando alcune eccellenze; ma gli ultimi, per gli ultimi dobbiamo, oggi più di ieri, come professori, avere occhi attenti, sorrisi generosi, per ogni piccolo progresso e promozione al fare quando qualcosa non funziona. Non so se oggi potrò, potremo arrivare agli ultimi, ma il desiderio resta vivo e dovrà trovare “piccoli gesti” che possano far sentire ciascuno scuola aperta: un messaggio anche whatsapp, una telefonata in diretta, un semplice collegamento con un compagno.
La seconda parola è “responsabilità”.
Parola prima di tutto rivolta a noi docenti, responsabilità come professionalità. E vorrei dire a tutti i colleghi che come me hanno ormai molti anni di servizio alle spalle e quindi con difficoltà reali affrontano le nuove sfide che l’emergenza richiede, con il cambio metodologico di una didattica che deve usare la tecnologia collegata al web e al digitale, che non si smette mai di imparare. Se l’unica strada per perseguire l’obiettivo di una didattica a distanza richiede la parola d’ordine aggiornarsi, con forza dobbiamo renderci pronti, procedendo per piccoli passi verso quella realtà digitale che resta, ora come ora, l’unico modo per rendere a loro volta responsabili i nostri studenti. Solo testimoniando il nostro impegno potremo avere in contraccambio delle restituzioni attive che promuovono la conoscenza e facciano sentire di nuovo la scuola luogo di apprendimento del sapere e della formazione alla vita.
La terza parola è “solidarietà”.
E’ una parola che forse dobbiamo imparare da capo, anche nel mondo della scuola e spesso, purtroppo, si impara solo vivendo le grandi prove della vita, e questa è decisamente una grande prova. Quando ci sentiremo arresi di fronte alle difficoltà o dovremo affrontare situazioni nuove che non abbiamo mai considerato a livello didattico e relazionale dobbiamo ricordarci sempre che non siamo soli. Superare l’individualismo è il primo passo per condividere con gli altri i nostri limiti e trovare nei colleghi, nelle famiglie e addirittura negli studenti nuove risorse che permetteranno di superare ogni inciampo. La solidarietà apre alla condivisione e con essa si riscoprono persone conosciute, ma che si rivelano come nuove; solidarietà dovrebbe essere la parola su cui le nostre scuole si incontrano e, con “piccoli gesti”, completano le professionalità e abbattono le disuguaglianze.
Non credo che tre parole siano sufficienti, ma sono un “piccolo gesto” perché la scuola faccia sentire anche in questo momento la sua voce, comunità educante, lievito nella più grande comunità umana.
( Rubrica Dai Lettori – Marco Toccafondi)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 Marzo 2020