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RIFLESSIONE SUL VANGELO – La vera ricchezza
Questo brano del Vangelo è sempre stato difficile da interpretare. Può Gesù lodare un comportamento disonesto configurato nella truffa amministrativa per farsi delle amicizie attraverso il favoritismo? Perché letteralmente di questo si tratta.
Naturalmente bisogna leggere il Vangelo nel suo contesto e non fermarsi ad una lettura superficiale.
Al di là dell’esempio parabolico, da non prendere alla lettera, penso che possiamo trarre almeno due insegnamenti dal Vangelo: uno per il rapporto con il prossimo e uno per il rapporto con Dio.
La vera ricchezza per Gesù non è nel denaro, tutt’altro!
Quest’ultimo serve per farsi degli amici: “con la disonestà ricchezza, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (v. 9). Gli amici da farsi sono i poveri ed i bisognosi come ci hanno insegnato i santi con la loro vita. E certamente il Vangelo ci consegna l’ennesima lezione sull’attenzione da avere nei confronti dei poveri.
È importante vivere la vita servendo Dio.
La ricchezza non è solo strumento per aiutare il prossimo ma talvolta può diventare un nemico che ci allontana da Dio. Dio e la ricchezza non possono essere serviti contemporaneamente perché non è possibile servire due padroni: uno sarà amato e l’altro odiato (v. 13).
Considerando che odiare talvolta nella Scrittura significa “amare di meno” quanto rischio corriamo! Non dico di odiare Dio, ma certamente, in pratica, di “amarlo meno” delle altre ricchezze, degli altri “averi” (come ci ha ricordato il Vangelo di due Domeniche fa – Lc 14,33) che fanno parte della nostra vita. Non soltanto del denaro! Infatti: l’accaparramento ai beni materiali, il desiderio spasmodico della posizione sociale, la ricerca della considerazione degli altri, una vita con molti diritti e pochi doveri, la scelta di vivere nell’opportunismo senza giustizia, la ricerca del piacere fine a sé stesso, il divertimento senza moderazione e via dicendo possono essere tutti stili di vita che (insieme ad altri atteggiamenti che ognuno può aggiungere per riflessione personale) diventano quel “padrone” al quale corriamo il rischio di obbedire, mettendo Dio in secondo piano. Tutto può essere considerato “disonesta ricchezza” quando prende il posto di Dio.
Anche nella prima lettura di questa Domenica, tratta dal profeta Amos vengono evidenziati e criticati i due atteggiamenti di cui si parla nel Vangelo: l’importanza del commercio (… e quindi della ricchezza) è più importante del culto a Dio e la ricerca della ricchezza diventa occasione per sopprimere il povero, dove anche lo scarto del grano, per volontà divina da lasciare al povero (Lv 19,9-10), diventa oggetto di commercio! (Am 8,4-6)
Quanto è più importante una vita semplice e onesta, al servizio di Dio: “una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio… cosa bella è gradita al cospetto di Dio” come ci ha ricordato l’apostolo S. Paolo nella seconda lettura (1Tm 2,2-3)
Per chiudere questa riflessione su questo brano del Vangelo, certamente non facile, mi affido a chi è più esperto di me. Sono le parole di un commentatore che bene ha sintetizzato l’analisi del brano odierno del Vangelo, traendone forti conseguenze. Bisogna essere scaltri, non nelle cose del mondo, ma nelle cose di Dio: “figli della luce”, ma scaltri nelle cose di Dio come i “figli del mondo” perché un giorno Dio ci affidi la vera ricchezza, la vera vita.
“Se i Figli della luce mettessero nelle cose dello Spirito, cioè nel loro rapporto con Dio, l’intelligenza e la tempestività che gli imbroglioni (i figli del mondo, NdR) mettono nelle loro imprese truffaldine! Non per imbrogliarlo, naturalmente, ma per agire risolutamente e fare le cose più opportune al momento giusto, senza rimandare sempre al domani! Anche qui risuona la nota dell’urgenza: fate quello che va fatto mentre si è ancora in tempo! Prima che sia troppo tardi” (E. Corsani, I Vangeli sinottici, Torino 2008, p. 187)
Don Stefano Ulivi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 settembre 2022
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