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RIFLESSIONI SUL VANGELO DELLA DOMENICA – Liberi di condividere la vita
Luca 18,2-5 “C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”
Il Signore costruisce questa piccola parabola con due protagonisti ben disegnati: una vedova importuna e un giudice disonesto e come sempre ci chiama a specchiarci e riconoscerci in questi personaggi. Ogni volta che disegna una parabola, Gesù non vuole affatto fornirci una storiella da cui trarre una morale e una regola, se il Signore avesse voluto darci delle regole lo avrebbe fatto direttamente, in modo chiaro e netto. Quando ci troviamo a confrontaci con le regole le percepiamo come qualcosa che è altro da noi stessi, qualcosa di esterno con cui malvolentieri facciamo i conti. Ma le parabole sono un’altra cosa: invece di metterci a confronto con una regola, ci mettono a confronto con noi stessi. Nelle parabole siamo messi allo specchio ed è così che il Signore riesce a toccarci dentro, richiamando le nostre migliori energie a desiderare di non essere come i protagonisti negativi da Lui disegnati.
Ed io, leggendo questa piccola parabola, subito mi specchio nel giudice e trovo qualche somiglianza, fortunatamente ridotta…, tuttavia in parte mi riconosco in lui, non tanto per la disonestà quanto nel suo essere centrato su di sé. Sembra che questo personaggio, così distaccato da tutto e da tutti ed interessato solo a stesso, sia una caricatura dell’uomo contemporaneo, arrivando addirittura, in un sussulto di autoreferenzialità, a parlare da solo, dicendo “Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno…”. È l’affermazione di una libertà di azione che non intende conoscere limitazioni, un malintesa accezione di libertà che affonda le sue radici su un senso di autonomia sfacciato ed egoista.
Non scordiamoci che c’è un’altra protagonista nella parabola, la vedova insistente, la cui presenza ci richiama alla mente le persone che abbiamo intorno, soprattutto le più deboli, intorno a noi ci sono persone che bussano alle porte della nostra vita chiedendo di entrare. Alcuni sono insistenti, importuni e a volte maleducati, sono i poveri (tutti i tipi di povertà) e “rompono le scatole”, davanti al loro disturbo dobbiamo semplicemente riconoscere che ne hanno diritto.
Il giudice sembra un fotoritratto dell’uomo occidentale, sprofondato nel suo individualismo, apparentemente non sente di dovere niente a nessuno. Non è uno specchio in cui risulti piacevole guardarsi, perché a nessuno piace scoprirsi brutto, ma il giudice non è solo brutto, è anche perdente. Egli vorrebbe avere una libertà di azione indipendente da tutti con una autonomia che nemmeno Dio possa limitare, tuttavia l’insistenza della vedova lo scuote dal suo sonno autoreferenziale, la donna con la sua granitica costanza limita notevolmente la presunta libertà illimitata di cui lui pensa di godere. La sua volontà si scontra con la realtà dell’insistenza della donna e ne esce perdente.
L’uomo occidentale degli ultimi anni ha spesso immaginato di poter scambiare la verità sostituendola con la volontà, immaginando di poter decidere cosa sia vero, cosa sia giusto e cosa sia il bene, ma… come ci insegna il Santo Padre Francesco “la realtà è superiore all’idea”, e infatti la realtà della vedova disintegra l’idea di sé stesso che il giudice si era costruito. Questa pagina di Vangelo ci riporta alla comprensione dell’essere umano come essere in relazione, umano proprio perché chiamato a realizzarsi nella relazione, ed è qui, davanti alle parole di Gesù, che l’individualismo degli ultimi anni si manifesta vuoto, un vuoto di vita.
Ma è davvero questo l’uomo contemporaneo? Veramente siamo così?
Non credo, non più. Vedo nella gente una rinascita di socialità, un desiderio di collaborazione e appartenenza, forse alla fine siam riusciti a imparare qualcosa dalla pandemia e ci stiamo affacciando a una fase nuova della nostra vita, dove al mito della libertà possiamo sostituire l’apertura alla relazione.
Per noi umani, che siamo sempre a caccia di sorsi di libertà, la vera libertà non consiste nell’essere liberi di fare qualunque cosa, ma nel realizzarci nelle relazioni, noi che siamo fatti per amare, siamo liberi solo quando riusciamo ad uscire dal nostro guscio e condividiamo la nostra vita con gli altri, è questa per noi la libertà.
E allora siamo liberi, liberi di condividere la vita!
Don Antonio Cigna
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 ottobre 2022
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