Risolto dopo 35 anni un contenzioso fra un condominio borghigiano e il comune
BORGO SAN LORENZO – Trentacinque anni di contenzioso, tra il comune di Borgo San Lorenzo e un condominio borghigiano, in viale della Resistenza. Quattro sindaci diversi, con l’ultimo che finalmente ha chiuso la partita, con quella ragionevolezza che in passato evidentemente era mancata.
C’è soddisfazione, ma anche disappunto, tra i condòmini di viale della Resistenza. Perché la passata rigidità comunale -con i sindaci Luciano Baggiani, Antonio Margheri e Giovanni Bettarini- è costata anni di contrasti, ricorsi e spese giudiziarie.
Tutto era nato da un piccolo pasticcio urbanistico, un’area privata, quella del condominio, che si intersecava, per un paio di metri, con una piccola porzione pubblica. In pratica si creava una servitù, imposta dal comune, sul cortile del condominio, da dove passavano gli utenti della vicina scuola materna, gli scuolabus ed anche le auto. Così i condòmini, nonostante il cortile fosse loro, nonostante su di esso, cioè, insistesse un diritto di superficie, non potevano farci giocare i bambini. Avrebbe potuto essere rischioso. E ci sono stati anche incidenti con le auto che uscivano dai loro garage, e che si sono scontrate con autovetture “esterne”, che transitavano nel cortile condominiale.
Gli abitanti di viale della Resistenza chiesero al comune di trovare una soluzione. Ma il comune, spiega uno dei condòmini, “fece orecchie da mercante”. Noi avanzammo anche delle ipotesi di soluzione. Vivendo qui conoscevamo bene i termini del problema e si disse che, giacché la scuola materna era carente di un’area da destinare a parcheggio e di uno spazio di manovra dei mezzi pubblici, ci dichiarammo disponibili a cedere una buona parte dell’area sul lato est dell’edificio, che fa parte della nostra pertinenza, in cambio della striscia pubblica di due metri che è parte integrante del cortile. Una seconda ipotesi fu quella di rendersi disponibili, come condominio, ad aiutare il comune a realizzare una corsia che partisse dall’area pubblica prospiciente la scuola materna e che si riversasse verso via XXV Aprile. Comunque la soluzione più calzante era senz’altro quella della permuta, perché veniva ad armonizzare il nostro interesse di avere un cortile libero da estranei e da pericoli con la necessità del comune di un’area da destinare a parcheggio. C’era una logica armonizzazione dei due interessi: quello pubblico e quello privato”.
Ma la proposta non fu presa in considerazione e fu interpellato così il difensore civico che “se da una parte convenne che la pretesa dell’imposizione della servitù da parte del comune fosse un atto arbitrario -continuano i condòmini- dall’altra ci fece tuttavia presente che lui svolgeva soltanto funzione di consulenza e che non possedeva autorità alcuna sull’amministrazione pubblica. Ci rivolgemmo allora al Giudice di Pace, che ci dette ragione. Ma il comune fece ricorso, cambiando i termini della questione e traducendo la richiesta di risoluzione del problema in una regolamentazione dei confini. Il passo successivo fu quello di rivolgerci alla sezione distaccata del Tribunale di Firenze a Pontassieve, ma fu una inutile perdita di tempo e denaro, sia da parte nostra che da parte del comune. Bisogna entrare in questi meccanismi burocratici per rendersi effettivamente conto dell’inutilità di una marea di istituti”.
A chiudere finalmente la partita è stato l’attuale sindaco: “Con Omoboni si è trovata la soluzione -che poi non è altro che quella da noi ipotizzata trentacinque anni fa, la permuta, che adesso è stata recepita sul piano amministrativo”.
Grande la soddisfazione da parte dei condòmini: “E’ vero che da parte nostra c’è stata una grande perseveranza nel rivendicare questo riconoscimento -proseguono- ma è altrettanto vero che da parte del comune, nella persona del sindaco Omoboni c’è stata una grande sensibilità. Venire incontro al nostro interesse, non solo non confligge con l’interesse pubblico, ma addirittura collima e si armonizza con esso, avendo il comune bisogno di un’area davanti ad una scuola materna, che di fatto ne è priva. Ciò che irrita è che tuttavia che la questione non solo è costata tanti anni di insistenza e tanti soldi -perché credo che alla fine, fra noi come condominio ed il comune, fra avvocati e diritti processuali, sia venuta a costare più di 15000 euro- ma ha comportato anche un inasprimento dei rapporti con alcuni amministratori: forse sarebbe bastato che prevalesse un po’ di buonsenso e di disponibilità.”
Michela Aramini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 gennaio 2017